Tuesday, July 27, 2004

Attenti al lupo.

Camminavo lilla lalla con la moto quando due in divisa mi fanno accostare. Documenti, prego. Non li avevo, come al solito. Non li porto mai con me, tanto che se mi succede qualcosa mi devono riconoscere dagli innumerevoli tatuaggi. Il libretto, prego, insistono loro. Non ho neanche quello. Mi danno una rapida occhiata. E chiamano la centrale o non so chi, forse la moglie o l'amante di uno dei due. Conosce il Lupo, dice uno di loro. Mo' chi è 'sto lupo, penso tra me e me. Lei dov'era tra le quattro e le cinque del 24 luglio? E tra le due e le tre del 21 luglio? Rispondo che non mi ricordo e che non so chi sia 'sto lupo. Intanto uno dei due ferma anche una vecchina ultraottantenne con l'apparecchio acustico nell'orecchio destro e scarpe ortopediche. Anche per la vecchina solita trafila. Documenti prego. Conosce il Lupo? Dov'era tra le quattro e le cinque del 24 luglio? E tra le due e le tre del 21 luglio? Vedo che la vecchia se la cava meglio di me. Il Lupo, dicono loro a bassa voce, non è lei. Rimangono i sospetti su di me che sono in moto e senza documenti. Dico loro che sono una ragazza. Loro non ci credono. Il Lupo ne sa una più del diavolo in quanto a travestimenti, rispondono loro. La vecchina riparte a gran velocità. Saranno le scarpe ortopediche? Io rimango lì ammirata. Arriva una chiamata. Hanno avvistato il Lupo nella campagna romana. Mi lasciano andare. Sì, effettivamente lei è una ragazza, dicono loro. Mi danno i soliti ammonimenti di rito. Riparto in prima che la moto salticchia pure. Non ci ho preso la mano, ancora. Sento ululare. Sarà la vecchina?




Friday, July 23, 2004

Riveduto e corretto. Visto si stampi.

Sabato sono andata a fare shopping chè non avevo più niente da mettermi. Mi son buttata giù dal letto prestissimo e ho dato appuntamento a Carlotta all'edicola all'angolo dove subito subito ho acquistato un bel paio di infradito firmate parah regalo di Max. Ho mollato le mie scarpe vecchie e spuzzolose vicino al cassonetto del vetro che s'è pure avvicinato un barbone e m'ha guardato male. Con Gioia regalavano il pareo azzurro e con Gente la magliettina a costine che volevo già da tanto. Ho comprato pure Novella 2000 perché regalava il materassino a pois e ci posso fare il bagno al largo come chi ha la barca e con Donna Moderna ho finalmente trovato quel bel borsone finto militare che mi servirà per andare ad Ornano Grande a ferragosto alla sagra dei fagioli e le costarelle. Il costume? Era in omaggio sia con Oggi che con Eva Tremila. Ho scelto quello di Oggi chè è meno scosciato e mi ci sento più a mio agio. Con Sorrisi e Canzoni ho comprato i racchettoni per giocare sulla spiaggia ma la pallina la davano in regalo con CentoCose e così ho comprato pure quello. Famiglia Cristiana mi ha dato in omaggio un bel paio di occhiali da sole di quelli con lenti sessuo-fobiche che quando li metti vedi pure la Madonnina piangere. Per finire ho comprato Cosmopolitan per quel bel paio di braccioli colorati che li posso regalare a Patrick visto che arriva pure il suo compleanno. Solo una cosa mi lascia perplessa: ma col pignone zincato che regalava InSella che ci faccio?

Wednesday, July 21, 2004

Sarà stato il Cogn-ato?

Quando la sera in tivvù non fanno niente, dopo le nove ci incontriamo tutti alla cabina per passare qualche ora al fresco. C'è Patrizia con il figlio al guinzaglio e il cane nel passeggino, c'è Mauretto il venditore ambulante, c'è Mauro il ladrone, Antonio che la madre fa le pulizie e Claudio che lavora nei bagni del metrò, Vittorio che fa il barista e Katia che lavora da ikea. Ogni tanto passa in macchina a cento all'ora Er marana che alza un venticello niente male e noi per un po' "rifiatiamo". La moda di questi giorni alla cabina è quella delle scommesse. Scommettiamo su tutto ma non sul calcio che è già una scommessa vincere. Riguardo la Franzoni come quotazioni diamo la Franzoni come assassina uno a dieci. Cinque a cinque che è stato il marito. Sette a dieci che è stata l'amica psicologa. Sei a uno che è stato il il figlioletto piccolo. Dieci a uno che si è trattato di suicidio. Ora alla cabina aspettiamo che Taormina ci "illumini" con nuove rivelazioni. Patrizia, che per un periodo ha "frequentato" un avvocato di settantotto anni con il mal di cuore, ha detto che non è da escludere che potrebbero esseri stati anche Erika o Omar durante l'ora d'aria. Io ho puntato dieci euro sul maggiordomo. Lo sanno anche i sassi che i maggiordomi di solito se ne vanno in giro per Cogne con i zoccoli e il pigiama della Franzoni!



Monday, July 19, 2004

L'omino delle serrande s'è fatto l'aiutante.

Il più delle volte mi sento inadeguata. Sento che non appartengo a nessun posto. Se mi guardo da fuori mi vedo strana. Persino stupida con le mie battute. Financo immatura. Non ho una buona visione di me anche se inforco gli occhiali da vista. Eppure non sembra: mi mostro spavalda per non sembrare impaurita. A volte combattiva per non mostrare il fianco. Spesso simpatica per non lasciarmi intravedere dentro. Contenta anche se dentro piango. Forte anche se ho paura. Positiva anche se vedo il nero tetro senza neanche una sfumatura. E' una lotta continua tra l' essere e l' apparire. E per non pesare in giro cerco sempre di apparire e poco di essere. E' difficile farsi accettare. Ancor di più accettarsi per chi ha amor proprio. Facendo un sunto, non ho un buon rapporto con me stessa. Anzi, direi che mi parlo e mi rispondo a giorni alterni. In certi giorni, come oggi, mi ignoro. Mi vesto senza chiedermi il parere. Non mi guardo neanche allo specchio. E se butto l' occhio allo specchio che ho qui davanti al pc, non mi saluto neppure. Non è facile sopportarsi: la convivenza dentro se stessi a volte è difficile. Tutti che parlano e nessuno che dice le cose come stanno. A volte vorrei uscirmene dal corpo e chiudere le imposte dell' anima e della mente. Andarmene in giro senza meta. Vagare nell' aria senza una ragione precisa. Fluttuare come un pesce. Ma il pesce fluttua? Mi sento inadeguata e anche ignorante. Lo so, è un post un po' strano. Chi gli va lo legga. Chi non gli va, no. Non fa un piega!



Thursday, July 15, 2004

E' proprio vero: la gente "portano" jella!

"Salve...buonasera chiamo per l'annuncio su portaportese..."
"Quale annuncio, scusi?"
"Quello per il Monster. È venduto?"
"No..."
"Di che anno è? Quanti chilometri ha fatto? Che colore è? Sei unico proprietario? Si può vedere?"(domando a raffica senza prendere neanche fiato visto che chiamo su un cellulare)
"Va bene per te domani mattina? io sto dalle parti di...ok allora alle dieci!".
"Grazie ciao"
"Ciao".

Non dormo la notte. Vado all'appuntamento. Mi vesto anche bene per l'occasione: ho messo su anche la cravatta. Giro la curva e lo vedo. Bello. Nero. Già da lontano sentivo la sua vocina che mi chiamava: "Pupaaaa...sono qui...compramiiii!"
Parlo col tizio. Uno importante, tra l'altro. Il monster era di una ragazza di padova. Lui ci ha viaggiato pochissimo. Dò un'occhiata alla meno peggio chè io di motori non so neanche dove va l'olio per friggere. Però mi dò un tono da futura motociclista. Lo accende e il cuore comincia a palpitarmi, le orecchie si ringalluzziscono tutte come quando sentono il dolce richiamo di Clara, la barista. Non m'importa più di niente, in quel momento. Il prezzo è buono. Non m'importa neanche che non ho soldi e che devo ancora vendere lo scooter. Penso tra me: lo compro. Dico a lui: io lo comprerei. Serve un acconto, gli chiedo. "Ma no, mi dice convinto, a me basta anche una stretta di mano. Come si faceva un tempo. Io ho una sola parola!"
Mi convince. Me ne vado e non faccio altro che pensare a quel rumore nelle mie orecchie.
Mi comincio a muovere: m'informo del passaggio di proprietà, trovo compratori per lo scooter, mi faccio fare preventivi da tutte le compagnie assicurative d'italia e provincia. Sto per vendere lo scooter. E mi chiama lui. Penso che mi debba dare un appuntamento per l'indomani. No, mi vuol solo comunicare che ha venduto la mia moto. Mi dice che ha chiamato per correttezza.

Reazioni.

Reazione da marte in scorpione: la prossima volta con la stretta di mano, impiccatici!
Reazione da lacrima di coccodrillo: mamma aveva ragione. Non dovevo dirlo in giro chè qui la gente "portano" tutti jella!
Reazione da pensiero positivo: meglio così, si vede che non doveva andare.
Reazione da chi ci ripensa come i "cornuti": era meglio che gli davo cento euro.
Reazione da luogo comune: non ci sono più le strette di mano di una volta come non ci sono più le mezze stagioni e i cibi hanno tutto un altro sapore.

A.A.A. Cercasi Ducati Monster 600. Prezzo da concordare. Esclusi perditempo e strette di mano.

Sunday, July 11, 2004

Poi dice che l'acquario é bugiardo.

Ho un'amica. Quando esco con lei e con altre persone, non so mai come devo comportarmi. Mi fa il lavaggio del cervello senza neanche l'ammorbidente e comincia una storia lunga una quaresima: se c'è Matteo, ricordati che io sto con Luca. Se c'è Luca ricordati che io non lavoro dove lavoro ma dove tu sai. Se c'è Linda ricordati che io non sto piú con Matteo e neanche piú con Luca. Se c'è Alfredo ricordati di dirgli che io non parlo piú con Linda. Se c'è Francesco io non ho l'etá che ho ma cinque anni di meno. Insomma cerco sempre di evitare le uscite con lei anche perché in quanto a gaffes non ne risparmio mai una. Pochi giorni fa la mia amica ha fatto una cena per il suo compleanno. Una dramma. Per prepararmi adeguatamente ha cominciato a darmi ripetizioni circa la sua vita giá da natale. Sono andata alla sua festa con gli appunti scritti anche sulle mani e mi ripetevo: dunque Matteo non sta piú con Luca, Linda non lavora dove lavora lei, Alfredo è morto, Francesco s'è fatto frate e la mia amica? Non mi andava di farle fare brutta figura e cosí sono stata zitta tutta la sera ché tra l'altro poi io le feste le odio pure. Mi sono messa in un angoletto e ripassavo a mente, sbirciando ogni tanto gli appunti sulle mani. Non s'è avvicinato nessuno. Hanno creduto che fossi snob o apatica, non so. Solo sul finire della festa, s'è avvicinato Matteo e mi ha chiesto da quanto conoscessi la mia amica. "Quale amica, scusa?", ho risposto senza esitazioni.

Friday, July 09, 2004

C'è un dottore in sala?

Quando ho aperto l'attività, cinque anni fa circa, passavo le giornate guardando il telefono. Sembravo uno di quegli attorucoli americani che han fatto l'audizione e passano il tempo chiusi in casa aspettando una chiamata. Il primo squillo, ancora lo ricordo, mi ha provocato un sussulto con battiti bel oltre i cento e sudori freddi. Non mi andava di rispondere subito, cosi' ho lasciato squillare. Una, due, tre volte: "Multimedia pubblicità, buongiorno..." ho detto con fare molto professionale.
"Che c'è l'Avvocato Patalaro?". Ho risposto che aveva cambiato numero. Per alcuni mesi le uniche telefonate che ricevevo erano per l'Avvocato Patalaro. Ero frustrata e anche giù di morale. Avevo paura di rispondere. Finchè un giorno necessità fa virtù, chiama una signora per l'avvocato. Stava divorziando, poveretta. E mi ha chiesto un consiglio. Da quel giorno lì ho cominciato ad esercitare a tutti gli effetti. Ho comprato un taglièr grigio fumo di londra e una ventiquattrore di mucca pazza. Ho dibattuto tante cause tra le quali una per l'uccisione di un mulo da soma stressato per il lavoro. Ho difeso anche un albanese sorpreso a rubare fiori sulla tomba della moglie. Credo li portasse all'amante turco. Le parcelle m'hanno fatto campare per un bel po', finchè non son scemate le telefonate. L'avvocato ha avvertito i suoi clienti. Io ho perso tutta la clientela e ho cominciato a fare il mio lavoro, purtroppo. Ricordo quei momenti con nostalgia. L'altro giorno ho risposto al telefono e cercavano un dottore. Ho già comprato lo stetoscopio e l'apparecchio per misurare la pressione. Hai visto mai!

Thursday, July 08, 2004

Non parlate al conducente.

Sono le dieci e mezza e il semaforo è rosso. Sto di fronte all'entrata di cinecittà da dove escono i divi del cinema e i nuovi divi televisivi. S'accosta uno scooter come il mio. Solo che è il modello vecchio. E' buio. Al semaforo ci sono io. Lei sullo scooter. E una twingo gialla ocra con due pakistani col turbante. Dò un'occhiata furtiva alla ragazza. Penso. Poi mi dico "no, non credo voglia tirare!". Sta per scattare il verde. Faccio la vaga e attendo una reazione. Aspetto ancora il verde, ma lei scatta prima. Ah, le donne, non sono mai sportive! Dò gas. Molto gas. La supero. Inizia un tratto che porta al raccordo dove puoi raggiungere belle velocità con cavalcavia, discesa e diramazione a destra per ikea e a sinistra verso il raccordo. Sto davanti alla scooterista con un ghigno da centaura. Sento una voce. Mi distraggo. E' la luna in vergine. E' paurosa di suo, ma come scusa mette il costo della benzina e il consumo delle pasticche dei freni appena rifatti, l'usura del motore, l'olio che con quel che costano oggi i frantoi e mi parla anche di certe azioni della Roma in discesa. "Non le dar retta -tuona il mio ascendente pesci- quella è una vigliacca!" Spingo ancora e vedo i fari che s'avvicinano. La luna in vergine si stizzisce. E si mette col muso. Interviene la venere in ariete. Mi dice di non cedere. Che è meglio che ti corrano dietro piuttosto che sei tu a rincorrere. Saturno le dà ragione. Urano sta su un altro pianeta. Ha il cellulare irrangiungibile. La luna in vergine mi parla di certi suoi problemi psicologici: ha cominciato tutta una storia sull'infanzia negata e non so che altra tiritera. Giove che è un pacioccone la prende sotto braccio e sento che le dice qualcosa. E io intanto spingo ma li sento tutti blaterare. Ognuno sta dicendo la sua. Sul cavalcavia la scooterista intanto mi sorpassa e io non so se accelerare ancora o rispondere a tutte quelle chiacchiere da bar. La luna in vergine tira un sospiro di sollievo. Avverte che sto decelerando. Giove intanto ridanciano e giocherellone è tutto preso dal suo hula hop. Saturno mi ringrazia dicendomi che ormai è troppo vecchio per lo stress. E l'ascendente pesci suscettibile e permaloso si ritira in un indecoroso mutismo. Mi fermo prima della rampa verso il raccordo. Mi devono una spiegazione. Tutti s'accordano per eleggere la luna in vergine a loro portavoce. Cominciamo a discutere animatamente. La venere in ariete mi dice che non ho fegato. E che comunque "quella" (la scooterista) aveva il motore truccato. Si sa, l'ariete non demorde mai e non ci sta a perdere. Marte in scorpione mi dice che se l'è legata al dito e che se la rivede le buca le gomme dello scooter. La luna in vergine mi fa capire con molta diplomazia che non ho più l'età e che a quella velocità può esplodere una ruota o si possono rompere i freni o che può esserci una buca che non vedo. Insomma tutte cose razionali alle quali non ho saputo che rispondere. C'era una pizzeria. Li ho portati tutti a cena fuori. E' finita a tarallucci e vino. Ha pagato la luna in vergine. In qualche modo si doveva far perdonare!

Saturday, July 03, 2004

RobbiNud si rivendeva tutto alla cabina qua all'angolo.

Tre cose facevo bene quando lavoravo come art junior: far rider l'art director, comprargli il pranzo e badare alla cancelleria. Ero uscita da scuola pensando alle grandi campagne pubblicitarie, agli slogan che avevano fatto storia, alle immagini che piú mi avevano colpito. Passavo le giornate costringendo mio padre, mia madre e anche una nostra parente ricca a vedere la Notte dei Pubblivori con tutte le pubblicitá del mondo. Erano i tempi in cui ancora pensavo di cambiare il mondo. Non quello politico ché è pura utopia. Peró quello pubblicitario.
Il mio art director era dell'acquario. Come me. Era una battuta dietro l'altra. Lui rideva ed era contento. Io prendevo lo stipendio. Mi divertivo. Mi voleva sempre accanto. Io seduta al suo fianco mentre lui, sghignazzante dietro il suo schermo quindici pollici di uno dei primi macintosh, impaginava idee dentro immagini e parole dentro slogan. Non mi potevo spostar mica da quella sedia lí. Né potevo dirgli: io 'sta cosa la vedrei bene qui. Per lui bastava che sfornassi battute. Ho fatto strada in quell'agenzia. Son passata di grado il giorno che per puro caso gli ho fatto scoprire l'alimentari. Fin ad allora il mio art director aveva buttato soldi e fegato negli intrugli avariati del bar vicino al portone. Con me che gli portavo il panino ha potuto constatare che risparmiava di grosso. Il fegato non so. Non ha mai saputo che con i suoi soldi prendevo il solito panino con la mortadella per lui accompagnato da acqua liscia e una bella rosetta con il sandaniele per me con cocacola e kinderino incluso. Una volta ho scialato e ci ho fatto uscire il panino anche per Anna la centralista e per Maria la segretaria di un avvocato del secondo piano. Ero frustrata e in qualche modo lui doveva pur pagarla. Contenti di me, lui e il direttore suo coetaneo decisero di promuovermi affidandomi tutto il reparto cancelleria. Una svolta. Sapete cosa vuol dire per me avere sotto il naso colle da sballo, pennarelli a punta grossa, taglierini olfa, attasch, matite dalla zero due alle zero dodici, scatole di carandache, scatole di tutte le gradazioni di stabilo boss, post it gialli, rosa, verdini a quadri, a righine e anche a pois? Un godimento pari all'entrata in pasticceria. Ho cominciato a vendere tutto al mercato nero. Alzavo belle cifre. Meglio dello stipendio tanto che mi comprai il game boy e anche un bel pigiama da ospedale per mia madre. Ero brava. Va riconosciuto. Non ho mai fatto una campagna pubblicitaria né ho mai creato lo slogan che m'avrebbe fatto diventare ricca. Certo è che lí dentro ero la piú creativa, fatevelo dire. Almeno nell'arrotondare.