Friday, May 27, 2005

L'arte del riciclo.

quando non ho niente da fare mi metto in finestra. guardo fuori e passo il tempo. in finestra puoi conoscere la vita delle persone. chi stende i panni puliti giá alle otto di mattina e chi li ritira poco dopo. chi porta il cane a spasso e chi il pupo in giro. ogni tanto qualcuno mi guarda e mi saluta e io faccio sempre finta di essere indaffarata. sgrullo la tovaglia della sera o cerco con lo sguardo qualcuno che mi ha citofonato. i ragazzi alla panchina parlano della roma e della lazio, ruttano quasi come me e fumano ogni genere di cose comprese le radici dell'albero dove fa i bisogni il cane del marana. le ragazzine cominciano a sculettare presto. sono bambine che ho visto crescere: oggi sono donne in miniatura tutte cellulari e gridolini isterici. i piccoletti ti chiedono sempre che ore sono. maria si ferma e parla del marito che non c'è piú e per fortuna, dice lei: la picchiava col giornale come faceva con rocki, il loro cane. maria pesa quasi cento chili. va in giro con lo stesso vestito a fiori d'estate e d'inverno. credo sia povera. o forse solo pigra. poi c'è anna che lavora alla mensa e ha un figlio che starei ore a guardarlo. lui è fidanzato a casa, è un bravo ragazzo e pure fedele. cosí mi rifaccio con un tipaccio che sembra bukowski. è un po' sdendato e quando chiama il figlio lo senti a tre portoni di distanza. non so cosa faccia nella vita. forse lavora di notte o forse lo mantiene la moglie che fa le pulizie da ikea. lo guardo e lo trovo un tipo tosto, un duro che, ogni volta che mi saluta, io arrossisco. è un onore essere salutati da lui. e anche dal mandingo, il ras del quartiere. passa un sacco di vita qua sotto: donne incinte che sperano nel contributo dello stato. uomini allegri senza speranza. drogati o solo emarginati. ladri e guardie. vittorio poi è tutto un programma. mi chiama da sotto e mi parla di ciclismo e di coppi e bartali e tra un ricordo e l'altro mi chiede sempre una sigaretta. faccio carte false per rimediargliela. io che neanche fumo. poi c'è franca la vicina che sta sempre all'erta e sa tutto di tutti. lei peró non s'impiccia. qui c'è ancora questa regola. maura strilla e sbraita. ha gli occhi storti e sembra la figlia del conte mascetti. mi dá pena guardarla. mi chiede della garbatella lei che non è stata neanche a ostia. crede che la vita sia fuori da questo posto. chi glielo spiega che la vita è dentro di noi? il pezzo forte è patrizia. saluta tutti ma disprezza tutti. credo sia una balorda. se a natale le mandano la tredicesima si comprerá la lavatrice. chiede sempre qualcosa a qualcuno compresa me. una volta lo yogurt per il pupo, una volta l'aglio, una volta i punti della spesa, una volta dieci euro. lo fa con nochalance. e tu rimani lí come un ebete e mentre pensi non sai cosa risponderle. di solito faccio finta che squilla il telefono e poi a fine giornata faccio i conti di quanto ho perso stando affacciata. o quanto ho guadagnato. dipende dai punti di vista.

Monday, May 16, 2005

Giro di boa.

ricomincio da me. ricomincio con tre magliette prestate che con i maglioni cominciavo veramente a soffrire di rosolia. ricomincio con due paia di calzini nuovi di zecca che con quelli di cachemire i piedi cominciavano a bollire. ricomincio con un paio di pantaloni estivi anche se pensando a quelli vecchi strausati mi piange il cuore e ripenso a vecchi post e posti che hanno visto e a quanto m'han fatto compagnia. riparto senza musica, senza ninnoli, senza neanche una foto del passato che tanto hai tutto tu e chissà che ci farai, spero ti ci impicchi. riparto senza un armadio che possa contenere la mia vita. oggi la mia vita è tutta fuori, fuori di casa, fuori dalle finestre, fuori dalla porta, fuori dal cuore, fuori dall'anima, fuori tutti e dentro gente nuova. ricomincio a camminare da sola che bene o male non ci ho mai provato anche se di strada ne ho fatta tanta anche con quelle vecchie timberland che non ho più. ricomincio svegliandomi dentro un letto immenso. devo badare a me stessa. innaffiare la vita che ho dentro che proprio non ne vuol sapere nè di crescere nè di diventare rigogliosa come la più bella delle magnolie che mi piaccion tanto. riparto da me. e solo da me. senza ricordi. senza stracci e senza la bicicletta per andare a farmi un giro e pedalare, senza quel pass del primo maggio che tenevo come le reliquie a cui vuoi bene, senza il mio costume che ci ho fatto tante estati bollenti e senza i miei giochi che ci ho fatto tanti inverni freddi, senza un passato che fa impazzire ed è destabilizzante sapere che non hai più niente in mano che non prendere per mano te stesso. riparto e cerco di non sentirmi sola ma senza uno straccio di pezzo a cui ancorarmi più che sola mi sento senza vita. alle volte penso a quelli le cui case vengon spazzate via dagli uragani violenti, dalle dighe che hanno strabordato, dai tifoni coi nomi più strani, dai terremoti che fan ballare persino i topi anche se ci sono i gatti. e han perso tutto, proprio come me. ed è vero che il mondo te lo porti dentro, ma è anche vero che c'è un mondo tattile e uditivo e olfattivo che non è da sottovalutare e che produce i ricordi e che ti fa riappacificare anche solo per un secondo con te stesso e che comunque ti dà la sicurezza di aver vissuto e non di essere il fantasma della tua esistenza. ma l'imperativo è comunque andare avanti chè c'è la vita che chiama e c'è il lavoro che chiama e ci son le responsabilità che chiamano e c'è sempre qualche qualcuno che chiama. e allora, non era meglio nascer sordi che beethoven ci ha tirato su pure qualche lira?