Wednesday, April 28, 2004

Pensieri da qui a lì.

detesto le persone che si piangono addosso. per questo piango sempre in silenzio per non rientrare nella categoria di quelli che si piangono addosso. detesto i cafoni. anche quello di questa mattina, col suo avana intero, al quale però ho scucito or ora duecentocinquanta euro. i jeans con queste nike ci stanno proprio bene. non credevo. son fatta per i jeans, non ho altre divise. la treccina bionda m'ha stufato. ma non posso più tornare indietro. chissà cosa venderà quel negozio che ho visto poco fa di sfuggita. quello con l'insegna e le scritte colorate. quel signore col beverly ha lo sguardo assente. forse la moglie lo tradisce. chissà se frenerà al prossimo incrocio. clara ha compiuto gli anni. forte clara, continua a sponsorizzare il mio blog. lo chiama diario. e forse è così. se penso che quello che scrivo è quello che ogni adolescente ha scritto a suo tempo nel suo diarietto con lucchettino incorporato, mi viene il voltastomaco. penso di chiudere. tutto. ma poi mi dico che mi piace anche il potere. e non saprei rinunciare a non a prendere più le mie decisioni, a trattare male le persone se lo meritano. a fare sconti. o a scucire soldi. forse son fatta per questo. e non per altro. ho l'animo 'bbreo, dicono. io ho l'animo. di qualunque fattezza sia fatto. se chiudo devo comunque rimettermi in paro per un sacco di debiti con lo Stato. maledetto stato. e anche storace. la politica m'annoia. anche i tiggì. non tollero il papa che non vuol morire. però iddio sacrifica al posto suo qualche bambino vittima di un pedofilo o qualche adolescente vittima di questo tempo infame o qualche signore di grande ingegno vittima e basta. bella giustizia. il palazzo di giustizia a piazza cavour è di nuovo sporco. e ci han messo tanto per ripulirlo. è il nostro destino. più puliamo e più esce lo sporco, nonostante i pretratrattati. più vai a fondo delle situazioni e più trovi cose che non sapevi e che ti formano in testa mostri giganti e terribili insicurezze. dice son masochista. credo solo di essere realista. coi piedi per terra, però nelle mie nike da duecentocinqua euro. giusto quelli che ho scucito al cafone con l'avana, stamattina. il comunismo è morto, se mai è esistito. la chiesa arranca. vorrei essere buddista. ma ho un carattere troppo irruento. vorrei la pazienza di attendere ad un incrocio senza per questo far scendere il padreterno e tutti i santi. ma quanti santi starà beatificando quello lì? ma non saran un po' troppi? bisognerà allungare l'anno per farli entrare tutti nel calendario così anche la gente avrà più varietà nel bestemmiare. passerà alla storia per il papa più tenace e con più beati. ma poi alla fine che mi frega. in questo momento m'importa solo di me. ma non è vero neanche questo. allora cos'è. lo sto scoprendo. eddy è un gran simpatico. mia madre ha gli occhiali nuovi. e le stanno proprio bene. internet è tutta una fregatura, ma si sapeva di già. mauci non scrive più. sonia ha ricominciato. un t-max parcheggia qui davanti. m'andrebbe una rosetta calda con la mortadella. tagliata fina, però. la vita. cos'è la vita. ho da fare, ora, per pensarci.

Saturday, April 24, 2004

L'amore è un cane che viene dall'Inferno. C.B.

hai voluto la verità, fratello
e ora non sai che fare.
la tieni per un po’ in mano e poi la passi nell’altra.
la metti in frigo vicino allo yogurt scaduto
e alla margherina ingiallita da mesi.
in alto sull’armadio nero
vicino alle scatole con i cappelli americani.
la scaraventi contro il muro
sperando si rompa,
sperando s’infranga.
la accantoni dentro di te
tra i muscoli dell’addome e il bacino.
hai voluto quella verità, fratello
e ora vuoi altro.
vuoi buttarla via come uno yogurt scaduto
o la margherina ingiallita.
vuoi che sia fuori di te e non parte di te.
vuoi levartela dall’anima
e salvarti l’anima.
hai voluto la tua verità, fratello.
quanto. quanto ti è costata?

Tuesday, April 20, 2004

La notte è più bella si vive meglio per chi fino alle cinque non conosce sbadiglio...

quando mi sveglio alle cinque e non riesco più dormire, la prima cosa che mi prende è l'ansia. l'ansia del non riaddormentarmi. i pensieri che cominciano a vagare per la stanza prima di me: s'alzano dal letto e s'impantofolano ben bene girando per la casa già vivi e operativi. mi distraggo. guardo le due stelle luminose nel soffitto che han perso, già da ore, la loro luce. comincio a pensare, oddio sono le sei e, se mi addormento ora, dormo solo due ore; oddio solo le sei e mezza, vabbè un'ora e mezza è meglio di niente; oddio sono le sette e forse crollo. in lontanzanza passa il camion dell'immondizia. mi fischiano le orecchie. penso, chissà. dormono tutti. sarà il Capitano, l'unica persona ancora in giro a quest'ora. mi rigiro nel letto cercando la posizione giusta. e i pensieri se ne stanno lì sopra di me a girovagare per la casa insieme a qualche buon'anima. mi tolgo i calzini chè così distraggo il mio ego in ansia. è da un po' di tempo che, nei momenti di insonnia, mi vengon delle bellissime idee. post bellissimi che disegno dentro come in più abile dei pittori, idee che al mattino sono andate via in un pluff. intanto il camion s'è allontanato. fuori albeggia. e son sveglia, ancora là, senza calzini, ad aggiungere idee e a partorire pensieri che allegramente m'abbandonano poche ore dopo. l'orologio fa tic. poi tac. ancora tic. alle sei una sveglia in lontananza. è la sveglia del Casio che non son mai riuscita a togliere dai tempi del deserto. mi ricorda douz. quella mattina che alle cinque ero già in piedi in quell'albergo bellissimo col portone arabeggiante e il deserto davanti. che silenzio, nel deserto. niente a che fare col camion che sta andando via ora. i primi rumori. patrick che piange, che noia i bambini. l'antifurto che sblocca una macchina. il vento che sbatte sulle persiane. i miei pensieri che vagano ancora. qualche buon'anima passa e mi tocca il capo e io mi rilasso. click.

Monday, April 19, 2004

Aperte le selezioni per nuovi Reality Show.

caro vip, “chettecredi” che il realiti-sciò è quella cosa che te ne stai all’ingrasso dentro una casa a mangiare e a bere a spese nostre o quella cosa che te ne stai su un’isoletta dove i pesci te li buttano con l’elicottero o dentro una beauty farm a far finta di battagliare a suon di ugole o meglio ancora isolato in una fattoria senza neppure le buste con la zuppa del casale? caro vip, quella è la televisione! la vita reale è un’altra cosa: giustappunto si stanno chiudendo proprio in questi giorni le selezioni per dei nuovi programmi di vero reality.

La barca”. Si eseguono presso la Capitaneria di porto di Nettuno le prove per il nuovo reality-sciò: La barca. I provinandi dovranno non soffrire il mal di mare, aver fatto con l’aliscafo almeno una tratta “Pozzuoli-Capri-Ischia Forio”, saper eseguire a perfezione uno stile (preferibilmente il dorso). I dodici vip dovranno convivere su un dodici metri per due mesi e quaranta giorni e portare la barca senza motore e né le vele dal porto di Fiumicino a quello di Piombino. L’eliminato della settimana verrà lasciato su una zattera alla deriva. Vincerà chi riuscirà a pescare il maggior numero di pesci a mani nude e ad avvistare la famosa balena nana.

Il grande FatebeneFratello”. Il primo reality-sciò tutto ambientato in un nosocomio. I vip dovranno assistere almeno ad un trapianto rene/polmone/cuore/milza/ginocchio della lavandaia. Dovranno eseguire alcune prove settimanali che spazieranno dalla sostituzione delle lenzuola al cambio giornaliero della padella e/o pappagallo. L’eliminato della settimana dovrà fare da cavia per degli esperimenti sul “cambio di sesso”. Il vincitore porterà a casa il malato del giorno e un kit di pronto soccorso per auto. Requisiti richiesti: aver messo almeno una volta un cerotto e fatto un clistere.

Il bordello”. Si effettuano le selezioni per dieci vip che dovranno “battersi”. Ancora oscura la locazione. Probabilmente zona Cristoforo Colombo, fronte velodromo. Ogni vip avrà il suo lampione e un fuoco per scaldarsi nelle giornate di freddo rigido. Sarà affiancato da un esperto nel settore. Requisiti richiesti: bella presenza, età compresa tra i trenta e i cinquanta, abilità nei lavori manuali. I partecipanti saranno divisi in due squadre che dovranno “competere” tra di loro e innalzare il montepremi attraverso delle prove speciali. Vincerà chi guadagnerà più soldi che verranno devoluti in beneficenza per la riapertura delle case chiuse.

La blatta”. La ditta Giles Zukket sta eseguendo le selezioni per quindici vip che dovranno, nell’arco di due mesi, disinfestare, derattizzare, disinfettare alcuni luoghi decisi dalla Produzione (la scelta si sta circoscrivendo ai ristoranti più In). Il gioco sarà composto da due squadre. Requisiti richiesti: abilità, velocità, sangue freddo, stomaci forti. Preferibili sportivi o attori paludati. Vincerà chi porterà a casa il maggior numero di blatte. Il montepremi verrà saldato dalla Ditta Zukket a 30, 60 e 90 giorni (data fatturazione).

La vita vera è un’altra cosa, caro vip. “Chettecredevi!”

Sunday, April 18, 2004

A Pupa.

Lo sapevate voi che, di notte, il mare sospira?

Sciaquio monotono all'apparenza tranquillo,

in ogni bolla della spuma salata che s'infrange a riva

sono raccolte le storie che ognuno di noi ha vissuto

in ogni ora della giornata appena passata.

Ogni risata, ogni sospiro, ogni lacrima, ogni imprecazione,

ogni pentimento, ogni spavento,ogni finzione, ogni confessione,

ogni malvagità, ogni atto di bontà, ogni vendetta, ogni perdono,

ogni ansia, ogni abbandono, ogni fiducia, ogni tradimento

ogni promessa, ogni mancamento, ogni sussurro, ogni alto grido,

ogni preghiera, ogni pianto antico di giorno s'innalzano nel cielo

e si compattano formando nubi grosse rosa e grigie

gonfie di lacrime gioiose o disperate, quelle che non versiamo

qui su questa terra, ma tratteniamo orgogliosi dentro il cuore.

Spinte da scirocchi e maestrali fin sul mare

le nuvole esplodono la nostra salata pioggia

che si mischia alla salata acqua del mare.

Ma giunta con l'onda alla sua madre terra,

l'acquea anima umana si distacca

e canta la sua storia infinita, da millenni uguale.

Ed è per questo che il mare, di notte, al posto nostro sospira.

Placida

Non l'ho scritta io, ma Renato Zero.

Nonostante mi sono difeso sai qualcuno mi ha ucciso tentativo fallito altre volte e poi... riuscito un’assurda inspiegabile volontà di far fuoco ma chiunque dimostri genialità: è fottuto!
ero lì a sventolare i pensieri miei sereno e disteso ma c’è sempre un frustrato una nullità l’evaso ho sbagliato a fidarmi, che ingenuità troppo buono
avevo una parola per tutti non considerando che i matti, ci sono! livore misto a gelosia mamma mia non sei al sicuro mai... e più ti spendi e più ti dai e più l’invidia tu scatenerai conviene starsene a guardare vegetare e non rischiare più se non ti sveglierai, tu finirai lassù... avevo un mare di cose da fare
tanto talento da offrire mille discorsi lasciati in sospeso finché qualcuno mi ha ucciso convinto che avrà il posto mio una faccia che piace ed una splendida voce qualità rare in un misero mondo dove si vince bleffando, altrimenti, no! non mi chiedere: sesso, statura, età è irrilevante... chi mi ha reso ectoplasma la pagherà comunque se rinasco gabbiano gli cagherò proprio sul muso, all’invidioso sono un angelo e adesso non canto più...
ora grido! ma per fortuna il cielo adesso mi ha concesso un’opportunità il Padreterno si è commosso io riprendo le mie attività la stessa voglia d’incontrare, incoraggiare tutti quelli che... afflitti da quel dubbio di sempre amare o non amare la gente? c’è sempre un mare di cose da fare pertanto un lusso morire appuntamenti d’affari e di cuore che solo tu puoi gestire gli incidenti e le malattie e se ciò non bastasse gli aguzzini e le tasse bersaglio facile stanne sicuro che se stai bene alla fine... la pagherai! La vita in pericolo è io come te cerco un cielo pulito cuore assoluto fantastico amore che se resisti alla fine ci salverà

Friday, April 16, 2004

AAA causa perdita.

Smarrito umorismo. Zona Garbatella, fronte vecchio metrò. Indossava una bandana azzurra. Medaglietta al collo. Tatuaggi regolari. Lauta ricompensa a chi lo ritrova. Max serietà.

Oggi i tossici vendevano il mio stereo alla cabina vicino al bar.

è da oggi che continuo a cantarmi dentro the shadows of your smile; sarà quella saudade che mi risuona dentro come una nenia senza fine, sarà per la pioggia che vien giù e non s’arresta e questa primavera che sembra più come l'inverno. mi sembra in questi giorni d’aver perso. d’aver perso quel mio buonumore che mi faceva svegliare la mattina contenta d’esser nata, felice d’affrontare un altro giorno bello o brutto ma, comunque, felice di esserci. oggi mi sento un tonfo dentro, un buco interiore dove infilare la mano e uscire dall’altra parte. mi guardo dall’alto e mi vedo pesante, pesanti le gambe, pesanti le braccia, pesante la testa e il cuore e il cervello. un grande pachiderma che cammina schiacciato dal peso di se stesso. devi reagire, mi dico. e per uscire da questo torpore penso a chi sta peggio, dicono sia una buona terapia. penso a mio padre che non sta bene. a quattrocchi che passano, per l’ennesima volta, la notizia della sua morte. a quel tabaccaio che uscendo dal suo negozio viene accoltellato per una rapina. a quella vecchina che si trascina per la strada senza sapere neanche il perché. a quel ragazzo che si droga per non affrontare la vita ma neanche se stesso. a quella signora bionda che si sente sola pur stando tra tanta gente. e anche all’altra con la chioma rossa che ride ma ha gli occhi tristi. penso a te che non ci sei più. e al tuo amico che si dà le colpe. penso a quel ragazzo che ieri in ospedale aveva tutte e due le braccia rotte. e alla famiglia di quel signore che se n’è andato senza dire una parola. e anche a quella donna che non rinuncia a niente per non pensare alla vita a cui ha rinunciato. penso a tutte le realtà che vedo ogni giorno, che scorgo da lontano o di cui sento solo parlare. mi sembra che per un attimo tutto quello che ho dentro sia una sciocchezza. mi sento sollevata, anche solo per un istante, un istante brevissimo ma che mi fa bene. poi però ripiombo dentro me stessa. e mi crogiolo nei miei piccoli e insignificanti guai. mi prendo per mano e faccio un altro pezzetto di strada con me. in fondo mi voglio bene, penso. e questo mi fa felice più del pensare al dolore degli altri. si mi voglio bene. e credo che ce la farò. e questa montagna da scalare che non riesco neanche a veder giù, la sto scalando con tutta me stessa. vedo laggiù all’orizzonte una luce. un porto o solo un faro. ma non importa. è una luce. è la luce che mi porto dentro e non è uno spiraglio di luce riflessa. oggi i tossici vendevano lo stereo che mi hanno rubato alla cabina vicino al bar. e io ho sorriso. è un oggetto come un altro, mi son detta dentro, dopo prima avergli augurato “possano servirti i soldi per l’ultima pera!”. ma poi ho sorriso. io ho la mia luce dentro. loro hanno dentro il vuoto. e alla fine ho capito che non devo pensare a chi sta peggio, anche se non bisogna mai sottovalutare il dolore degli altri. devo pensare alla mia luce che mi guida e non m’abbandona. alle mie piccole fortune. a quella luce che illumina i miei occhi malgrado dentro senta a volte il vuoto. parlavo di buddismo ieri con un ragazzo. e mi diceva che con il nam yo renge kio puoi raggiungere grandi risultati. ma lui parlava di cose tangibili: grandi lavori, grandi affari, soldi o partner. ho pensato. ho pensato che vorrei solo la serenità. vorrei raggiungere sì degli obiettivi ma interiori. vorrei stare bene con me e che la mia luce fosse perpetua e non perennemente in tilt come le insegne degli hotel. vorrei trovare un po’ di pace. vorrei non arrovellarmi più le meningi con i miei voli mentali in tuffi carpiati. vorrei stare bene con me stessa e diventare un sostegno. e non un fruscello che se ne sta in balia del vento. posso migliorarmi. dentro. è da oggi che continuo a cantilenarmi the shadows of your smile. sarà per la pioggia o per quella saudade che non m’abbandona mai. oggi va così.

Tuesday, April 13, 2004

Nessun dolore, no.

spesso penso che se il dolore fosse qualcosa di palpabile sarebbe tutto più semplice. pensa se fosse tipo la plastilina con cui giocano i bambini a scuola. lo faresti uscire da te stesso e lo prenderesti in mano facendone forme nuove. ci giocheresti creando case, scuole, vicoli, alberi e fiori. come si fa per il riciclo della plastica o della carta. a quel punto la vita sarebbe così semplice che ti addosseresti volentieri anche il dolore di tuo fratello, di un tuo amico, del tuo vicino di casa o di uno sconosciuto che ti passa accanto per caso. avresti in mano tutti questi pezzetti di plastica colorati. quello nero di quel signore lì che sta su un ponte metidando un gesto sconsiderato. quello giallo della tua amica che il più delle volte è isterica. quello verde di tuo fratello ecologista che si preoccupa solo dell'aria e del buco dell'ozono. e uniresti questi colori col tuo dolore che è già saturo e pieno di mille sfumature. e ne faresti forme nuove fatte di tanti colori quanti i dolori che hai preso in mano. se il dolore fosse palpabile sarebbe tutto più semplice. il mondo sarebbe come un quadro di un artista del futuro, pieno di forme astratte vive e colorate. il cielo sarebbe ridisegnato da qualche bambino che si sente solo e incompreso. il mare da chi sogna i pescatori che partono di notte. il tramonto da un'anima bella e romantica. e la guerra sarebbe modellata perchè non facesse più morti e stragi. la cattiveria verrebbe ridisegnata e prenderebbe la forma di un dirigibile. l'odio diventerebbe un aquilone che se ne vola via. la felicità qualcosa da indossare tutti i giorni. del mio dolore farei un cigno bianco e delicato. e lo lascerei andare via in quel lago dove gli alberi si stanno specchiando proprio ora. il tuo lo trasformerei in un cavallo che ti porterà su quei monti laggiù da cui puoi vedere il mare. se il dolore fosse palpabile lo estrarrei con forza da dentro me stessa. anche ora. ma poi mi chiedo di cosa vivrei. quello che oggi porto dentro, so per certo che è parte di me. so per certo che sarà quella ruga in più delineata sulla mia faccia. quell'espressione in più che spegne o ravviva i miei occhi. quell'esperienza in più che marca la mia anima. quel pezzo di vita che senza direi. che vita è.

Friday, April 09, 2004

tu quanto le paghi le parole al chilo?

certi giorni m’accorgo che se ci fosse il mercato delle parole ne comprerei a bizzeffe: colorate, belle, brutte, grasse e pompose o piccole e striminzite. ne farei forme colorate, imbastirei discorsi infiniti e costruirei frasi ricche di periodi come fanno i bambini quando giocano con le costruzioni lego. le coccolerei. le metterei lì sopra quella mensola bianca vicino al metronomo che scandisce il tempo che passa. le luciderei con cura come si fa con gli argenti di famiglia. “scusi, ehi dico a lei: vorrei due etti di sinonimi tagliati fini e una chilata di contrari. sa, stasera ho ospiti a cena e non vorrei proprio sfigurare!”. quello che mi intriga delle parole è che mutano il loro significato a seconda di come vengono percepite. è come se avessero una loro vita intrinseca: ti arrivano all’anima senza passare dalla mente. io a volte con le parole ci gioco: ne faccio forme nuove con nuovi significati. e allora mi dico che il loro significato conta fino ad un certo punto. non è matematico che se io dico: “no, non voglio” sia realmente come se dicessi “no, non voglio”. c’è l’interpretazione che ha una vita tutta sua. e così se t’affacci bene fuori al balcone vedi che loro se ne volano felici nell’aria creando di volta in volta nuovi giochi colorati e vortici di luci a intermittenza come le insegne dei negozi del centro. si sta perdendo il senso della parola e il più delle volte nei discorsi si va a senso. quanto pesa una parola. non lo so. un mio amico le vende in stock: ogni tre paia di calzini lunghi c’è una parola in omaggio. così vedi questa gente che esce dal suo negozio con la busta dei calzini in una mano e la sua parola nuova di zecca nell’altra. a volte la lasciano al primo cassonetto. quello più vicino casa. altre volte la chiudono in quelle librerie con libri fatti in serie dalle copertine tutte imbellettate e soprattutto dai fogli intonsi e ancora profumati. fior di parole stanno invecchiando. e io le venderei a peso d’oro. ma, credo, troverei pochi acquirenti se non quella vecchia professoressa di italiano che ne studiava l’etimologia e ne scandiva la sillabazione. molte volte vorrei trattare l’acquisto della parola “solidarietà” e restituirle il suo significato originario. vorrei comprare la parola “festività” e non trovarla perennemente sotto braccio alla parola “consumismo”. vorrei discutere con te, si dico a te, della parola “giustizia” e non sentirmi presa in giro. vorrei togliere la parola “comunismo” dalla bocca di quel signore là, si proprio quello che è sceso adesso dalla sua cayenne nera fiammante. vorrei regalarti la parola “amore” perché tu ne faccia ciò che vuoi. e piantare nella terra fresca e soffice la parola “ascoltare” perché faccia crescere in giro orecchie e non più bocche. vorrei restituire “dignità” alla parola dignità. e togliere la parola “tolleranza” da quella bella signora ingioiellata che porta a spasso al guinzaglio la sua domestica. e nascondere la parola “pace” dalla vista di quel gruppo di giovani che stanno creando casini alla manifestazione. vorrei regalare la parola “onestà” a quel signore che ti sta stringendo la mano proprio ora. certi giorni m’accorgo che se ci fosse il mercato delle parole ne comprerei a bizzeffe. gli darei il posto che gli spetta. il significato che hanno. la giustizia che meritano. a proposito: tu quanto le paghi le parole al chilo?

Wednesday, April 07, 2004

Vietato ai cattolici. E anche alle suore qui all'angolo.

te lo vedi arrivare che non sembra neanche Lui. capelli a zero, pizzetto alla moda meglio di quella barba che fa tanto finto-povero, canotta gialla con righine verdi con su scritto brazil, pantaloni extra large con cavallo calato e tatuaggi sparsi sulle braccia, di cui una croce con su scritto Inri (boh, sarà un sigla che sa solo Lui, nda). in occasione dell'uscita del film The Passion ho l'onore di avere, in anteprima su questo blog, Gesù. veramente ora si fa chiamare Gei-Up (Up=sù, nda) come i rapper americani e va in giro in limousine e autista e ha dita piene di anelli d'oro con pietre colorate.
Intervistatore: intanto ti do il benvenuto, Gesù. o preferisci essere chiamato Gei-Up?
Gesù: beh, Gei-Up fa parte di questo nuovo cammino che mi interessa intraprendere. abbiamo deciso di cambiare un po' l'immagine del povero Cristo sofferente e patetico e rivederla secondo i canoni dei miti moderni. l'immagine di prima era quella del film di zeffirelli dove mi presentavo con la barba lunga e con l'aria da sfigato. oggi mi sento più forte e più consapevole.
Intervistatore: è in uscita stasera il film che ti riguarda. come mai ha deciso di vendere i diritti agli americani?
Gesù: qui la vita è dura, parliamoci chiaro. sarà per la crisi dei valori ma in questi ultimi tempi sono stato messo un po' da parte. il mercato americano invece è tutto in espansione. pensa che hanno ricreato con la mia effige un sacco di gadget tipo i chiodi con cui mi hanno "affisso" sulla croce e la corona di spine. ho fiutato l'affare, come loro del resto! d'altro canto, ch'aggia fà, io "tengo famiglia"...
Intervistatore: parli di Giuseppe?
Gesù: eggià, pensa che papà ha dovuto chiudere bottega. con l'arrivo di ikea, il suo lavoro non veniva più apprezzato come una volta. il lavoro del piccolo artigiano non lo vuole più nessuno e poi tra l'altro tutto quello che riusciva a guadagnare se ne andava in tasse chè, lo sai bene, co' 'sto governo...
Intervistatore: e tua madre?
Gesù: mamma...oh mamy...mamma per un po' ha sbarcato il lunario col numero dell'Annunciazione. poi s'è divisa dall'arcangelo gabriele che ha deciso di continuare da solista. per un periodo ha fatto la corista a Madonna, una concorrente. ora "cià" un progetto ma non ne voglio parlare per scaramanzia...sai come funziona nel mondo dello spettacolo, no?
Intervistatore: e tu, che hai fatto in questi anni?
Gesù: ho fatto spettacoli in giro per il mondo riproponendo il numero dell'acqua, dei pani e i pesci e anche quello di lazzaro: un successone! poi so' arrivati questi nuovi...
Intervistatore: chi? giucas casella, per esempio?
Gesù: macchè giucas casella!!! parlo dei politici che riescono a nascondere le cose così bene che non le trovano più neanche loro. parlo di quel tanzi che è riuscito a far sparire tutti i suoi tesori...quelli son numeri da capogiro che al confronto camminare sull'acqua è un gioco da ragazzi!!!
Intervistatore: e poi?
Gesù: poi il mio agente..
Intervistatore: parli di lele mora?
Gesù: ma quale lele mora!!! quello è tutto preso da Costantino...tra l'altro pure un bel ragazzetto 'sto Costantino...insomma il mio agente è stato contattato da una produzione americana. sono arrivati con una limousine che s'è affacciata tutta betlemme e m'hanno proposto questo film. ho firmato subito un contratto. poi m'hanno detto che dovevo rifarmi un'immagine che, sai com'è, al giorno d'oggi il look è tutto. mi sono messo nella mani di uno bravo. ho ritoccato anche un po' gli occhi chè qualche ruga c'era. sai con la vita che ho fatto...
Intervistatore: altri progetti in cantiere?
Gesù: c'è in ballo una grossa produzione. nel frattempo mi hanno preso per venti puntate pilota a biutiful, quello con rigg, dove sarò il padre dello zio del marito della moglie di marone che è l'amante di stefani. che vuoi fa? qua non c'è più religione!

Tuesday, April 06, 2004

Sai cos'è l'Isola di Wight.

pensavo che la "fantasia" di mio padre fosse qualcosa di imbattibile: una volta si parlava e lui con due conigli acquistati al mercato di porta portese era riuscito a costruire un'intera fattoria, con calesse e cavalli compresi! poi ho conosciuto antonio. dice: chi è antonio? è uno dei pesci, questo già dovrebbe far capire il personaggio. pazzo a dir poco. pazzo, in senso buono, s'intende. idealista, fantasioso, sognatore, il classico tipo che uno si chiede: ma ci fa o c'è? non ha famiglia, antonio. e come potrebbe. vive di lavori e lavoretti: idraulica, tinteggiature, ristrutturazione di appartamenti, insomma è uno che si dà da fare, anche se sta sempre con l'acqua alla gola e un panino non lo rifiuta mai. antonio ha un sogno. che lui crede reale e che quindi sogno non è più: la coppa america. uno con la luna in vergine come me dice: ah, ho capito, sogna di essere nell'equipaggio di una barca a vela in qualche regata? uno dei pesci come lui ambisce a qualcosa di più: costruire la barca a vela che vincerà la coppa america. lui ha già un'idea in testa. una cosa rivoluzionaria, dice. altro che bertelli e prada, dice lui! mi chiede cosa può fare. e che ne so, penso tra me e me. io soffro pure il mal di mare! poi, illuminazione, provo a dirgli: "antò, hai provato con qualche cantiere navale?" e lui, tutto serio serio, "a pù, io dovrei riuscì a parlare con mascalzone latino o con gli inglesi!". che stupida, penso sempre tra me e me. e che ci voleva? come non averci pensato subito. e io che pensavo di dirgli vai a fiumicino e proponi a qualcuno la tua idea! continua antonio: "se io entro in contatto con gli inglesi, c'è la coppa delle cento ghinee intorno all'isola di wight e là io sarei il timoniere...". da qui in poi la mia mente se n'è andata per i cavoli suoi. mi son persa nel ritornello dell'isola di wight dei dik dik, ho pensato al concerto del'69, a jimi hendrix e ai doors. agli hippie e ai sogni di mia madre che mi raccontava di piazza di spagna e delle canzoni con la chitarra e del servizio civile internazionale e delle pacche sulle spalle. e di quanto era tutto più bello. e si viveva meglio. son tornata in me che lui continuava nel suo folle monologo sulla coppa america e sul fatto che a vincerla, con la sua barca, era un soffio (di vento, of curs!). e una volta vinta la coppa, la barca sarebbe rimasta a lui. e che (qui ho riso, lo ammetto) la Regina lo avrebbe nominato addirittura Sir. antonio ha 47 anni. antonio non ha famiglia, per fortuna. vive nel suo mondo: c'è da criticarlo? non so se si renda conto. credo di no. la mia vena folle acquariana non arriva a tanto. quella di mio padre neanche. antò, fattelo dire: tu ci batti a tutti!

Monday, April 05, 2004

Nino&Clara

Nino: a Clarè, "ciannamo" a vedè 'a Passione...
Clara: e mo' che dè 'sta Passione?
Nino: er firm de' Mel Ghippon in araMaico...
Clara: vacce te che sei sordo!

Sunday, April 04, 2004

Grazie Mamma.

non so come si faccia a permalinkare i commenti del Club, così "rubo" un commento tutto e spero che, piè, non ti dispiaccia...

RICORDI PUPA?

quelle sere che c'era la FERRI in televisione.
Ci si preparava un'ora prima, voi sulle poltrone, il Patre ed io sul divano... mezzo divano... un quarto di divano perché Diana la cana pura razza randagia e financo un po' bastarda s'allargava pian piano con le zampe sbuffando appena incocciava con i miei piedi. E io li ritiravo ridendo dentro me, io che vivo la vita a cartoni animati finalmente avevo un cartone animato vero dentro casa. Finché si acciambellava con estrema grazia e senza parere, da buona figlia della strada qual era, e con un sospiro quasi a dire: ma questi chi ce l'ha mandati a rompere i coglioni cosi?e finalmente ci buttava fuori dal divano...
Ma intanto arrivava Lei cioè e tutti vantavano il diritto di essere giovani e tutti pretendevano e tutti avevano un gran dire sulla loro pooovera giovinezza negata.
Gabriella Ferri era l'arte negata.
Era l'artista kamikaze che non gliene sbatteva un cazzo della vetrina, che si chiamasse rai o mediaset, lei cantava se le girava e se non le girava non si faceva trovare per la firma di un nuovo contratto.
Dentro di lei il rifiuto di un mondo che volgeva allo sfascio rinnegando il senso stesso dell'arte che non si vende mai, e non si vende mai.
Al Quarto Miglio, nella nostra magica mansarda noi eravamo lì, il Patre con la sua lacrimuccia abortita perché non fa uomo piangere e io con la voce strozzata a ripetere con lei e il barcarolo va controcorrente, e quando canta l'eco s'arisente, si è vero fiume che tu dai la pace, fiume affatato fammela trova'...
E poi andò sta Zazzà, ohi maronna mia...
Quella sua umanità rabbiosa io me la sentivo tutta dentro e solo con lei riuscivo a strapparmi le radici del Nord per diventare ciò che sono ora, una libera plebea come Gabriella Ferri.
Stasera Pupa guardo i suoi ciddì che m'hai regalato tu ma non li ascolto, no.
Un'altra donna, un'altra incompresa, un'altra aliena al pianeta terra, un'altra suicida sto ascoltando.
La vita va... canta straziata Mia martini straziando ciò ch'è rimasto della vita mia.
E io idealmente brindo con te alla loro libertà, figlia mia.
Non ho il coraggio di telefonarti, ma so che prima o poi passerai da queste parti.
E la vita va
e io ti voglio bene...

Friday, April 02, 2004

La prossima volta faccio uscì la filippina!

esco. esco a fare due passi. fuori da me. ed è buio. il paesaggio tutto intorno desolato. ehi, tu, laggiù. che ci fai in un cantuccio con la faccia corrucciata e quel cuore rosso in mano. e tu?. ci sei anche tu. guardati: ancora tu figlio che desideri esser padre. e tu perchè sei sorridente e amareggiata. ehi, ti vedi? ci sei anche tu che cogli fiori colorati. e tu che non sai cos'è la vita e tu che non lo vuoi sapere. c'è un bambino tutto intento a costruir castelli e c'è un uomo giocatore arroccato su una mossa ma senza più pedoni e fanti. c'è una donna che è sospesa tra il cielo e il mare. e una bambina che gioca con il suo aquilone. ci sei tu tutta presa da un dolore infernale e anche tu con in tasca quella risata argentina. Io. urlo. urlo basta all'infinito ascoltandone solo l'eco. e scappo. fuggo dentro me, conscia della mia trasparenza. e coccolata dal passato, ispirata nel presente, timorosa del futuro, vivo.

Nino&Clara

Nino: a Clarè, hai visto che er governo ha fatto 'n sacco de' cose 'bone...
Clara: a nì, ancora co' sto Berlusconi!!
Nino: quello dice che "cià" 93.000 cantieri aperti, mica cotica...
Clara: ammappate 'e case che se stà a costruì!

Thursday, April 01, 2004

Ditegli sempre di si.

"...siamo ancora fermi ad aspettare che scatti quel semaforo avessi almeno la mia radiolina che sentirla è uno spettacolo guardo il mio vicino è lì tranquillo tramortito dal suo stereo mi arrivano frequenze così basse che divento tachicardica ma quanti manifesti colorati così grandi non li ho visti mai c'è un brandy un po' speciale per un fico eccezionale non me lo compri mai detersivi così intelligenti che li manca solo di parlare e macchine potenti e prestigiose che se non puoi le puoi rubare e all'improvviso sbuchi tu un manifesto in mezzo agli altri con quel faccione sorridente pronto a rassicurar la gente e forza italia un successone ci sono posti di lavoro e meno ponti e più cantieri meno negri e meno tasse gli operai son felici i pensionati soddifatti l'ho detto sono io il più grande e ora posso anche gioire chè calerà l’evasione fiscale…"