Monday, February 20, 2006

Che ci faccio lì?

lo so e lo sapevo: io e la politica siamo due cose antitetiche come lo "gning e lo gnang", come le diete e costanzo, come l'intelligenza e i tronisti, come gli opionionisti tivvù e le opinioni, come la stampa italiana e la verità, come la scarpa destra e la cibatta sinistra, insomma come tutte le cose che reputi non abbiano niente in comune tra di loro.
sabato c'era il congresso e c'ero io, anche se sorvolo sui motivi per cui ero a quel congresso lì. mi siedo in quarta fila per paura di essere interrogata: i retaggi del liceo non vanno più via neanche smacchiando a fondo con bold due in uno e ringrazio ancora per questo la mazzalupi per avermi dato fiducia nel credere che oltre a scaldare il banco potevo anche pensare, parlare e, incredibile dictu, scrivere (tolto sassolone dalla scarpa marcata rigorosamente OXS). il congresso inizia con un po' in ritardo e io nel frattempo ne approfitto per andare a un banchetto che vendeva verdura non per tirarla a qualcuno (con quel che costa!) ma per acquistare un cavolfiore, tre zucchine, una pianta di radicchio e un po' di mele che con la dieta non so più che mangiare, signora mia.
torno dentro e stavolta mi siedo in quinta fila, non si sa mai. il congresso inizia e inzia il mio calvario. come un novello gesù cristo (potrò mai usare questa espressione senza che si rivolti mezza a-rabbia saudita, senza che qualche ministro si dimetta e senza che la mazzalupi si scocci?) passo passo conto le mie stazioni verso la mia crocifissione e sudo sette camicie sette e due maglioni per non stramazzare in pubblico che poi chiamano l'autoambulanza e io non ho la biancheria giusta. durante la prima ora riesco a prepararmi mentalmente la dieta per tutta la settimana: lunedi riso e zucchine, martedi riso e cavolfiore, mercoledi riso e zucchine di nuovo, giovedi fagioli e tonno, venerdi cavolfiore e un contorno. al pensiero del "se pò fà", mi ringalluzzisco tutta e mi dò la carica per seguire il congresso nelle sua seconda ora. parla tizio e parla sempronio e io comincio a interrogarmi su che male ho fatto nella vita, se per caso nella scorsa reincarnazione ero il bassotto nano che addentò la gamba della moglie di napoleoneterzo, se forse non era il caso di inventare una scusa e mandare i miei genitori con la giustificazione in mano per via di quel vecchio ascesso al dente del giudizio destro che, presidente mio, le fa male da quando è bambina. scorrono i minuti come fossero paralizzati: l'orologio, lo giuro suddio, per un attimo torna persino indietro. comincia a parlare l'assessore tal de' tali e comincio a progettare la mia vita futura partendo da due conigli per arrivare ad una agriturismo nell'alto lazio completo di piante d'ulivo secolari, piante da frutta per le marmellate, cavalli con calessi annessi, aria pulita e tavolate di amici che intonano all'unisono "mapìn mapòn" attorno al fuoco che arde e scoppietta e mangiano polenta e coniglio visto che i due conigli han figliato assai; la mia attenzione o la fame vista la dieta mi riportano alla realtà quando il mio cervello si comincia a chiedere: ma con la polenta è meglio il coniglio, le spuntature o il capriolo? avrei alzato la mano per domandarlo e soddisfare così un simile quesito ma per fortuna son timida e non ne ho avuto il coraggio. passata la quarta ora siamo entrati nella quinta che già lo stomaco ha cominciato a gorgogliare tanto che il presidente ha chiesto di spegnere i cellulari visti i rumori e le suonerie atipiche. durante la quinta ora ho cominciato in una specie di ascesi a vedere le facce di maometto e del budda nelle persone sedute accanto a me, ho cominciato a sentirmi molto leggera tanto che ho quasi pensato di stare levitando, ho cominciato a vedere l'aura riflessa di tutti i colori sulla parete bianca dietro le persone che parlavano al microfono e per un secondo mi pare di aver udito la voce di mia nonna che mi salutava in veneto bestemmiando anche un po' perchè non la sentivo bene.
a quel punto hanno interrotto per la pausa pranzo. ho salutato tutti e mi sono incamminata verso la macchina stravolta in viso e corrucciata per un dubbio sorto nella mattinata: ma il riso che abbonda sulla faccia degli stolti sarà il riso basmati o quello arborio a lunga cottura?

Wednesday, February 15, 2006

Phoenix.

ho messo la mano al centro del mio stomaco, è uscita dall'altra parte che me la vedevo alle spalle e ho salutato tutti quelli che ho lasciato dietro. aria e vento m'attraversano da parte a parte e creano cedimenti e vortici impetuosi. il mio cuore chiede una tregua, la mia anima s'aggroviglia su se stessa come il serpentello dei video giochi che si muove svelto e ossessivo fino a mangiare se stesso, la mia testa collabora col vento che porta scompiglio e con l'aria da sempre sua amica. riempio i polmoni d'aria, riempio i polmoni e rifletto.
ho messo una mano nel mio fegato. una poltiglia verdastra l'ha invasa colorandola. ci ho dipinto i muri della mia vita, ci ho scritto poesie e racconti e con quel che rimaneva ci ho riscritto la mia storia. non amo etichettarmi e le mie certezze nascono col sole e muoiono con la luna. oggi sono il pazzo che cerca la sua strada e domani sono la strada in balia del pazzo. oggi vivo alla giornata affidandomi ai sogni e domani pianifico la mia vita sulla base di quegli stessi sogni. oggi sono io e domani il mio contrario e tutte e due le volte sono sempre me stessa, questo è assicurato. continuo a scrivere sui muri con quella poltiglia verdastra di quanto bella possa essere una vita incerta e di quanto incerto sia il mio cammino ma rileggere quelle parole scritte non mi fa bene e allora cancello tutto con la forza della ragione.
ho messo la mano nella testa per cercarne risposte. un groviglio di fili gialli ha imprigionato la mia mano. dentro, pezzi di strade si scompongono come tessere di puzzle colorati e formano altre strade impervie e sconosciute e in queste nuove strade mi perdo anche perchè quei fili gialli e lunghi imprigionano i miei sforzi.
ho messo la mano nei polmoni e ne ho tirato fuori ricordi profumati in associazioni libere, sensazioni che m'han riportato indietro tasselli su tasselli e riportandomi indietro hanno fatto cadere come un domino anche i pezzi che stavano su per caso.
scrivo per esorcizzare ma anche per distruggere, per colorare la mia vita e per cancellare i miei passaggi, per dimostrare il mio amore e per riprenderlo indietro senza vuoto a rendere, scrivo per quel mondo che da sempre sfuggo, scrivo per gettare all'aria coriandoli di me e per bruciare carne ormai putrefatta e stinta e in questo falò di aspettative deluse, ogni giorno rinasco. dalle mie ceneri, ma pur sempre rinvigorita.