Thursday, April 27, 2006

O quasi.

esco tutte le mattine. alla stessa ora o quasi. e c'è quel cane lì sempre vicino al solito portone. e la signora che s'affaccia per stender i suoi panni profumati. una mamma con una carrozzina vuota torna da chissà dove. un anziano col giornale riprende la sua strada verso casa. il camion del latte è fermo di fronte al bar. la signora dai capelli rossi che aspetta alla fermata. esco tutte le mattine e loro non lo sanno. escono tutte le mattine e io so la loro vita. una macchina mi sorpassa e riconosco l'adesivo. un furgone immerso nel traffico strombazza la sua sinfonia a palla. l'aereo giallo mi passa sopra che son quasi le nove. il vigile fischia lo stop a quel motociclista distratto. esco tutte le mattine. e c'è quello scooterista che fa un sorpasso azzardato. quella signora in macchina intenta al cellulare. un gruppo di ragazzi scherzano fra loro. il pakistano al semaforo ci vende informazioni. le scorte corrono a sirene spiegate. l'ambulanza va che rischia un incidente. esco tutte le mattine e, come me, un sacco di persone. esco tutte le mattine e non conosco nessuno. escono tutte le mattine e non sanno niente di me. ma siamo tutti lì fuori. ognuno con i propri mezzi e la sua storia, con la sua battaglia da combattere, un lavoro che non va, una storia che non va, una vita che arranca come i passi di quella vecchina là e del suo cane. esco tutte le mattine. e vedo te. in un angolo piegato. le mani rugose. la faccia sofferente. non mi vedi. non vedi altro che la tua mano tesa verso gli altri. non vedi altro che la tua vita andata a rotoli. non vedi altro che la tua storia finita su un libro senza neanche la parola fine. esco tutte le mattine. e siamo in tanti. ognuno un io diverso. ognuno una sua vita da vivere. ognuno una sua vita da buttare. ognuno una sua vita da rivendicare. ognuno la sua storia da raccontare. esco tutte le mattine. alla stessa ora o quasi. con la mia storia da vivere e le mie pene da raccontare. io fra tanti. tanti come me. ognuno una persona come tante, una storia come tante. niente di eccezionale da aggiungere tranne che esco tutte le mattine. alla stessa ora o quasi.

Wednesday, April 05, 2006

Cose che non quadrano.

ho comprato un telecomando universale che il mio s'è rotto l'altra settimana. ho comprato questo telecomando meliconi che è buono per tutte le televisioni basta una piccola operazione di inserimento codice e il gioco è fatto mi ha detto distrattamente il venditore. costava solo quindici euro contro i trenta dell'originale e tutta contenta con il pacchettino tra le mani sono arrivata a casa come mio padre arrivava felice la domenica con le pastarelle dieci delle quali rigorosamente alla cioccolata. essendo una patita di tecnologia che armeggia sempre con i telefonini anche quelli degli altri, che capisce abbastanza di dvd, masterizzatori e computer ho pensato che insierire un codice fosse un gioco da ragazzi. e poi confidavo nella sicurezza che mi aveva dato il venditore. così sabato pomeriggio alle tre ora locale di cinecittà ho acceso la tivvù e ho cominciato a trafficare col telecomando che la meliconi ti dà già il guscio e 'sta cosa mi era piaciuta assai. con estrema calma ho cominciato a cercare il codice del telecomando; ho spinto due tasti insieme come da manuale, ho insierito un numero e lì, con la massima concentrazione che non ricordavo neanche di possedere, ho dovuto osservare il puntino luminoso che lampeggiava per poi prendere nota di quante volte lampeggiasse: ogni serie di lucettine corrispondevano a un numero. bè al primo tentativo il puntino rosso ha fatto due serie di due e un tre. quindi il codice doveva essere 223. poi per non sbagliare ho riprovato ma a quel punto mi dava tre lampeggiamenti, poi due e di nuovo due, quindi 322. ho cominciato a spazientirmi che anche nella vita scorsa mi ricordo che quando stavo al telegrafo col codice morse mi sbagliavo spesso e più d'una volta ho riportato bollettini sbagliati provocando guerre. come un mantra tibetano mi sono ripetuta le parole del venditore nella testa e cercando di calmarmi ho riprovato col codice: tre serie di tre e poi un tre, un due e un tre. ho lasciato questo codice e ho fatto la procedura B. la procedura B prevede che tu non abbia il codice e che faccia tutto il telecomando da solo. ho ripremuto i tasti insieme e ho lasciato al caso. ho spento la tivvù come diceva il manuale e ho aspettato, e così nell'attesa ho dato l'acqua alle piante facendo finta di niente e fischiettando come se stessi lì per caso. dopo circa un quarto d'ora ho riacceso la tivvù ma nessun segno. ho ripigiato il tasto rosso e dal bagno il rumore dello sciacquone ha invaso casa. ho pensato che qualche ospite di natale si fosse trattenuto più del dovuto così sono andata a controllare col coltello in una mano e la stecca da biliardo nell'altra. al bagno e per casa non c'era nessuno: lo sciacquone era partito da solo. torno al divano con la ferma convinzione che programmare un telecomando era un gioco troppo facile e che forse l'avevo preso sotto gamba. mi siedo e riprovo ad accendere la tivvù. di nuovo parte lo sciacquone. non ho dato peso allo sciacquone stavolta e ho ricominciato la procedura di ricerca codice: stavolta i lampeggiamenti erano in serie da uno. inserisco il codice, spengo la tivvù, non mi sposto dal divano e riaccendo: sento che dalla camera da letto comincia suonare la sveglia. strano, mi dico. vado per spengerla e mi risiedo sul divano. spingo il tasto accensione e come d'incanto suona la porta. mi alzo guardandomi intorno con aria circospetta giacchè non aspettavo gente. guardo dallo spioncino e non vedo nessuno, neanche i soliti testimoni di geova o gli zingari. mi riposiziono sul divano che non ci vedevo più dalla rabbia. chiamo il numero verde ma di sabato scopro che non lavorano. mi calmo e riprovo l'ultima volta a trovare quel maledetto codice del telecomando: spingo i due tasti insieme e immetto il numero come da manuale. come dal pallottoliere magico esce la serie di numeri: 223. eureka, esclamo tutta contenta che non mi ero data per vinta e avevo insistito. vado per accendere la tivvù e sento che le corde dell'ascensore si tirano e sale l'ascensore (ho la colonna portante proprio alle spalle del divano e soprattutto ho delle pareti molto sottili, nda). imbestialita ho tirato il telecomando verso l'ulivo in terrazzo confidando nel salvaguscio. non ho più messo mano alla ricerca della sintonizzazione ma in compenso quando esco chiamo l'ascensore col telecomando direttamente da casa e non aspetto più sul pianerottolo. vuoi mettere che svolta!!!

I mondiali 2006.

meno cinque e ci sarà la finale. mai come quest'anno le elezioni hanno coinvolto genti e razze da ogni parte d'italia in un tifo tanto accanito, in scontri agguerritissimi, in commenti offensivi, nel gioco del pronostico e del sondaggio con tanto di ricchi premi e cotillion, nel sogno dei cambiamenti per un'italia migliore, nel giudicare senza cognizione di causa, nel parlare a vanvera o nel balterare e basta tanto per tenere in allenamento la fascia mandibolare che con le diete alimentari non si muove più come una volta.
i nostri mondiali anticipati ce li stiamo vivendo in questi giorni con audience da capogiro, cronache in diretta, con le eliminazioni, i quarti di finale, le semifinali del tre aprile e ora siamo in attesa del fischio dell'arbitro per la finalissima tutti con il naso all'insù e con la speranza che è sempre l'ultima a morire che qualcosa cambi anche se credo che più che le teste che ci governano son le nostre teste che devono cambiare, ma questa è la mia opinione. quello che davvero non sopporto più è questa estenuante campagna elettorale fiume che m'è venuta la nausea anche ad accendere la tivvù o ad aprire i giornali. mi sembra un parto, il parto della speranza della nascita di una italietta filùfilùfilà tutta nuova che tanto giri come la rigiri rimane sempre quella e allora va bene anche la frase di non mi ricordo chi che diceva che governare gli italiani non è difficile ma è inutile. dove ti muovi, nei bar, in macchina, fermi alla posta, in fila al parcheggio, persino al cimitero c'è chi tifa per quello o per quell'altro, c'è chi addossa le colpe a quel politico o a quell'assessore, chi sbraita per le tasse e chi per le cose che vanno a scatafascio, tutti uniti però in un coro unanime che la colpa è di berlusconi, il mostro numero uno, il caimano, che ancora non capisco com'è che non gli abbiano addossato le 77 coltellate di erika e omar, la morte di samuele che l'ho visto io che si metteva gli zoccoli della franzoni e che portava sul motorino tommaso dentro a uno zainetto. ieri per esempio clara stava facendo un caffè al vetro a un cliente e la macchina gli si è inceppata che fischiava come un treno a vapore: maledetto berlusconi, ha esclamato con rabbia, è tutta colpa sua. ho sorriso e ho chiesto un tè, non volevo che continuasse nello sproloquio sul governo che sinceramente a me di chi ci sale o di chi ci scende non me ne può fregar di meno, tanto io sempre qui sto a pagare tasse salate, inps che non vedrò mai, ive che non capisco, commercialisti ladri, fornitori, bolli, assicurazioni, affitti e tutto quello che c'è da pagare anche la tassa sul grano di giolitti, non quello che fa i gelati buoni. voterò domenica perchè non rinuncio alla mia X. andrò a caso, sceglierò con gli occhi bendati o forse il nome più strano o la faccia più simpatica o addirittura voterò qualcuno che sia nato come me il cinque febbraio: mi dicono clemente mastella; come non detto, domenica andò al mare.
quello che mi auguro e che si augurano un po' tutti è che lunedi non si finisca la partita con un pari chè io prodi e berlusconi mica ce li vedo a tirare i calci di rigore a cucchiaio come totti!