Wednesday, March 29, 2006

Post nuovo di zecca.

tu credi che non ci abbia provato? ho provato a ragionarci argomentando la mia tesi meglio di un avvocato, ho provato a parlarci, ad arrabbiarmi, a trattare con lui come quando sei nei mercati tunisini, ho provato a ripagarlo con la stessa moneta, ho fatto la gnorri, ho fatto la vittima cercando di toccare le sue corde più infime ma alla fine mi sono commossa io, ho provato con la psicoterapia e insieme l'analisi che, detto tra noi, costano un occhio della testa e ancora sto pagando. alla fine mi sono ridotta ad andare anche da quelle cartomanti vestite con lunghe palandrane verdi marcio e i brillantini sul viso che stanno sedute a piazza navona e come ti siedi loro già sanno chi sei e che hai un figlio drogato. malgrado tu risponda loro che non hai figli ti dicono che si tratta di sicuro di tuo fratello. alla risposta che tuo fratello fa il poliziotto e che va sempre in giro con un cane antidroga, un pastore tedesco vaccinato e sterilizzato di nome lulù, ti dicono che effettivamente l'uomo nella carta ha più l'aria di una donna e quindi la drogata sei tu. e con le pive nel sacco te ne vai e ti prendi pure della drogata pagando il dovuto alla cartomante che contenta dell'opera ti regala gli incensi alla tuberosa esilarante e ti esorta ad accenderli tutte le sere perchè vede in te un principio avanzato di malocchio.
ma pensi davvero che non le abbia provate tutte? tra l'altro sono ridotta a uno straccio, credo che mi stia distruggendo psicologicamente, mi mette i bastoni tra le ruote, non dormo più e non riesco più a lavorare bene e questo è un danno per il mio lavoro che lo sai che lavoro da sola, no. ormai soffro di ogni forma d'ansia, dimmi una lettera e ti tiro giù tutto l'alfabeto: soffro a cicli alterni di agorafobia, dislessia, anoressia, aracnofobia, claustrofobia, ipocondria, cancerofobia, demofobia, glossofobia, sciofobia, stenofobia, zoofobia, termofobia e il dottore mi ha riscontrato da poco anche un inizio leggero di enetofobia chiedendomi tra l'altro se faccio la sarta e anche uno stato avanzato di displasia all'anca sopravvenuto in seguito alla lettura di un annuncio su un giornale per l'acquisto di un labrador che però ne era esente.
tu dici, giustamente, reagisci. bè diciamo che sono nella fase del terrorismo psicologico. in più d'una occasione l'ho sentito che si lamentava, per non parlare della costante e continua emarginazione nei miei confronti. il passo verso la depressione è breve, che ti credi. me lo ha detto anche un signore al bar che lui è stato cacciato dalla multinazionale dove lavorava perchè il collega era invidioso e ha cominciato a fargli una guerra che lui ancora ci sta male, poveretto. s'è fatto difendere dai sindacati per mobbing: lo sai che cos'è no? pensa che è una parola che conosce anche clara e pare che in italia ci siano quasi un milione e mezzo di vittime nei posti più disparati, dalle scuole materne alle banche, dai ministeri ai centri commerciali, addirittura ci sono casi nei sindacati stessi e nella confindustria, persino al parlamento: guarda berlusconi. quel signore non ha riavuto il suo posto di lavoro, anche perchè ora lo psicoterapeuta gli ha trovato l'esaurimento nervoso e gli ha detto che un po' di riposo gli farà bene; dice che il mare per queste cose è la cura migliore.
quel che è vero è che io il riposo non posso permettermelo e di questo passo non so dove andrò a finire. ma se pure dovessi fare una causa per mobbing, a chi la farei, al mio cervello che sta cercando di eliminarmi?

Lo so, sono la peggio: riciclo pure i post!

Tre cose facevo bene quando lavoravo come art junior: spupazzare l'art director facendolo ridere, comprargli il pranzo e badare alla cancelleria. Ero uscita da scuola pensando alle grandi campagne pubblicitarie che vedevo alla televisione, agli slogan che avevano fatto storia, alle immagini che piú mi avevano colpito sui giornali che mio zio ci riportava girando il mondo. Passavo le giornate costringendo mio padre, mia madre e anche una nostra parente ricca a vedere la Notte dei Pubblivori con tutti gli spot pubblicitari del mondo ai quali davamo dei voti e ogni tanto scappava anche l'applauso. Erano i tempi in cui ancora pensavo di cambiare il mondo. Non quello politico ché è pura utopia. Ma quello pubblicitario.
Il mio art director era dell'acquario. Come me. Era una battuta dietro l'altra. Lui rideva ed era contento. Io prendevo lo stipendio e mi divertivo. Mi voleva sempre accanto. Io seduta al suo fianco mentre lui, sghignazzante dietro il suo schermo quindici pollici di uno dei primi macintosh, impaginava idee dentro immagini e parole dentro slogan. Non mi potevo spostar mica da quella sedia lí. Né potevo dirgli: io 'sta cosa la vedrei bene qui. Per lui bastava che sfornassi battute. Ho fatto strada in quell'agenzia. Son passata di grado il giorno che per puro caso gli ho fatto scoprire l'alimentari all'angolo. Fin ad allora il mio art director aveva buttato soldi e fegato negli intrugli avariati del bar vicino al portone. Con me che gli portavo il panino ha potuto constatare faceva economie. Col panino magari non risparmiava il fegato però due lire in più rispetto ai prezzi del bar si. Non ha mai saputo che con i suoi soldi prendevo il solito panino con la mortadella per lui accompagnato da acqua liscia e una bella rosetta con il sandaniele per me con cocacola e kinderino incluso. Una volta ho scialato e ci ho fatto uscire il panino anche per Anna la centralista e per Maria la segretaria di un avvocato del secondo piano. Ero frustrata perchè non venivo apprezzata e in qualche modo lui doveva pur pagarla. Contenti di me, lui e il direttore suo coetaneo decisero di promuovermi affidandomi tutto il reparto cancelleria. Una svolta. Sapete cosa vuol dire per me avere sotto il naso colle da sballo, pennarelli a punta grossa, taglierini olfa, attasch, matite dalla zero due alle zero dodici, scatole di carandache, scatole di tutte le gradazioni di stabilo boss, post it gialli, rosa, verdini a quadri, a righine e anche a pois? Un godimento pari forse all'entrata in pasticceria o in edicola. Ho cominciato a vendere tutto al mercato nero. Alzavo belle cifre. Meglio dello stipendio tanto che mi comprai il game boy e anche un bel pigiama da ospedale per mia madre; regalai un orologio a mio padre e ogni tanto quando c'era carenza di pennarelloni, li rivendevo direttamente al direttore che così li pagava doppio. Ero brava. Va riconosciuto. Non ho mai fatto una campagna pubblicitaria né ho mai creato lo slogan che m'avrebbe reso ricca come ha fatto gavino sanna. Certo è che lí dentro ero la piú creativa, fatevelo dire. Almeno nell'arte dell'arrangio!

Thursday, March 09, 2006

Ma a povia glielo han spiegato che i piccioni portano le malattie?

giran sempre due piccioni qui fuori, uno più brutto dell'altro; uno più sporco dell'altro; uno più zoppo dell'altro. il primo, che deve essere femmina, lo riconosco chè è un grigio chiaro quasi smorto con tutti i peli radi che secondo me ha tutte le malattie del mondo pure il ginocchio della lavandaia e l'ipertensione arteriosa. l'altro, il marito, ha un colore più nerastro e grigiastro vera fuligine di inquinamento acustico, è più grosso in quanto a corporatura e ha dei ciuffi bianchi sulla testa, dovuti all'alopecia o a una decolorazione venuta male. viaggiano sempre insieme come i gabbiani sui fiumi, come i delfini nei mari, come i canarini nei cieli e come i due spacciatori che passano ogni tanto sulla cinquecento gialla. quando arriva la bella stagione la cosa più goduriosa da fare per gente semplice come noi è mettersi, durante l'ora di pranzo, su questi due gradini qui fuori, in mezzo al traffico, e mangiare un bel panino con mortadella e galbanone respirando a pieni polmoni tutti gli scarichi della macchine che passano, compresi gli scarichi delle macchine parcheggiate. non si può descrivere questo piacere del palato e delle vie respiratorie se non lo si prova. la grande fortuna mangiando fuori l'ufficio è che non devi preoccuparti se le rosette calde e fragranti si sbriciolano in maniera disumana, se i biscotti montebovi da un euro producono più residui non fissi dell'acqua minerale, se le patatine formano un tappeto così scricchiolante che neanche l'assassino più bravo col coltello in mano e la torcia accesa c'è la fa ad evitarle. appena tutto questo ben diddio finisce per terra, entrano in gioco loro: li senti arrivare da lontano gracchiando come gli avvoltoi del deserto e sbattendo le ali come i veri condor americani o le poiane dei monti d'abruzzo. ti coprono il sole per la loro apertura alare che quasi quasi al posto della tigre mi potevo far tatuare un bel piccione con tanto di alopecia e di rosetta in bocca. il maschio per proteggere la compagna arriva sempre sull'asfalto in avanscoperta: devono avergli detto che esistono le polpette avvelenate fatte apposta per i piccioni. poi con fare da grand'uomo chiama con un fischio acuto molto romantico la compagna che si getta come un' aspirapolvere da 1400 watt sulle mollichelle di rosetta, di biscotto montebovi da un euro e sulle patatine sbriciolate a mò di tappeto. in men che non si dica e più rapidi della migliore squadra di pulitori, i due piccioni spazzano via ciò che resta del mio pranzo lasciando un asfalto lindo e pinto che alle volte non riesco a camminarci su e metto pure le pattine per tornarmene a casa. finito di pranzare i due piccioni ringraziano, chinano la testa e se ne volano via tutti soddisfatti: qualche volta ruttano anche, ma non sono sicura che siano loro. solo l'altro giorno ho chiesto al maschio se mi prestava cinque euro per mettere la benzina. se n'è andato tutto incavolato sbattendo le ali e starnazzando come una gallina. sono rimasta male, lo ammetto. così è da qualche giorno che pranzo con lo yougurt: voglio vedere ora come si portano via il barattolino!



Il problema sociale dei piccioni su questo sito!