Friday, July 22, 2005

Il geco.

eccolo lì che lesto lesto cerca il nascondiglio. si muove veloce e si accosta al muro. si ferma. sento il fiatone. riparte e mi guarda. aspetta una reazione che non tarda ad arrivare. armata di scopettone comincio una corsa per tutta la casa. "schiavo" la porta e lo invito ad uscire. non capisce, il poverino. non capisce il linguaggio di me mezza matta che corro con la scopa in mano e faccio gesti e mi dimeno e mi agito! non capisce e pensa al pericolo e impaurito continua la sua corsa in su e in giù a destra e a sinistra senza mai imboccare la porta d'uscita. finalmente per non so quale oscura ragione o per qualche arcana legge della fisica degli invertebrati il gechetto riesce a guadagnarsi la meta e io con sollievo lo guardo allontanarsi. lo accompagno fin verso le scale. non capisce, sembra voglia ritornare dentro casa. mi barrico. chiudo la porta con sette mandate. blocco tutte le entrate e copro con gli stracci da cucina anche tutte le fessure più infime. mi chiudo in casa che neanche un filo d'aria riusciva a passare. comincio a sudare e a non respirare. ad annaspare e a grondare sudore come la madonnina trasuda lacrime d'amore. armata di scopettone aspetto. la casa si fa bollente. non vado neanche in cucina a bere una sorsata d'acqua per non allontanarmi dalla mia trincea di guerra. sono fradicia che neanche durante la partita a tennis del 1985 sudai così. le gocce m'imperlano il viso, mi bagnano la maglietta e mi oscurano la vista. come una novella rambo strappo con forza una manica della tiscert buona con su scritto caramelle charms e me la metto intorno alla testa. inforco gli occhiali da vista che non si sa mai, questi gechi! faccio la ronda su e giù vicino la porta d'ingresso. osservo, scruto ogni minimo dettaglio, ispeziono gli angoli più bui, studio la situazione e preparo le mosse successive come si fa con gli scacchi che devo ancora capire come si gioca. intanto sento che le gambe cominciano a cedere, il caldo si fa soffocante e l'aria atrocemente irrespirabile. comincio a vedere nero e penso che la pressione sia arrivata proprio a livelli di soglia minima. comincio a vedere strani corridoi di luce bianca e un signore con la barba che mi chiede le mie generalità e di che nazionalità sono. sento le forze che se ne vanno e le voci sempre più vicine. mi rendo conto con l'ultimo sprazzo di coscienza che suonano alla porta e bussano e battono. cerco di ritrovare un po' d'energia e apro la porta: di fronte a me il padre del gechetto, tutto adirato e infuriato che tiene per mano il figliolo impaurito. alla vista della scena il geco corre in mio soccorso. apre tutte le finestre di casa e mi accende il ventilatore. mi prepara un bicchiere di acqua e zucchero e mi fa mangiare una fettina di prosciutto che tenevo in frigo per le grandi occasioni. mi riprendo all'istante. lo ringrazio e per sdebitarmi gli regalo una bottiglia di vov del 66 e invito tutta la famiglia a cena: melanzane alla parmigiana, insalata di riso e sorbetto ai limoni di piemonte; una cena luculliana: mica mi voglio far guardar dietro!

Chi vincerà il campionato?



quando penso al mondo i pensieri m'annientano. saranno pure tutti luoghi comuni ma c'è una pazzia generale e una voglia di destabilizzazione che non sempre si riesce a rimanere lucidi. apro poco i giornali chè non voglio sapere. non voglio vedere. perchè il mio inferno lo sto di già vivendo e non voglio altri orrori che appesantiscano questa zavorra carica di ogni ben di dio. eppure come fai a fregartene. come fai a sottovalutare il terrore, la paura, lo spavento, la preoccupazione, il timore di quei "disgraziati" a londra. come fai a fregartene di quel ragazzo che chiede aiuto attraverso un blog e alla fine si suicida e ce lo scrive pure. come fai a non pensare a tutti gli anziani che, nei periodi estivi, sono costretti a rimanere barricati dentro casa per questo caldo assassino e, nei periodi invernali pure, per via della solitudine e dell'alienazione. come fai a fregartene di chi ti passa accanto e ti chiede aiuto e forse non sei all'altezza di darglielo. come fai a fregartene di realtà grandi o piccole che siano, di battaglie grandi o piccole che siano, di guerre piccole o grandi che siano.
penso al mondo e a come ruota e mi sembra come quella variante impazzita che si legge nelle leggi della fisica. e basterebbe poco per fermare tutto 'sto sballottamento. ma come nelle relazioni che stanno naufragando e nelle vite che stanno affondando, non si ha la lucidità di sapere da che parte inziare per finire. e così vedi che ci si lamenta tutti, chi del tempo, chi dell'ozono, chi delle falde freatiche inquinate, chi della guerra, chi delle bombe, chi del governo, chi del vicino, chi della chiesa ma alla fine, come con la tivvù la sera, si cambia il nostro canale di vita e, volenti o nolenti, non ci si ragiona più di tanto che tanto tempo per elaborare non lo abbiamo più. e allora tutte queste lamentele e preoccupazioni che senti in giro diventano sì quei luoghi comuni che detesti perchè neanche s'è chiusa la bocca che già s'è voltata pagina e, aurevoir, che meta avrai per le prossime vacanze? chi vincerà il campionato? totti sarà all'altezza di una famiglia e di una squadra? costanzo dichiarerà al mondo intero che maria è un uomo? chi andrà alla guida di raiuno? che ha detto il papa nell'omelia di mezzodì? quel bimbetto lì sarà il figliolo vero di alberto di monaco? quest'anno andrà il rosa tramonto indiano o il pesca tendente al prugna della california?
il superfluo ci sta avvolgendo la vita come la pellicola trasparente domopack e crea una barriera così forte che non reagiamo, non viviamo, non ci ribelliamo più. mica scherzava orwell. e neanche truman show. ma questo è un altro discorso. ora scusate che vado al giornalaio...oggi esce novella 2000. mica me lo posso perdere!

Tuesday, July 19, 2005

Non so se odio più i gatti o le zanzare.

Ho trovato un metodo per tenermi in forma. E' gratuito, stimola il movimento di braccia e gambe senza troppo sforzo, tiene allenato l'occhio e il campo visivo. Uccido zanzare. E mica quelle zanzarine secche secche, denutrite e lente che c'erano un tempo, quando qui intorno era tutta campagna. Da qualche tempo girano dei veri e propri fenicotteri neri puntinati di bianco che quando si fermano agli incroci lasciano passare anche le vecchine uscite dalla posta con la pensione. Io due o tre di loro le tengo qui per rispondere al telefono, per aprire la porta e per far credere a berlusconi che ha creato un milione di posti di lavoro e che la finanziaria sta andando benone. Le altre le uccido. Ho una tecnica infallibile che ho adottato dopo aver visto varie volte L'ultimo samurai con tom cruise. Lascio andare tutte le energie e libero la mente. Apro il terzo occhio e colpisco senza neanche vedere. Debbo dire che le prime volte è stato un po' traumatico, tanto che più di un cliente mi ha trovato che mi sbracciavo a caso come i vigili a piazza venezia. Ora colpisco senza guardare. Spiaccico zanzare a destra e a manca. Riesco a colpire anche alle spalle senza girarmi. Ho un media di dieci quindici zanzare al dì, escluse le due o tre che lavorano qui e che qualche volta m'aiutano a colpire. Ho dei bicipiti così pronunciati che neanche avessi lavorato anni e anni in palestra. Ho sviluppato così i riflessi che quando la sera scatta il verde al semaforo io sono già a casa davanti alla tivvù. Ho aperto così il terzo occhio che riesco a vedere sky senza decoder e clara senza vestiti. E poi mi sento in forma, c'e' da dirlo. Mi sento come quei grandi cacciatori alla hemingway che col cappello in testa e la divisa color sabbia se ne vanno nell'africa lontana a cacciare leoni e tornano con teste ruggenti a forma di trofeo. Anch'io ho dei trofei. Tengo le testine delle zanzare appese al muro con uno spillo. Ogni tanto le guardo e mi sento un mostro. Ma solo ogni tanto. A proposito ora avrei da fare: splash!

Friday, July 08, 2005

God save i queen.

Sarà per quello che s'è visto ieri sera in tivvù ma oggi mi sento come quei pazzi che non ci capiscono un granchè della vita e che, silenti e silenziosi, vagabondano e vagano sorpresi e appesi al filo delle loro follia.
mi sento schizofrenica per quello che ho visto nei tiggì e per le facce sofferenti e insanguinate sbattute in prima pagina e per le urla e la paura che si son diffuse e per le parole di circostanza, sempre le stesse, che carpisco qui e là tra un bar, un alimentari e un negozio di frutta. mi sento schizofrenica perchè nonostante tutto questo la vita va avanti. altro che se va avanti: la vita continua e il tuo vicino di casa, nonostante quelle facce sofferenti e insanguinate e quelle urla e quella paura, il tuo vicino rimane sempre lo stesso e si lamenta già dall'alba se la tua moto ha di poco invaso i due metri e passa del suo parcheggio. la vita continua e la gente in giro, nonostante quelle facce sofferenti e insanguinate e quelle urla e quella paura, la gente continua a zigzagare nel traffico mandandoti gli accidenti peggiori e cercando di arrivare per primo a un nonsodove, semaforo verde o ospedale che sia. la vita continua e arrivi sul posto di lavoro e già dalle nove, nonostante quelle facce sofferenti e insanguinate e quelle urla e quella paura, c'è la febbre del "saldo" che ti tocca correre per tutta roma a "servire" i lor signori e le loro vetrine. la vita continua e negli uffici pubblici le persone, nonostante quelle facce sofferenti e insanguinate e quelle urla e quella paura, le persone ti spintonano e cercano di passarti avanti e vedi il livore in quegli occhi assassini e ti senti ancor più pazzo perchè ci sono due realtà che non capisci: quella degli occhi spaventati che hai visto nelle foto dei giornali e quella della gente spietata che hai di fronte. perchè da noi la vita è già andata avanti a poche ore da quella strage. perchè malgrado quelle solite quattro frasi di circostanza domani si andrà tutti al mare e stasera tutti a ballare e chi in fila al ristorante e chi in fila in interminabili code per i grandi esodi estivi. e tu rimani là a non sapere quale è la realtà e quale il sogno. e ti vorresti svegliare da questo incubo che è chiamato vita. vorresti non vedere più questi occhi carichi d'odio che stridono con quelle belle frasi imbellettate per l'occasione.
e così ti senti un pazzo. uno scemo. un'idealista. o solo un malato di malinconia. e non capisci più nessuno, perchè, come i bambini più ingenui, ti senti scollato da una realtà che non riconosci più tua. ma continui ad andare avanti perchè la vita te lo impone, il lavoro te lo impone, l'obbligo verso te stesso te lo impone. e perchè speri che alla gente s'intenerisca un po' il cuore. che alla gente ritorni quel senso di pietà che non trova più casa in nessuna casa. speri che gli ultimi accadimenti stravolgano un po' le vite delle persone e si ritorni un po' indietro, quasi alla normalità. ma poi vedi che tutto corre alla velocità della luce: non elaboriamo più i dolori, non elaboriamo più i lutti, non elaboriamo più pensieri perchè si è tutti presi da qualcos'altro di più urgente. e allora vorresti esser morto ammazzato tra quegli inglesi innocenti, tra la gente spappolata delle torri, tra i ragazzi sparati della guerra piuttosto che sopportare questa lenta e interminabile agonia che oggi è la vita.
e poi ti squilla il telefono e riemergi dai tuoi pensieri che, per le urgenze, non puoi permetterti di fare e dall'altro capo della cornetta c'è qualcuno che reclama le sue scritte adesive. e tra te e te dici: ah, domani cominciano i saldi; the show must go on, cantavano i queen. e poi ti chiedi: a quando le prossime frasi di circostanza? alla prossima strage?

Wednesday, July 06, 2005

Oroscopi.

per principo non leggo mai i giornali chè una volta uno ci è impazzito però ieri m'è capitato tra le mani Metro: dando una rapida scorsa e facendo zigzagare alla velocità della luce l'occhio tra morti ammazzati, feriti uccisi e randellate a colpi d'ascia e a colpi di parola, ho scoperto che un'astrologa russa ha intentato una causa per trecento milioni di dollari alla nasa. il motivo? secondo la russa (no ignazio!) l'esplosione, che la nasa ha provocato con un missile distruggendo una cometa che passava solitaria lassù nell'alto dei cieli, avrebbe destabilizzato l'equilibrio dell'universo rovindandole così l'oroscopo e sconvolgendole tutti i calcoli che aveva fatto compreso sapere per certo il giorno di laurea del suo terzo figlio maschio e russo, informarsi sul prezzo dei pomodori al mercato della piazza rossa e sapere in anticipo i risultati delle coppe internazionali senza neanche accendere la tivvù in modo da riuscire a far sempre tredici alla schedina russa.
a quanto pare quello delle "cause" davanti al giudice è un vizietto comune in tutto il mondo non solo in italia. da un po' di tempo a questa parte, forse a causa della disoccupazione o del "sogno" dei soldi facili, se ne sono sentite di tutti i colori: c'è chi ha fatto causa alle multinazionali di sigarette perchè nell'altra vita ignoti fumatori gli hanno spippetato accanto; chi ha fatto causa a questo o a quel ristorante perchè, nel parcheggiare, le cappe aspiratrici dei fumi e dei cattivi odori gli hanno aspirato via sogni e aspirazioni; chi ha citato quel produttore di sapone dei piatti perchè nel lavare le stoviglie buone ricciàr ginori il sapone non solo si è portato via l'unto ma anche quei disegnini bluette che piacevano tanto alla nonna; chi ha fatto causa a quell'azienda ospedaliera non perchè dopo l'operazione nello stomaco si è ritrovato un braccialetto vicino al fegato, ma perchè il braccialetto era d'oro di bologna.
insomma secondo la russa (no ignazio!) questa esplosione sconvolgerà da oggi in poi l'andamento delle sue stelle e, non per fare i conti della serva, credo anche delle nostre. così, facendo dei rapidissimi calcoli con saturno che entrerà nel leone e urano in transito nei pesci, posso stabilire fin d'ora la data della causa legale che ho fatto a quell'ambulante del ghana che nel 1998 mi ha venduto un ciddì porno taroccato!