Tuesday, October 26, 2004

Una strana presenza.

Uno dei più grandi desideri della mia infanzia, dopo la piscina di vero cloro per barbie e ken, il 45 giri di nikka costa e il dolceforno, era il lavello d'acciaio. Il lavello d'acciaio era una di quelle modernità che ti sentivi ricco e famoso come nei telefilm. Ricordo che la domenica c'erano delle file lunghe chilometri a casa di Delia, la nostra vicina, per ammirare questo prodigio della cucina così strano e sfacciatamente luminoso. Io rimanevo estasiata e rifacevo sempre la fila due o tre volte, insieme ai parenti di frattamaggiore, neanche avessi di fronte la venere di Milo o la Nike di Samotracia. I figli di Delia facevano tutti gli smorfiosi con me. E io non potevo competer con loro se non sfoderando le mie doti d'affarista vendendo al cancello della palazzina fumetti, figurine doppie e oggetti che rubavo a mio padre (oggi te lo posso dire, papà: ti ho venduto anche quelle spille colorate con su scritto una roba strana tipo CCCP).
Qualche giorno fa una disgrazia a casa mia: il lavello di porcellana ha tirato gli ultimi. Mi ha mollato alle tre e mezzo di un venerdi notte allagando la cucina e parte del salone, facendo correre gli scarafaggi di qua e di là e soprattutto costringendomi a lavare per terra chè eran mesi che non lo facevo. Nonostante il danno, non so perché non ero molto arrabbiata: mi sono ricordata improvvisamente di quelle bellissime domeniche a casa di Delia e così ho avuto la brillantissima idea di coronare questo sogno segreto seppur alla veneranda età di qualche anno dopo. Ho girato in lungo e in largo in cerca di un lavello d'acciaio da incasso. L'ho trovato. L'ho ordinato e soprattutto ora lo posseggo. Ho chiamato subito Franca che, per l'occasione, si è portata dietro anche i suoi due cani ma non so perché mi ha guardato con aria preoccupata. Così, non paga della reazione di franca, ho invitato qualche amico a casa. Ho acceso tutte le luminarie più disparate. Ho comprato candele e candelotti che neanche a SantaMariainVia. Ho proiettato il faretto del quadro buono sul lavello e ho acceso anche la luce della cappa. Lui tutto felice ha fatto la sua porca figura. Ci sono stati complimenti a iosa da parte di tutti. Per la prima volta mi sentivo come Delia. La serata è stato un successone. Avevo i lacrimoni agli occhi. E il lavello mi guardava con aria soddisfatta. Il problema è stato il giorno dopo quando ho dovuto lavare i piatti: ho scoperto che un lavello in acciaio richiede una cura che neanche un figlio dai 0 a 12 anni. La prima sera ho passato più tempo ad asciugare tutte le goccioline dalla prima all'ultima che non a docciarmi, sistemare il letto, cucinare, mangiare e portare giù il cane della signora anna. Ogni movimento sbagliato in cucina, per Lui diventa una tragedia. Ti guarda con quell'aria severa e ti ammonisce se lo lasci senza cure. La mattina ho paura anche a farmi il caffè giacchè Lui è già pronto con i conti della spesa e la calcolatrice per sanare il bilancio della casa: dice che spendo troppo in saponi, pizza e in gas. Pare che ai suoi tempi i piatti si lavassero con l'acqua fredda e non capisce tutto questo spreco di acqua bollente. Non parliamo poi di quando devi scolare la pasta. Devi chiedergli l'autorizzazione a procedere, aprire l'acqua fredda per non sbollentarlo, non far arrivare le gocce bollenti sulle guarnizioni, sciacquare subito la vaschetta chè Lui è allergico anche all'amido della pasta. Un vero sacrificio. E pensare che uno dei miei più grandi desideri della mia infanzia, dopo la piscina di vero cloro per barbie, il 45 giri di nikka costa e il dolceforno, era il lavello d'acciaio. Non so se stasera mi va di affrontarlo. Sono molto restìa: e se gli portassi dei fiori?

Saturday, October 23, 2004

dice..ma tu chi sei veramente?

E' ancora buio fuori. sono le sei e sono in piedi. esco a fare due passi: si fa per dire visto che prendo la macchina per sgranchirle un po' le ruote. mi dirigo verso l'autogrill per fare colazione; che poi colazione è una parola grossa: ho ancora tutto sullo stomaco, pranzo di ieri compreso. la cittá è giá in movimento e vista dall'alto dei pensieri sembra un grande formicaio dove tutti corrono chi di lá, chi di qua. il camion dell'immondizia che di solito sento sbuffare dal mio letto è giá qui fuori all'opera. mi chiedo cosa faccia tutta questa gente in giro a quest'ora del mattino. me lo chiedo e scordo subito la domanda. è ancora buio fuori. e ho ancora il buio dentro. il mio cappuccino è bollente. mi soffermo sui libri: i soliti cellofanati da classifica che stanno lí in bella mostra per essere distrattamente comprati da gente distratta. compro novella 2000 e Chi, il top delle letture da bagno. comincio la mia dose mattutina di starnuti che sembro un tubercoloso allo stadio finale. come al solito non ho mai abbastanza fazzoletti e finito quello che porto dietro (sempre lo stesso incartapecorito da anni) comincio a pulirmi il naso con la manica della maglietta, con la felpa e via via con tutto quello che mi trovo intorno spargendo, ad ogni fragoroso starnuto, bacilli e malattie come il santo padre dispensa con la mano saluti e benedizioni. mi sento tanto il papa! è ancora buio fuori. e in me non c'è luce. tu chi sei veramente è una domanda che è piú facile rispondere al telefono o al citofono. Elle scrive che le metto soggezione per via del mio essere saggia. io non so cosa sono. ogni giorno mi sveglio con un pensiero diverso. sará per via del buio? non sono saggia. non sono buona. non sono neanche cattiva. forse non sono niente ma con dei buoni propositi per costruirci sopra qualcosa. ho un sacco di difetti che cerco di nascondere dietro quest'aria da brava ragazza. ma non sono neanche una brava ragazza. il buio m'acceca. e mi vedo piena di paure e piena di problemi. mi mette a disagio la gente, per esempio. mi piace stare in gruppo ma mi piace stare sola. mi piace viaggiare ma non mi piace mettermi in viaggio. mi piace lavorare ma sto meglio se non lo faccio. e in questa schizofrenia dell'anima arrivi anche a chiederti tu chi sei veramente. non metto freni al mio essere. metto barriere nel farmi capire. e intanto uno spiraglio di luce s'è affacciato in questo cielo nuovoloso. ed è l'alba. meglio il tramonto, peró. i saggi veri ti dicono che le risposte arriveranno quando meno te lo aspetti. io non voglio nessuna risposta. e forse non voglio neanche sapere chi sono veramente. perché spiegare chi si è veramente è stoppare una crescita, fermare un processo di evoluzione e rinchiudersi dentro una categoria ben definita. dice...tu chi sei veramente. eccheneso! spiegamelo tu.

Ir Grante Carceriere dei sentimenti.

Ti voglio bene, papá.

Wednesday, October 20, 2004

Non so se odio più i gatti o le zanzare.

Ho trovato un metodo per tenermi in forma. E' gratuito, stimola il movimento di braccia e gambe senza troppo sforzo, tiene allenato l'occhio e il campo visivo. Uccido zanzare. E mica quelle zanzarine secche secche, denutrite e lente che c'erano un tempo, quando qui intorno era tutta campagna. Da qualche tempo girano dei veri e propri fenicotteri neri puntinati di bianco che quando si fermano agli incroci lasciano passare anche le vecchine uscite dalla posta con la pensione. Io due o tre di loro le tengo qui per rispondere al telefono, per aprire la porta e per far credere a berlusconi che ha creato un milione di posti di lavoro e che la finanziaria sta andando benone. Le altre le uccido. Ho una tecnica infallibile che ho adottato dopo aver visto varie volte L'ultimo samurai con tom cruise. Lascio andare tutte le energie e libero la mente. Apro il terzo occhio e colpisco senza neanche vedere. Debbo dire che le prime volte è stato un po' traumatico, tanto che più di un cliente mi ha trovato che mi sbracciavo a caso come i vigili a piazza venezia. Ora colpisco senza guardare. Spiaccico zanzare a destra e a manca. Riesco a colpire anche alle spalle senza girarmi. Ho un media di dieci quindici zanzare al dì, escluse le due o tre che lavorano qui e che qualche volta m'aiutano a colpire. Ho dei bicipiti così pronunciati che neanche avessi lavorato anni e anni in palestra. Ho sviluppato così i riflessi che quando la sera scatta il verde al semaforo io sono già a casa davanti a gerry scotti. Ho aperto così il terzo occhio che riesco a vedere sky senza decoder e clara senza vestiti. E poi mi sento in forma, c'e' da dirlo. Mi sento come quei grandi cacciatori alla hemingway che col cappello in testa e la divisa color sabbia se ne vanno nell'africa lontana a cacciare leoni e tornano con teste ruggenti a forma di trofeo. Anch'io ho dei trofei. Tengo le testine delle zanzare appese al muro con uno spillo. Ogni tanto le guardo e mi sento un mostro. Ma solo ogni tanto. A proposito ora avrei da fare: splash!

Friday, October 15, 2004

Così.Tanto per dire.

Sono un cincinino pigra, lo riconosco. Non ho grandi difetti nel senso che non bevo, non fumo, non uso sostanze lesive al cervello, non vado in chiesa, amo la mamma, pago le tasse, faccio attraversare le vecchine sulle strisce come i bravi boy scout, non abbandono mai gli animali sulle autostrade, tutt'al più li cedo a famiglie bisognose, mi riempio la bocca con quel tanto di buonismo che basta e con quel poco di psicologia da romanzo rosa per far scena. Sono pigra, lo so. E' uno di quei pochi lati di me che mi piacciono un sacco. Faccio parte di quella schiera di sognatori come Troisi che spera di veder muovere gli oggetti con la sola forza del pensiero. Mi sposto in macchina anche per fare il giro dell'angolo e se posso evito anche quello. Essere pigri è un lavoro. A volte stressante. Decidere di alzarsi dal letto il sabato mattina mi costa così tante energie cerebrali che poi ho bisogno di riposare tutto il giorno, domenica compresa. Non sono di quelle persone che fanno jogging, tennis, squash, beach volley, corrono a scuola d'inglese a pranzo, al corso di ceramica la sera e al corso notturno di origami. Mi basta quel che so. Nuotare senza affogare, dare due calci al pallone senza neanche spostare i piedi, giocare molto bene a tennis alla play station, camminare da qui a lì tanto per dimostrare coram populo che ho le gambe e per di più lunghe. Sono pigra e non me ne vergogno. Anzi odio quelli che si dannano l'anima per riempirsi la vita di impegni. Io non voglio impegni. Mi mettono in crisi le decisioni, le scadenze, il prendere appuntamento anche per la serata stessa. Ci vediamo se ci incontriamo, preferibilmente dentro una casa, chè fuori è stressante. Potrei guardare giornate intere lo schermo nero della tivvù in attesa che il telecomando si sintonizzi sul mio programma preferito. Faccio il minimo indispensabile per non farmi atrofizzare i muscoli. Alleno il cervello, a volte, quando non mi costa fatica. Credo nel motto: volere è potere. Sono della corrente di pensiero che sostiene che quello che la mente vuole, la mente fa; così sto educando gli elettrodomestici in casa perché se la sbrighino da soli. Guardo la lavatrice e le dò le istruzioni per il suo uso: ogni tanto per aiutarla accantono i panni sporchi bianchi da quelli colorati. Forse qualche risultato l'ho ottenuto. Stamattina m'ha portato il caffè a letto. Ma per il lavaggio dei panni sporchi ancora è lunga, però!

Tuesday, October 12, 2004

Nel mio quartiere.

Il grande evento del mio palazzo (a parte quando vengono le guardie per qualcuno ai domiciliari) è la riunione straordinaria di condominio. Non siamo come quei palazzi del centro con un amministratore che, una volta al mese o giù di lì, organizza una riunione dove tutti si scannano, parlano male del vicino e della moglie del vicino e si rovinano il fegato ma il giorno dopo buongiorno e buonasera in ascensore. Al mio palazzo non ci salutiamo mai perché siamo tutti "ignoranti" ma sinceri. La riunione viene indetta quando accade qualche calamità soprannaturale tipo quando qualcuno brucia "per caso" il portone con relativi citofoni e cassette della posta, quando si vuol fare la spia su eventuali appartamenti vuoti da occupare o quando ci si vuol mettere d'accordo su chi chiama quelli delle fogne perché veronica, la ragazza del terzo piano, oltre agli assorbenti usati qualche volta e "sbadatamente" butta nel vater anche i panetti di ascish. I nostri appuntamenti straordinari sono scanditi dalla musica soave dell'autoradio del Marana che pompa a intervalli regolari. L'ultimo successo che ci propina nelle ore più insolite e assurde della giornata tipo alle due del pomeriggio o alle otto di sera è "Vai Girardengo vai grande campione..." una canzone del novantacinque ma che dalle nostre parti va ancora per la maggiore. Il marana è un personaggio tutto da vedere: un occhio di vetro perso in una rissa e un figliolo in tutto spicciato a lui tranne che per l'occhio di vetro. L'altra sera ci siamo visti giù nell'androne per metterci d'accordo su chi avrebbe ridipinto i muri e le scale fino al quinto piano. Damiano, il calabrese, non parla mai. Forse si vergogna del dialetto. Ma non lo guardare mai per storto. Ha il coltello a serramanico sempre pronto. Patrizia scende con tutta la prole: un figliolo di due anni, il cane di tre e due subumane che non hanno né arte né parte però son buone buone e non si lamentano mai. L'egiziano del quarto piano non parla la nostra lingua. Però non si tira indietro quando deve pagare. La suora è il pezzo forte del palazzo. Ha il velo blu e non so a quale ordine appartenga. Ha paura che i vandali le entrino in casa. M'hanno raccontato che in salone tiene persino la farina sparsa per terra per controllare eventuali orme di estranei. Pare sia matta. Certo però è furba. Abbiamo trattato un sacco d'argomenti durante l'ultimo incontro: la pittura delle scale, la colletta per l'ascensore e per i citofoni, abbiamo sparlato di veronica visto che era assente e l'argomento clou è stata la notizia che la ragazza del figlio di franca è incinta. Sono partite le scommesse su chi fosse il padre: io punto su Pisellino. Il calabrese dice che non è stato lui. E ti credo, c'era la moglie davanti!
Mi hanno eletto capogruppo e così ho raccolto tutti i soldi che oggi ho perso alla slot machine di clara. Ho pianificato i lavori per le scale ma, per prender tempo, gli ammollato una tiritera su quanto costa la vernice a tempera e sul fatto che agli smorzi non si risparmia più come una volta, gli ho comunicato anche il costo della manodopera e gli ho tirato su anche tutta una storia sugli ammortizzatori sociali che mi sentivo quasi come Siniscalco. Alla parola ammortizzatori s'è svegliata una delle due subumane: dice che allo sfascio del cognato me li può rimediare lei sottocosto. Verso le nove ci siam salutati chi per un impegno chi per un altro: io dovevo vedere ER.
Stamattina scendendo ho incontrato il calabrese. Non m'ha salutato. Io neanche. Mi rispetta di più,così.

Sunday, October 03, 2004

Rimango sempre la stessa ragazza acqua e sapone.

capita che una mattina come tutte le mattine ti svegli e accendi il computer e, neanche fosse il giorno della befana, trovi delle sorprese che non ti aspettavi. capita che apri la posta e anziché trovarci le solite quattro e mail scarcagnate come quella dell'ufficiale giudiziario della tiscali che ti cerca per vecchie bollette arretrate e mai pagate, o quella della casa di preghiera di suor Mariapia che parla solo di santi e di dio, o l'e mail che ogni santa volta vuole "enlargiare" il tuo penis, capita che ti spuntino dal nulla delle lettere un po' strane. capita che queste mail ti avvertano che sei stato nominato (anche se non fai parte del cast del grande fratello) nella blogosfera e che un tale luca s'è appropriato di un tuo post che ti vergognavi anche a postare.
il sogno della mia vita, lo confesso, è sempre stato quello di fare l'investigatore. quando c'è da scoprire gli altarini di qualcuno sono sempre la prima ad essere disponibile e a prestare la mia opera anche senza retribuzione, tanto che una volta, per aiutare un'amica, ho dovuto seguire in piena notte una persona che, accortasi da subito di essere seguita, m'ha fatto fare il giro del colle oppio quattro volte e alla fine mi ha offerto anche un cordiale al bar delle guardie. in ricordo di quei giorni, comunque, mi sono messa alla ricerca di questo luca. ho fatto un giro tra i blog dove il post è stato anche postato e brillantamente commentato. avevo le lacrime agli occhi e le mani tutte sudaticce per tanto onore dato che i miei accessi giornalieri sono cosí scarsi che shinystat mi ha anche citato in giudizio per la cattiva pubblicitá che gli faccio. Ho messo al lavoro mio padre, pensionato, che ogni giorno ad ogni ora clicca per due o tre volte sul mio blog e anche la vicina di casa della zia di franca che clicca nella stessa modalitá peró ad ore alterne rispetto a mio padre (sennó shinystat lo capisce!). insomma non ho ancora risolto l'arcano. quello che posso fare peró é ringraziare fin d'ora luca o chi per lui, chiedendogli se oltre a mandare in giro i miei pezzi, puó provvedere anche a saldare i conti della tiscali e a passare in erboristeria per comprarmi il propoli e la vitamina C ché, data la folla qui sotto per via di questo post, non me la sento proprio di affrontare i fotografi!