Monday, December 12, 2005

Ritorno al passato.

non ci crederai mai ma stanotte un "vroooooooooooooooommmmm" lungo e ripetuto m'ha svegliato in piena notte. cose da non augurare a nessuno neanche a quella lontana parente zitella che porta jella e che ogni volta che passa si rompe qualcosa a casa e si spengono le luci a intermittenza come al luna park. ho acceso l'abat-jour in preda al panico scervellandomi su quel rumore e analizzando in pochi nani secondi tutto quello che poteva produrlo: ho pensato prima alla vicina che russa peggio di mio padre e che tossisce come un tubercoloso per tutta la notte e che forse tra un accesso e l'altro di tosse stava tirando gli ultimi, poi al maremoto chè di questi tempi tra alluvioni e mareggiate non c'è da star tranquilli neanche al settimo piano e per finire un leggero senso d'angoscia m'ha trapassato il cuore anche per via della guerra giacchè ieri m'ero sparata sette ore di documentari sull'undici settembre che la sera non riuscivo più a prender sonno non so se per gli attentati o per l'etto e mezzo di pasta e broccoli mangiato a cena. ho aspettato qualche secondo e spengendo la luce mi sono detta che la sera devo mangiare più leggero e che quella fetta di mont blanc forse era di troppo. come una pupetta mi sono avvoltolata su me stessa cercando calore nel piumone di vera oca televisiva che quando lo tocchi ti dice le capitali europee e ti canta "uh la la uh la la uh la la la vieni a giocare vinci con noi". dopo circa tre secondi di tepore riesco a prender sonno ma un nuovo "vroooooooooommmmmm" ancora più forte s'impossessa della mia stanza, del corridoio per passare al bagno e per uscire dalla porta chiusa con tra mandate tre per via dei ladri e degli zingari. mi spavento e con sangue freddo, come il peggiore dei serpenti a sonagli o era a pendagli ora non ricordo, impugno il coltellino modello giocattolo che tengo sul comodino per i maleintenzionati, accendo la luce e mi guardo intorno con aria circospetta tipo clint istvud con la sua 44 magnum algida. nel frattempo sento la vicina che tutta scocciata mi urla: "doooorme!!!!". mi alzo in piedi e un lontano vocìo assale tutta la stanza. mi accerto di non aver lasciato la televisone accesa in salone. guardandomi alle spalle, a piedi scalzi che oggi ho anche una leggera raucedine e con passo felpato come i gatti sui tetti che scottano mi addentro nei meandri della casa buia, accendo più luci possibili tanto per far capire che non sono da sola (questa non l'ho capita!) e mi guardo a destra e a sinistra come ho più volte visto fare a claudia pandolfi e a richy menphis in distretto di polizia. arrivo finalmente in salone e noto con grande disappunto che la tivvù si sta schiacciando i "mejo" sonni e che tra l'altro sbuffa anche un po' ritenedosi invasa nella sua privacy. lascio in pace la tivvù e cerco di seguire quel vociare lontano che mi porta di nuovo in camera da letto: "oh, ma si figuri", esclama una voce tutta impettita. un tocco delicato di chiatarra accompagna un coro di persone: "partono i bastimenti per terre assai lontane...e suonano... ma le mani tremano sulle corde...quanti ricordi, ahimè, quanti ricordi!" la canzone viene interrotta subito da una voce che con tono imperioso esclama: "voi della terza classe tutti sul ponte!"
pensando di essere nel mezzo di un sogno accendo il cellulare e chiamo sull'altro numero. così in piena notte pupa tim ha chiamato pupa wind e il telefono s'è messo a squillare facendo un baccano infernale poichè per la wind uso quella suoneria tipo carnevale di rio. "doooorme!!!!" ha esclamato di nuovo la vicina catarrosa che ha iniziato anche a rantolare. "i passeggeri della prima classe si preparino a sbarcare sul ponte diciassette", ho sentito poi urlare da una voce al megafono. "tutti i possessori del libro rosso- ha continuato la voce al megafono- si radunino sul ponte sotto coperta". ho pensato di chiamare la polizia ma mi sono messa a passare in rassegna tutte le persone che potessero essere sveglie a quell'ora. m'è venuta in mente mia madre, l'unica sveglia nella notte e l'unica in grado di capire queste stranezze. non ho fatto in tempo a comporre il numero che un nuovo "vrooooooooommmmmmmmm" prolungato m'ha trapanato le orecchie che ora ho due buchi in più per lato.
all'improvviso da una parte piccola e oscura del cervello geniale che ognuno possiede m'arriva l'insight, l'illuminazione: guardo di fronte al letto e vedo che il quadro di ikea, quello che rappresenta una scena di un porto in bianco e nero negli anni venti, ha incominciato a muoversi neanche fosse la televisione. mi metto a osservare così i comingnoli che mandano fumo, la nave che s'avvicina al porto, la gente che si muove sui moli, tutto un gran baccano e gran frastuono, gente che va e gente che viene, macchine d'epoca e bombette e frack. m'avvicino alla stampa così per curiosità e per cercare di capire meglio e vengo risucchiata dal quadro come se stessi trapassando un buco nero che lo dice pure margherita hack che ci sono i salti temporali e i vuoti di memoria.

cara matre, ti scrivo da ellis island. dicono che devo aspettare qui quaranta giorni per via che non so l'inglese: pensano che io sia analfabeta 'sti ignoranti. ho provato a spiegargli che ho fatto tutte le scuole con la mazzalupi, che da clara vinco sempre allo strip poker e che ho visto sei volte un Americano a roma tanto che conosco tutte le battute a memoria "all right all right, yankee doodle day e what's american boy".
cara matre, farò natale qui: se puoi, mandami dei calzettoni spessi, le maglie di lana a collo alto, una scoppola nera e un mandolino che pare che qui vadano per la maggiore!

Wednesday, December 07, 2005

A volte ritornano.

una volta avevo un cane. l'ho mollato sull'autostrada un venerdi quattordici agosto sotto un sole cocente e cercando di fare in fretta per non prendermi l'insolazione. oggi ho uno stagista, qui al lavoro. il cane l'avevo comprato: un milione di lire del vecchio conio. lo stagista credo sia spuntato dal nulla. forse fa parte di quei programmi demagoci preelettorali per la formazione dei giovani, organizzati dalla regione. lo stagista ha un nome, come il cane aveva un nome. viene da una scuola di periferia e mi ha portato un foglio con su scritta la richiesta di lavorare con me autografata dal professore di disegno e dalla professoressa di musica. dopo aver imprecato per qualche secondo, ho fatto un giro di chiamate: il preside della sua scuola per chiedere delucidazioni, la mia commercialista per accertarmi che non ci fossero conseguenze fiscali, il mio dottore per farmi prescrivere l'ecografia alla bile per via di certa sabbia che mi riporto da un vecchio viaggio nel sahara e, già che c'ero, anche la bidella della mia scuola elementare che era tanto che non la sentivo; tutti concordi: mi devo tenere lo stagista; lo devo tenere qui fino al diciotto febbraio.
è antipatico, lo stagista. pesci ascendente cancro: un muso lungo e un fare da vecchio matusalemme; si sveglia solo quando gli parli di motori e di canale cinque. non fa battute, non parla, non segue i miei innumerevoli exploit umoristici, non lavora e si porta sempre dietro la sua ragazza che perlomeno è simpatica (è dell'acquario). non so comandare, io. non so chiedere chè mi scoccia chiedere. non so impartire ordini perchè credo che se faccio da sola faccio prima e meglio. lo so, sono piena di difetti, ma lo stagista fresco di scuola e di muso non lo meritavo proprio: deve essere a causa della legge del contrappasso per aver mollato il cane, lo so, lo sento. qualche giorno addietro ho provato a prendere il discorso alla lontana, con lo stagista: gli ho detto che nella vita il lavoro nobilita l'uomo (non ci credevo neanche io, così non sono stata molto convincente), che nella vita bisogna far tutto e non bisogna spaventarsi di fronte a niente, gli ho aggiunto anche, con fare maturo, che una volta i giovani avevano più rispetto per gli adulti e non se ne stavano a poltrire nelle università sfoggiando questo o quel paio di jeans abilmente sdruciti. mi sono sentita tanto una di quelle persone che avevo sermpre criticato, che fanno discorsi da vecchi scollati dalla realtà, che portano occhiali bifocali e i capelli azzurrini, hanno il fiato corto e che sa d'aglio e le mani rugose. non ha recepito lo stagista. continua a dormire in piedi. continua a scroccarmi internet che mi toccherà anche far sparire, mangiandolo, questo blog per paura che lo legga. continua a dire che questo non è il lavoro per lui e che parteciperà alle selezioni del grande fratello parte sesta perchè vuole diventare come taricone, sposarsi una rumena, farci un figliolo bicolore e andare da maria de filippi per incontrare valentino tocco. gli ho detto che conosco una rumena che fa la parrucchiera ed è una brava ragazza. non ha gradito. neanche la sua ragazza.
una volta avevo un cane e questo è quello che mi merito: lo stagista. ora mi trovo che lavoro per lui, che rispondo al telefono perchè lo cerca sempre qualcuno, che gli compro il panino per il pranzo e lui storce anche il naso. stamattina sono arrivata in ritardo chè la metro era strapiena. m'ha tenuto il muso tutta la mattina e mi ha fatto chiamare dalla madre la quale ci ha tenuto a precisare che devo esser più puntuale, svegliarmi prima la mattina e curargli la dieta giacchè la mortadella tutti i giorni non la digerisce. una volta avevo un cane. non rimpiango di averlo lasciato sull'autostrada: forse dovevo rimanerci anch'io!