Thursday, June 22, 2006

Mondiali 2006

saranno state le undici che avevo finito il primo sonno quello della digestione sul divano quando gli occhi ti si storcono e s'invertono al tal punto che ti fanno male e le palpebre ti si abbassano anche se non vuoi e tu sei lì che ti sforzi e dici "come è possibile che non riesco a dominare il son.." e non finisci la frase perchè già stai ronfando con la pubblicità a palla che il vicino seppur sordo ti ringrazia per l'effetto dolby sorround. quale posto migliore per dormire se non il divano, visto che dopo te ne vai a letto e gli occhi che prima si chiudevano come ponti elevatoi, ora se ne stanno arzilli e ti dicono, ehì che si fa di bello? lettura, taglio e cucito, parole crociate, televisione? macchè, anche a letto riaccendi la tivvù e la sintonizzi sul primo canale che ti capita tanto ti serve che qualcuno, per farti riprendere il sonno interrotto, ti parli in sottofondo foss'anche billaden che ti declama tutto il corano minuto per minuto. chi ti capita invece? un pelato con gli occhialetti che comincia a parlare dei mondiali e non è che ti dà i risultati della giornata che visto che sei al lavoro non sai neanche uno straccio di partita e sei rimasta a quella della settanta italia germania 4 a 3. no, il pelato comincia a fare previsioni su previsioni neanche fosse il mago do nascimiento e ti dice che: se il giappone fa harakiri, il portogallo gli si azzoppa l'allenatore, il togo se lo "magna" il ghana, la tunisia se ne va in vacanza che ad hammamet ci sono dei buoni last second, se la croazia fa cronch e il brasile ronaldo è grasso e adriano è un ex imperatore, se la spagna la richiama zapatero per il gay pride prossimo venturo e l'ecuador ha una sciagura che una tromba d'aria gli scoperchia le case ai giocatori, se l'inghilterra beckam se ne va in concerto con le spice e il mexico viene colto dalla vendetta di montezuma, il pelato dice che l'italia andrà in semifinale. solo qui, mi gratto e tocco legno visto che sono pigra per alzarmi dal letto e andare a trovare un ferro in giro per casa. ma il pelato ci crede troppo e io penso che se lo pagano uno straccio di notizia la dovrà pur dare, quindi perchè non fare altre previsioni e dirci direttamente anche chi andrà in finale: se la svezia rubano a casa della regina e la svizzera mangia troppa cioccolata ed è costretta a stare al bagno tutto il giorno, se gli usa li richiama bush e devono correre ad aiutare i marines e i ciechi andando alla partita non trovano i cani, l'italia andrà in finale con la germania e con un gol di gilardino e uno di toni su passaggio direttamente di buffon vincerà questi mondiali. a quel punto ho sentito dei botti e la gente per strada che urlava. mi sono affacciata e ho visto le bandiere sventolare che neanche durante il passaggio del duce a via buenos aires. le trombette non la smettevano più e la gente s'abbracciava tutta. ho rischiuso le persiane e mi son detta che è proprio vero che i sogni aiutano a vivere meglio. ho chiuso gli occhi e ho sognato un'epidemia.

Friday, June 16, 2006

Pausa pranzo.

mi piace stare qui fuori su questi tre scalini. mi piace soprattutto nelle giornate di sole, sentire il calore sulla faccia e sulle mie braccia. vedere i tatuaggi che cominciano a cambiare colore e a scurirsi come le braccia che mollano il loro bianchiccio invernale e si colorano e danno un'aria di salute e di mare e di vacanza. mi piace staccare la mente e guardare le persone, vederle camminare, vederle passare, sorridere, urlare le canzoni in macchina, correre e saltare. c'è sempre un signore che porta a spasso il suo cane, lavora alle ferrovie, stessa ora e stessi movimenti, come il suo cane che lo segue da vicino. c'è la ragazza che ha chiuso bottega, ha perso i genitori in un'estate sola e passa, accenna un saluto con la testa e va via. passa la megane giallina con una cliente che mi suona e ogni volta ha lo stesso sorriso, scala la marcia prima dello stop, dà un colpo di freni e clacsonando riaccelera. ha dei figli e un marito che l'aspettano a casa. ha la sua vita e io la mia e ci incrociamo per un istante o due e poi via si va avanti. mi siedo su questi tre scalini che sono bollenti per il sole che batte e il calore che accumulano e si sente per un secondo appena un silenzio che non è più frastuono. passano i ragazzi che vanno in skate con i jeans calati e larghi e le maglie come i rapper americani. è dura, penso fra me, skatinare a roma dove ogni pezzo di strada è una buca, dove ogni solco è una voragine, dove ogni incorcio è un'insidia. passano le suore che mi salutano e poi si sente il rumore in lontananza di un monster che viene su dalla salita e ora eccolo che spunta da dietro la curva. io guardo tutti e tutti che mi guardano. mi chiedo cosa pensaranno di me, di questa ragazza un po' strana che siede come una vagabonda sugli scalini di una negozio colorato. mi chiedo cosa pensino e se pensano qualcosa che non è da tutti scrivere le storie degli altri dentro la propria testa. arrossico e arrostisco chè il sole picchia forte, la testa si è scaldata e i capelli cominciano a pesare sulla testa, come i pensieri. questo è il mio momento preferito, quello in cui sono tutti a pranzo, chi mangia un panino e chi sonnecchia di fronte al tiggì, chi è al bar e chi in mensa. io sono qui fuori, seduta sui miei tre scalini a scaldare le ossa e riappacificare la testa. niente di eccezionale, solo un momento tutto per me.

Wednesday, June 14, 2006

Che fatica, la vita.

Sono un cincinino pigra, lo riconosco. Non ho grandi difetti nel senso che non bevo, non fumo, non uso sostanze lesive al cervello, non vado in chiesa, amo la mamma, pago le tasse, faccio attraversare le vecchine sulle strisce come i bravi boy scout, non abbandono mai gli animali sulle autostrade, tutt'al più li cedo a famiglie bisognose, mi riempio la bocca con quel tanto di buonismo che basta e con quel poco di psicologia da romanzo rosa per far scena. Sono pigra, lo so. E' uno di quei pochi lati di me che mi piacciono un sacco. Faccio parte di quella schiera di sognatori come Troisi che spera di veder muovere gli oggetti con la sola forza del pensiero. Mi sposto in macchina anche per fare il giro dell'angolo e se posso evito anche quello. Essere pigri è un lavoro. A volte stressante. Decidere di alzarsi dal letto il sabato mattina mi costa così tante energie cerebrali che poi ho bisogno di riposare tutto il giorno, domenica compresa. Non sono di quelle persone che fanno jogging, tennis, squash, beach volley, corrono a scuola d'inglese a pranzo, al corso di ceramica la sera e al corso notturno di origami. Mi basta quel che so. Nuotare senza affogare, dare due calci al pallone senza neanche spostare i piedi, giocare molto bene a tennis alla play station, camminare da qui a lì tanto per dimostrare coram populo che ho le gambe e per di più lunghe. Sono pigra e non me ne vergogno. Anzi odio quelli che si dannano l'anima per riempirsi la vita di impegni. Io non voglio impegni. Mi mettono in crisi le decisioni, le scadenze, il prendere appuntamento anche per la serata stessa. Ci vediamo se ci incontriamo, preferibilmente dentro una casa, chè fuori è stressante. Potrei guardare giornate intere lo schermo nero della tivvù in attesa che il telecomando si sintonizzi sul mio programma preferito. Faccio il minimo indispensabile per non farmi atrofizzare i muscoli. Alleno il cervello, a volte, quando non mi costa fatica. Credo nel motto: volere è potere stare in panciolle. Sono della corrente di pensiero che sostiene che quello che la mente vuole, la mente fa cioè niente; così sto educando gli elettrodomestici in casa perché se la sbrighino da soli. Guardo la lavatrice e le dò le istruzioni per il suo uso: ogni tanto per aiutarla accantono i panni sporchi bianchi da quelli colorati. Forse qualche risultato l'ho ottenuto. Stamattina m'ha portato il caffè a letto. Ma per il lavaggio dei panni sporchi ancora è lunga, però!