Tuesday, December 28, 2004

Me lo dice sempre mamma che una donna deve fumare.

vivere da soli comporta aspetti positivi e altri negativi come tutto nella vita. ora, non mi sogno neanche un po' di elencare né gli uni né gli altri giacchè siamo appena usciti dal santo natale e abbiamo ancora i cuori inteneriti e ricchi d'amore per la nascita del bambinello dentro la capanna gelida ma soprattutto per le cospicue vincite al mercante in fiera e alla tombola del centro anziani di via Pullino. volevo solo raccontare quello che m'è successo qualche sera fa. era la prima sera di solitudine. arrivo tutta infreddolita a casa chè con la moto d'inverno rischi tutti i giorni il colpo apoplettico e neanche puoi fargli causa con l'assicurazione. ho aperto il frigo per riscaldarmi e l'ho richiuso subito visto che quello ha cominciato tutta una tiritera sulla storia della sua vita e io non avevo proprio la fantasia di starlo a sentire. ho fatto la vaga e mi sono occupata di cercarmi del cibo come fanno le leonesse nella savana che girano in cerca di prede per i cuccioli. ho rovistato tra gli scatoloni e ho ritrovato una busta di riso e spinaci liofilizzati residuato di non so che trasloco, forse di quello risalente al 1998 quando mi regalarono un pacco di natale con lo zampone di piede di porco, i datteri e una bottiglia di vov. con una gioia infinita neanche avessi trovato il tesoro del santo graal, ho letto le istruzioni per cuocermi la sbobba: un pentolino d'acqua, il contenuto della busta, una goccia d'olio e una cucchiaiata di parmigiano. dopo un rapido check per appurare se fossi in possesso di tutte queste cose, ho preso il pentolino come nella foto sulla busta, ci ho messo l'acqua e ho versato il contenuto nell'acqua fredda. sono andata per accendere il gas e, prima aspetto negativo della vita da singol, m'accorgo che non posseggo un accendino nè un accendi gas e neanche un fiammifero per darmi fuoco. sento nel frattempo il frigo sghignazzare e il lavello che cerca di calmarmi facendomi vedere il lato positivo: cioè che non tutto il male viene per nuocere o per cuocere, non ricordo. mandandolo a quel paese (il famoso paese dei lavelli) per questa immensa banalità, mi viene il lampo di genio di andare dalla vicina. ho guardato l'ora per paura di disturbare. ho aperto la porta di casa e m'hanno assalito già sul pianerottolo le urla di gerry scotti provenienti dalla casa della vicina. suono con un certo imbarazzo. nessuna risposta. sento intanto che dalla mia cucina il riso e gli spinaci liofilizzati chiamano il mio stomaco a gran voce e, con un po' più di convinzione e sfacciataggine, scampanello più a lungo. ancora nessuna risposta. penso: la vicina è sorda. o è morta. o è nascosta dietro lo spioncino e non apre agli sconosciuti. o forse non c'è. continuo a scampanellare finchè, impietosito, gerry scotti urla alla mia vicina di andare ad aprire. avverto dei passi cadenzati dalla musica e dai balletti delle letterine e dei giudici. Chi è? mi urla la vicina. con una voce flebile, le dico che ho bisogno di un accendino. Chi è? urla sempre più infastidita. intanto sento che gerry scotti parlotta col marito che vuol rispondere alla domanda "Chi ha esclamato la celebre frase: Il dado è tratto?". Urlo da fuori a gran voce: Giulio Cesare. la signora apre la porta. il marito tutto contento vince 50 euro. gerry scotti lancia la sigla. e io?

Wednesday, December 15, 2004

Bidibodibu.

L'organizzazione è sempre stato il mio forte. Sabato avevo preparato tutto: preso il libretto degli assegni, riunito le persone per un aiuto concreto e soprattutto di fatica, prenotato il camion per il trasporto e ordinato il benedetto materasso in vero poliuretano espanso che non so che sia ma mi sa tanto di quella roba con dentro l' uranio così impoverito da provocare piogge acide e falle in ozoni bucati. Scendo nel raparto consegna merci di ikea al piano meno due. Ho il numero 178 e noto che ho appena una quarantina di persone davanti. Mi siedo su delle panche tipo stazione anni quaranta e nell'attesa comincio a immaginare il mio materasso e a fare progetti e a organizzare le persone: tu a destra, tu reggi a sinistra, io lo faccio entrare dal portellone e così via. L'ansia mi cresce addosso come decrescono le persone che mi precedono.
Passa più di mezz'ora e mancano due o tre persone. Ho i nervi a fior di pelle che non mi contiene neanche più tra l'altro. Già me lo vedo arrivare questo materasso unoeottanta per due nuovo di zecca e pezzo pregiatissimo sul quale schiaccerò i miei mejo sonni. Tra una fantasia e l'altra sento bippare il marchingegno e vedo il mio numero sullo schermo. Neanche avessi vinto la cinquina al bingo di piazza re di roma mi alzo in piedi e grido: ce l'ho! M'avvicino al bancone e cerco con lo sguardo qualcosa di molto grosso che abbia le fattezze di un materasso svedese biondo con gli occhi azzurri. Mi consegnano in mano qualcosa tipo un canavaccio da cucina. Penso subito ad un errore e l'addetto mi dice che quello è il modello che ho scelto. Mi consegna soddisfatto anche una busta chiusa contenente la garanzia. La tenga da conto, mi dice. Con aria sconsolata prendo la garanzia e questo cuscinetto in mano. Disdico il furgone e saluto le persone che avevo riunito per farmi aiutare. Prendo la strada di casa e porto su il materasso con tale agilità che neanche ai tempi del liceo durante le partite di pallavolo maschi contro femmine. Leggo le istruzioni del materasso e scopro che si ingrosserà in quattro o cinque giorni. Al momento non capisco perché ho speso così tanti soldi per un materassino che a ostia te li tirano dietro a due lire, specie durante l'inverno. Poi do fiducia a 'sti svedesi e adagio il materasso sul letto. Quello comincia a gonfiarsi neanche fosse blob il fluido che uccide. Io nel frattempo caccio un urlo neanche avessi visto l'ectoplasma di padrepio vestito da cowboy al ballo delle debuttanti. Il materasso si triplica e poi si quadruplica a dismisura. Invade la camera e poi a poco a poco tutta casa. Io con atteggiamento da vero uomo scappo via in cerca di aiuto. Ritorno poco dopo con qualche persona che calmi il materasso. Lo trovo. Lo trovo seduto sul divano che si guarda Biutiful. Una birretta nella mano destra, un salatino nell'altra. Mi saluta a mezza bocca. Anzi mi fa cenno di non disturbare. Pare che Rigge sia il padre vero del figlio di Bruk. Nel bel mezzo di questo momento topico, chiudo la porta alle mie spalle e mestamente me ne torno al lavoro. Stasera non so che fare e non so dove dormire. Forse dovrei trovargli una compagna?

Saturday, December 11, 2004

GrandeMente MarieMarion!

"...Avevamo un sogno che si chiamava Basaglia
che non ha mai parlato di abbandonare i malati mentali alle famiglie disperate
avevamo un sogno che si chiamava lavoro
nessuno ha mai parlato di arroccarlo nel castello dei Privilegi escludendo tutti gli altri
avevamo un sogno che si chiamava sana imprenditoria
nessuno ha mai ingiunto di criminalizzare chiunque osasse mettersi in proprio
avevamo un sogno che si chiamava istruzione pubblica
nessuno ha mai scambiato l'istruzione con i troll firmati
avevamo un sogno che si chiamava Democrazia
nessuno ha mai insegnato che essa esiste in quanto impone il rispetto da tutti verso tutti
avevamo un sogno che si chiamava libertà
qualcuno sa che essere liberi significa che il proprio diritto finisce laddove comincia il diritto altrui?
Ma di più
avevamo un sogno che si chiamava lotta
ed è scritto nei cromosomi di ogni cittadino del mondo
appagare gratuitamente il senso della lotta significa
questo sì cittadino Pezzotta
impigrire e rassegnare relegare nel limbo della nonvitamorire da vivi.
Avete voluto il branco uniformato?
presto ne pagherete le conseguenze.
Noi
i pazzi del libero pensiero
il nostro cervello non l'avrete
no".

Tuesday, December 07, 2004

E stasera sera dò a lavare il mio vestito per l'amore.

Sono un muratore provetto. Chiedetemi tutto: un soffitto blu cobalto costa una trentina d'euro di tinta che devi far fare scegliendo accuratamente i pantoni. Ma costa soprattutto una fatica immane spatolare su e giù con la pennellessa e per di più con la cervicale che si lamenta e mi tiene il muso tutta la sera, tanto che più volte io e la cervicale ci siamo chieste come abbia fatto Michelangelo a pitturare certe chiese senza neanche lamentarsi una volta. Le pareti costano 15 litri di bianco lavabile e traspirante chè loro ci tengono all'ecologia e mi sa che sono pure dei verdi. Però costa anche tanta fatica il giorno dopo pulirle con la spatolina se ti sei scordato di metter per terra dei giornali. Il trapano a punta larga buca le mattonelle che è una bellezza. A patto che tu riesca a fare i buchi sulla stessa linea. Altrimenti potresti ritrovarti uno specchio che pende e ogni volta che ti guardi le possibilità sono due: o speri di diventare zoppo o ti specchi con una scarpa si e l'altra no. Pulire i pavimenti è proprio un lavoro massacrante, non parliamo poi dello zoccoletto che per fortuna è maschio, sennò chi se la sente! Il classico del muratore provetto è il panino con la mortadella, che se non è accompagnato dalla birretta perché si è astemi, ti si ripropone ogni quarto d'ora finchè non te ne torni a casa talmente stanco che non senti né più lo stomaco né più le gambe e neanche la tua vicina che ti chiede che ore sono. Oggi più che mai sono convinta che a ciascuno vada il suo mestiere. Il muratore ai muri. Il pittore ai quadri. Il calciatore sui campi con l'agricoltore. La maestra a scuola. L'amante nell'armadio insieme alle mutande buone e alla naftalina. Il fabbro ai suoi ferri come il chirurgo. Quello che non capisco però è come mai le Lecciso sono in tivvù e non sulla strada vicino a quei lampioni illuminati?

Quanti punti fa l'autostima al superenalotto?

Ieri sera la prima seduta di psicoterapia collettiva. Un sacco di gente nuova. Occhi puntati ognuno sull'altro. Sguardi interrogativi. Braccia conserte. Accavallamento delle gambe come in segno di difesa. Tutti in circolo come gli indiani intorno al kalumè della pace. Mi sentivo tanto Abby di Er che cerca di prendere la laurea senza neanche i punti miralanza. Si parlava di autostima, nella seduta di ieri. Non ho seguito granchè. Ho pensato subito di stimarmi moltissimo e di non aver bisogno dei consigli di nessuno, neanche gratis. A poco a poco il mio atteggiamento però è cambiato. Credo sia importante darsi una possibilità e non chiudersi a riccio solo perché si ha paura di aprirsi o di trovarsi dentro cose che potrebbero fare male. Così alla fine ho scoperto tanto di me: ho scoperto che nella lista dei punti sull'autostima posseggo troppo di una persona che si stima ma anche troppo di una persona che ha una bassa considerazione di sé. E ora non so come conciliare il tutto tanto che al bar oggi non sapevo neanche come comportarmi con clara. Ho scoperto che non riesco a fare le visite guidate con cicerone dentro me stessa perché non riesco a chiudere gli occhi di fronte agli estranei e a lasciarmi andare rilassandomi. Ho scoperto che la gente invece si lascia andare benissimo ed è un piacere guardarla di nascosto e giudicarla anche e magari sghignazzare sotto i baffi. Ma la cosa più importantante che ho scoperto è che non ho mai un foglio e una penna a portata di mano. Il venti ci sarà la prossima riunione. Credo che andrò già mangiata. O forse porto la penna, la carta e anche pane e mortadella. Hai visto mai.

Monday, December 06, 2004

Nonsense.

Oggi non so se sono felice o triste. Nell'incertezza propendo per l'essere triste chè fa sempre pandant!