Monday, May 31, 2004

Una bella radio se non trasmettesse Elio e le sue storielle.

indecisa tra partecipare al galà degli ottant'anni del principe ranieri di monaco che m'ha invitato proprio ieri e festeggiare la nascita due volte di pietro sia come Uomo che come radio, credo che propenderò per la seconda ipotesi chè la prima "ciò" lo smoking in tintoria! auguri MieterreRadio...hip hip hurrah: spariamo in aria 40 colpi di cannone, cercando di non centrare in pieno l'antenna che porta la tua voce a tutti noi!

Saturday, May 29, 2004

Occhi puntati.

ho alzato gli occhi
ed eccolo lì di fronte a me
fermo e immobile
gli occhi puntati verso di lui, i miei
gli occhi puntati verso di me, i suoi
ha fatto il vago
fischiettando ha ripreso a camminare lungo la tenda
fingendo di non esser lì
con quelle zampine e quel corpo cicciotto
e quell'aria da scroccone
ho chiuso l'acqua
ho tolto il sapone dagli occhi
e lui lì, fermo e immobile di nuovo
impassibile come una statua
e io?
lo schiaccio ma mi fa senso
lo ignoro ma non riesco
lo innaffio ma sporco tutto
e lui lì con quell'aria di sfida
fermo e immobile
gli occhi puntati i miei
gli occhi puntati i suoi
maledetto ragno
da dove vieni, dove vai
tornatene nella tua tana
a intrecciare qualche tela
ho strattonato con un colpo la tenda
deve aver fatto un bel volo
è scomparso nel nulla del bagno
e poi quello non sa che non si spiano le signore nella doccia?

Wednesday, May 26, 2004

MieTerreRadio la prima radio di PietroBi in striming audio.

Caro PietroBi non parlo alla tua radio perchè:
- non sono snob ma solo irrimediabilmente timida chè la luna in leone in famiglia se l'è voluta prendere mamma!
- se ti scordi di aprire il tuo audio (come fai di solito) uno fa la figura che parla e straparla da solo e io tengo famiglia
- avrei bisogno di una doppiatrice visto che ho una voce bruttissima con annesso accento romano della serie "iapotemo fà"
- non ho argomenti chè di solito io sono un ottimo orecchio e una pessima oratrice
- mi sembrerebbe di rivivere i tempi del liceo con la Mazzalupi che mi chiedeva di cantarle l'ira del Pelide Achille o di declinarle la quarta col genitivo in "us"

Ma potrei fare uno strappo alla regola e scordarmi la timidezza dietro:
- congruo compenso anche in natura morta (in tal caso parlare con il mio agente Ir Zingaro)
- domande già preconfezionate come per i discorsi del cavaliere
- trapianto urgente di voce tipo baritono e/o tenore (no Pavarotti, preferibile Mario del Monaco)
- intervista di gruppo in cui le voci si confondono e io potrei fare volentieri il controcanto.

Contattare P.O.Box 69/5-2
Ore pasti. Esclusi perditempo.

Citofonare Ir Zingaro, scala B interno 8

Un minuto adesso.

Son seduta qui al sole che aspetto. Con la mia magliettina col dollaro e le mie scarpe buone. Il sole che riscalda la pelle bianchiccia e s'infila nelle rughe del viso e delle mani. Il sole che riscalda finalmente questi pensieri intorpidi dal lungo grigiore. Aspetto gli eventi. Aspetto seduta e fingo di pensare, fingo di essere concentrata su qualcosa che non c'è. Ma non sto pensando a niente. Non penso a te. Né a te. E neanche a te. Penso alla mia magliettina col dollaro raffigurato e alle mie scarpe buone. Aspetto che il sole faccia il giro. E si nasconda dietro il palazzo giallo e rosa di fronte a me. Son qui seduta che aspetto. E la magliettina col dollaro s'è tutta arroventata dal calore. E anche la testa. E questo sole a picco mi scurisce la faccia e le braccia tatuate e le mani invecchiate. Gli occhi mi fanno male. Mi sistemo i capelli con le mani. Fingo di esserci ancora un po'. Mi guardo attorno con l'aria assente. Passano a frotte file di macchine. Ognuno è da solo. Ognuno con la sua aria assonnata e la sua storia narrata e la sua vita ormai andata. Ognuno che finge di essere assorto. Come me. Mi guardano le scarpe buone e la magliettina col dollaro raffigurato. Mi guardo le mie scarpe buone. E la magliettina col dollaro. E li lascio a guardare. Io non ci sono già più. E tu neanche.

Monday, May 24, 2004

Trenta denari. Come le calze.

Non credo che dio si sia sprecato poi tanto nel crearci. Poteva fare di più. Che so, donarci la facoltà di volare sospesi nell'aria. Regalarci l'immortalità. O darci la possibilità di scegliere chi siamo e per quanto tempo. Poteva evitarci il dolore e anche tutte quelle storie sulla chiesa e su gesù che poi alla fin fine mi sa che non ci crede neanche più Lui. Poteva darci l'intelligenza ma senza la presunzione di esserlo e non darci in mano 'sti dieci talenti che io già li ho spesi tutti al videopoker. Se si fosse applicato di più, forse non ci sarebbero le guerre e la povertà e anche l'ingiustizia e neanche più tu. Mi chiedo a volte quanti volti può avere un'anima. Mi chiedo se hai un'anima o l'hai venduta prima di scoprirne le molteplici facce. Un'anima è come un vestito. La indossi il primo giorno di vita e non te la togli più. S'arricchisce con il tempo e con l'esperienza. Ogni tanto l'abbelliamo con fronzoli e la tiriamo di qua e di là come una coperta troppo corta per far sì che ci stia a pennello. Non so se dio possieda un'anima. Perché se la possedesse avrebbe evitato sicuramente di creare te e tutti quelli come te che si gongolano e si prendono tanto sul serio. Quando ha creato me doveva esser il suo giorno fortunato. Fattelo dire.

Storia d'amore.

Tu non sai cosa ho fatto quel giorno quando io la incontrai in spiaggia ho fatto il pagliaccio per mettermi in mostra agli occhi di lei che scherzava con tutti i ragazzi all'infuori di me. Perché, perché, perché, perché, io le piacevo. Lei mi amava, mi odiava, mi amava, mi odiava, era contro di me, io non ero ancora il suo ragazzo e già soffriva per me e per farmi ingelosire quella notte lungo il mare è venuta con te. Ora tu vieni a chiedere a me tua moglie dov'è. Dovevi immaginarti che un giorno o l'altro sarebbe andata via da te. L'hai sposata sapendo che lei, sapendo che lei moriva per me
coi tuoi soldi hai comprato il suo corpo non certo il suo cuor. Lei mi amava, mi odiava,
mi amava, mi odiava, era contro di me, io non ero ancora il suo ragazzo e già soffriva per me e per farmi ingelosire quella notte lungo il mare è venuta con te.
Un giorno io vidi lei entrar nella mia stanza mi guardava, silenziosa,aspettava un sì da me. Dal letto io mi alzai e tutta la guardai sembrava un angelo. Mi stringeva sul suo corpo, mi donava la sua bocca, mi diceva sono tua ma di pietra io restai. Io la amavo, la odiavo, la amavo, la odiavo, ero contro di lei, se non ero stato il suo ragazzo era colpa di lei. E uno schiaffo all'improvviso le mollai sul suo bel viso rimandandola da te. A letto ritornai piangendo la sognai sembrava un angelo. Mi stringeva sul suo corpo mi donava la sua bocca mi diceva sono tua e nel sogno la baciai.


Wednesday, May 19, 2004

Non esistono più le mezze stagioni.

Ho la casa in subbuglio. E sai perché? I vestiti, i maglioni, le coperte, i calzini pesanti, le camicie di flanella e anche quelle da notte sono in sit-in. Si. Si son ribellati tutti in casa mia e sono entrati in sciopero. Si lamentano. Hanno nominato un portavoce, il piumone d'oca, che ha stilato una lista dei loro diritti tra i quali c'è quello di non lavorare troppo e di non essere sfruttati oltre il determinato tempo di lavoro. Proprio ieri sera mi ha detto, il piumone, che ha le oche con tutte le piume stressate. Pare che questa sia la stagione per migrare verso i laghi dove vanno a riposarsi. Ha aggiunto che non s'è mai visto un piumone del suo calibro lavorare oltre la fine di marzo - inizi di aprile. E che, tra l'altro, non viene neanche pagato adeguatamente. Che potevo rispondere io? Non gli ho mica potuto dar torto. Non ho mai portato un paio di calzini oltre la fine di aprile. Non parliamo poi dei pantaloni pesanti. E di quelle farabutte delle t-shirt a manica lunga che si sono azzuffate nell'armadio con le t-shirt estive che stavano tutte contente a godersi questo letargo prolungato? E poi delle felpe che mi tengono il muso (soprattutto quella della Hanes che è la mia preferita). E dei jeans invernali che si son barricati nel cassettone. E poi vogliamo parlare delle scarpe chè la mattina mi tocca andare in giro per casa a riacciuffarle. Ho provato a mediare, mi son sentita tanto una sindacalista: gli ho buttato là alla meno peggio un bel sermone sui problemi del pianeta e del buco dell'ozono e gli ho tirato su anche una tititera su alcuni problemi logistici. Niente. Mi hanno sbarrato la porta di casa tanto che ho dovuto chiamare i pompieri (120 euro una chiamata). Spero che arrivi presto l'anticiclone delle azzorre. Anche perchè dormire con il lenzuolino leggero non mi pare ancora il caso. Lo sai che son freddolosa, no?

La voce del web.

A volte è un po' duro di "comprensorio". A volte sembra quasi che il mondo ce l'abbia soltanto con lui. A volte te lo immagini imbronciato a chiedersi i perchè del mondo. Ma quello che non puoi negare è che cerca sempre in qualche modo di interagire veramente con tutti noi. Ci ha provato con il Club del sabato, con il vocablogario, con duemila e uno iniziative. Oggi c'è la sua WebRadio che mette, tra l'altro, on line le prime voci dei blogger e dove si parla e non si straparla come in tivvù. E chissà che stavolta non sia la volta buona. Io glielo auguro. Veramente.

Piesse: A Piè, ma "ohBellaCiao" era proprio necessario?

Saturday, May 15, 2004

Gustoso prodotto del carrarese.

Se la vita fosse come le parole crociate, sarebbe tutto più facile. E che ci vuole? Vi nasce l'indo. Lo sanno tutti: in Tibet. Le comandava Cesare? Le legioni. Il Werther foscoliano? Jacopo Ortis. I colleghi di Cellini: gli orafi, of course. Lo stile ricco e sfarzoso: rococò.
Chiamerei subito A.Ghilardi chè Bartezzaghi è inflazionato, ormai. Gli chiederei di risolvermi gli enigmi importanti e di darmi una definizione più semplificata della mia vita. Pensa se la tua vita fosse un enorme schema di parole in cui s'incrociano alla perfezione ricordi, avvenimenti, nomi di persone conosciute, sogni, illusioni, certezze, muri crollati e barriere innalzate. Pensa come sarebbe più facile districarsi e risolvere le definizioni più complicate guardando questo marasma di roba da fuori e farlo combaciare alla perfezione in questo enorme casellone bianco e nero pieno di spazi vuoti e di lettere con cui riempire i vuoti.
Allora sì che ci sarebbe una definizione per risolvere questa apatia che m'annienta o la depressione che t'abbatte o quel sorriso che hai spento in viso o quella gioia che ti sprizza dagli occhi ma non più dal cuore o quel dolore che ti stritola le viscere o quella pazzia che ti contraddistingue e ti fa Grande. Se la vita fosse come le parole crociate, sarebbe tutto più facile. Solo una cosa m'arrovella le "cervella": ma qual è il gustoso prodotto del carrarese?

Se chiamate, chiamate sulla tim così mi ricarico!

Non posso neanche più dire le bugie in santa pace, ora. Parliamoci chiaro. Ho tre cellulari, quattro schede ma odio il telefono. No, non è pazzia. E' che odio essere chiamata. No, non è neanche snobismo il mio. Odio gli sms e il dover rispondere "pronto" e il dover inventare una scusa perché puntualmente non mi va di vedere e uscire con nessuno, così odio il telefono perché comporta dei doveri. E, pur essendo sommersa dai doveri, odio pure i doveri. A volte mi ritrovo con gli occhi assenti e lo sguardo perduto nel vuoto mentre il telefono trilla e, con una goduria che è solo mia, non rispondo. Mi stressa il telefono. Mi piace parlare con mia madre perché parla solo lei. Io posseggo tre cellulari solo per il gusto di possedere qualcosa che è tutto mio. Come chi ha un cane. Solo che anche un cane è un dovere. Un gatto pure. Anche una mucca è un dovere, malgrado il latte. Io posseggo qualcosa che non devi portar giù, non devi accudire, non devi chiedergli "ehi tu, come stai oggi?". Dei tre telefonini, uno è sempre spento. Uno è per pochi ai quali puntualmente non rispondo mai. Il terzo è di lavoro. La quarta scheda è nel portafogli: mi sembrava un insulto alla mia povertà comprare un altro cellulare. La cosa che mi disturba è che non so chi s?è inventato ultimamente questo nuovo servizio del recall. Se ti chiamano ed hai il cellulare spento, c'è un servizio che avverte chi t'ha chiamato che lo hai riacceso. Mi chiedo. Se ho il cell. spento, non voglio essere trovata. Se non voglio esser trovata, non voglio parlare con nessuno. Se non voglio parlare con nessuno perché dovete avvertire chi m?ha chiamato che ho riacceso il cellulare? Tra l'altro mi ritrovo che non posso neanche più dire le bugie le quali avranno anche le gambe corte ma con 'sta tecnologia moderna arrivano prima delle notizie brutte!

BlaBlaBla.

"...non è il silenzio dei poeti ma soltanto un delirio collettivo di inutili supponenti vomitevoli indifferenti blablabla..."

Wednesday, May 12, 2004

Riflessioni di maggio, il mese della madonna.

guardo tutte quelle foto appese, la mattina mentre mi vesto. sguardi puliti, sorrisi smaglianti, occhi ancora lucenti, con quel bagliore dentro di chi ancora se la deve vivere, la vita. mi danno fastidio, quelle foto. colgono l'attimo. ma non l'eterno. se entrasse qualcuno in quella stanza, vedrebbe sguardi pulti, sorrisi smaglianti, occhi lucenti e penserebbe che così è la vita, che è ancora così, che quelle immagini sono ciò che siamo. ma io odio quelle foto. perchè è stato tutto un attimo. perchè la vita è un soffio di vento che che ti sfiora e poi ti lascia. un pensiero che è già stato cancellato. un ricordo del passato che non ti sei reso conto. sto dando il peggio di me stessa. non te la prendere. sto dando il peggio perchè sto male. e odio tutti. non ve la prendete. non sto bene dentro. e non ci proverò neanche a spiegartelo nè voglio fartelo capire. sto dando il peggio di me. perchè non so come sfogare tutta l'ira che ho dentro. se bastasse un urlo mi collocherei sulla pietra più alta del monte più alto e urlerei tutto l'odio che mi soffoca. se bastasse accoltellarti, t'accoltellerei volentieri, alle spalle come hai fatto tu. e anche tu. dieci, venti coltellate metaforiche. ma poi dovrei suturare tutte le ferite che ti ho inferto. perchè in fondo, ho un cuore. ho più cuore. la vendetta. a che serve. non mi ridà quei giorni passati a cercare in giro dentro me stessa un perchè. a cercare te nel vuoto. a scordare te che non capivo. la vendetta, dici. o ci speri. perchè pensi possa azzerare il male che m'hai fatto. e quale vendetta poi? ripagarti con la stessa moneta. sto dando il peggio di me stessa, ultimamente. perchè vorrei tenere la testa sotto la sabbia ancora un po'. odio quelle foto appese. non siamo più noi, se mai lo siamo stati. s'è fermato l'attimo lì dentro. ma la vita è andata avanti. quanto ho creduto nel tuo sguardo pulito, questo non lo sai. quanto ho creduto che non eravamo come tutti gli altri. e invece, eccoci qui. gente comune che vive squallide realtà. guardo tutte quelle foto dove ridevo. e non rido più. penso a quanto ero stupida. penso ai sacrifici. penso alle lotte contro tutti. per cosa. per omologarci alle folle oceaniche di gente che pensavamo fosse diversa da noi due. sto dando il peggio di me stessa. non te la prendere. non ve la prendete. è così. sopratutto in questo mese della madonna.


Nino&Clara

Nino: a Clà, a me 'sto Almovodar 'nme piace...è 'mpo come Bugnuello...so' pervertiti...
Clara: perchè? è bravo jo' weine...
Nino: ah, quelli sì che ereno tempi...jo'wein, gheri cuper, kirke duglas...
Clara: embè...tempi che furuno...come te!

Tuesday, May 11, 2004

Il mondo è grigio il mondo è blu.

Sai alla fine che c'è. C'è che siamo tutti dei falliti. Parliamo. Ma non ascoltiamo. Ci scarichiamo la coscienza facendo della beneficenza. Dispensiamo consigli. Ci facciamo grandi a parole per nascondere la nostra piccolezza nei fatti. Ci costruiamo corazze fatte di psicologismi d'accatto. Badiamo ai contenenti senza più pensare ai contenuti.

Sai alla fine che c'è. C'è che siamo tutti bravi. Siamo onesti. Corretti. Viviamo senza accorgersi che stiamo solo sopravvivendo, inscatolati dentro etichette che non riportano neanche la data di scadenza. Camminiamo tra tanta gente. Ma non vediamo nessuno troppo presi come siamo a guardare noi stessi, a badare al nostro orticello di frutti appassiti, a pensare alla nostra casa che profuma solo d'odori stantii.

Sai alla fine che c'è. C'è che mi fate schifo tutti. Senza eccezione, stavolta. Tu con i tuoi problemi da fintoesistenzialista. Tu con la tua fame di fama. Tu che non vuoi crescere e anche tu che sei già vecchio. Tu che non hai altro a cui pensare. E anche tu che non pensi proprio. Tu che ti piangi addosso. E tu che pensi di far ridere. Tu che parli e parli e parli e anche tu che scrivi e scrivi e scrivi.

Sai alla fine che c'è. C'è che io e te non siamo così. Perché parliamo ma sappiamo ascoltare. Perché viviamo ma non sopravviviamo. Perché i nostri frutti non hanno neanche il tempo di appassire nella logica del possesso ma sono i frutti di tutti. Perché la nostra casa non ha né porte né finestre e forse non è neanche una casa. Ma ha spazio per tutti. Perché camminiamo a testa alta tra la gente cercando solo di non inciampare nei problemi che ci accolliamo. Perché non facciamo beneficenza ma riusciamo a far felice il nostro vicino di casa donandogli più d'un sorriso. Perché siamo libere pur essendo incatenate.

Sai alla fine che c'è. Niente.

E non devi pagare neanche il ticket.

Devi abortire e non sai che fare. Non puoi dirlo a tua madre perché è alle prese con il suo seno nuovo di zecca. Non puoi dirlo a tuo padre perché non sa neanche che ormai sei diventata grande. Tuo fratello pensa solo alla play e al piercing all'occhio. Il tuo ragazzo non sa che fare, ci scommetterei. Le tue amiche men che meno. C'è una soluzione. Senza costi alla risposta. Senza costi aggiuntivi. Naturale come il parto nell'acqua che va tanto di moda. Non invasiva. Ti spiego come. Chiama il tuo ragazzo. O mandagli un sms. Digli se ti viene a prendere in motorino. Vestiti leggera. Fai un bel respiro e fatti portare in una di queste strade di roma:
- tratto piramide verso colosseo (ma non fermarti ad ammirare il palatino)
- testaccio nel tratto verso la chiesa angolo pizzeria "lo zozzone" (sconsigliata la sosta)
- lungotevere tratto liceo classico verso montedeipegni (l'oro lo valutano meglio al negozietto sulla piazza)
- via della nocetta in direzione via forte boccea (c'è una pasticceria, in caso dopo?)
- via Palmiro togliatti fronte sexi shop (non entrare chè non sei maggiorenne)
- via casilina vicino allo sfascio di Tommaso Er Monnezza (un vetro per la Polo 120 euro)
- via dell'Appia Antica fronte cecilia Metella (non rubbà i "cocci" però!)

Se il tuo ragazzo è un provetto centauro, mandalo a grande velocità su una di queste strade dove ci sono più buche che cemento. Attenzione a non cadere. E in bocca al lupo.

Nei prossimi giorni ottimi rimedi per le emorroidi.

Sunday, May 09, 2004

Era meglio che nascevo 'mparata.

quando ami qualcuno non sai che fare. siamo tutti chi più chi meno degli eroi nelle storie che ci piace narrare. ma poi la vita vera è diversa da quella che raccontiamo e che ci raccontiamo. e così t’accorgi un giorno che quando ami qualcuno non sai che fare. le parole dei copioni non sono mai abbastanza. e le situazioni già vissute o che ti hanno raccontato in giro non son mai quelle che ti capitano al momento. quindi quando ami qualcuno c’è sempre quella variante impazzita e incontrollabile che se ne va per fatti suoi. e quella variante a cui tu non badi, ripensandoci a mente fredda, può “uccidere” la persona a cui tu volevi solo far del bene. ho sbagliato con te, l’altra sera. e mi sono calata, vuoi per stanchezza, vuoi perché non sono infallibile neanche io, mi son calata nella parte di tutte quelle persone che ho di fronte: che stanno col dito puntato a farmi vedere catastrofica la mia “situazione” senza mettersi nei miei panni. quando ami qualcuno non sai che fare e io ho sbagliato con te come non vorrei facessero più con me. non è dicendoti “reagisci” che posso farti del bene. non è dicendomi “reagisci” che mi potete far del bene. ho sbagliato e ho realizzato il mio sbaglio quando non c’erano più parole, quando gli occhi, i tuoi, inumiditi, m’hanno detto basta, quando il cuore mi si è spezzato e ho sentito crack e il cervello s’è bloccato sotto il peso di quel crack e che fare? m’accorgo che nella vita siam tutti bravi a dire e non dire. non diciamo a un handicappato che è handicappato. non diciamo a un gay che è gay. non diciamo a un cieco che è cieco. questa è la regola. ma ci sentiamo in diritto dall’alto del nostro amore di entrare nella mente di una persona come un elefante in una cristalleria e devastare quel poco o quel tanto con la grazia innata di chi è sgraziato per natura. siamo tutti bravi a parlare. io per prima. degli altri. certamente. lo facciamo per il bene di chi amiamo. lo facciamo perché riusciamo ad avere giudizi e opinioni esterne e pensiamo di essere più razionali. e in questa maniera rendiamo ancora più intollerante e impietoso il nostro giudizio. quando ami una persona è la cosa peggiore che ti possa capitare. quando ami una persona vorresti solo vedere il bene per quella persona. e pensi che dicendoglielo le fai del bene. ma chi ama realmente rispetta, rispetta tempi e modi, rispetta sguardi e pensieri, rispetta parole e sensazioni, rispetta ciò che quella persona è nel suo essere e nella sua totalità. a parole. in realtà quando ami una persona non sai che fare e tutte le buone parole e i buoni propositi sono schiacciati sotto il peso di una irrazionalità assassina e crudele. ho sbagliato l’altra sera. e ti chiedo scusa. voglio imparare a “calmare” le mie parole e il mio istinto. non fare agli altri ciò che non vorresti facessero a te. e ho sbagliato. e senza scusanti, posso solo dire che quando ami una persona non sai che fare. e ciò che fai, d’istinto, di solito è sbagliato. ma questo lo sai tu. e anche io, ora.

Friday, May 07, 2004

Nino&Clara

Clara: a nì, dice che a napoli è morta 'na sora...
Nino: porella...e de che è morta?
Clara: l'hanno scippata e je preso 'n'infarto...
Nino: a cla', ma a te n'te scippeno mai?

Thursday, May 06, 2004

Il Vangelo secondo Er Marana.

Er marana parlo' cosi' ai suoi amici (Pisellino, Er fettina & co.): aho', ieri so' annato a vede' 'a Passione, che in inglese se dice: de pescio...
Pisellino: anvedi! e de' che parla?
Er marana: parla de' la storia de dio... je menano dall'inizio alla fine a 'sto poraccio...lo pijeno a frustrate pure co' le catene borchiate come ai firmi d'orore... jesce er sangue da tutte 'e parti...poraccio 'st'omo!!!
Er fettina: ma e' vero che non parleno pe' gnente?
Er marana: parleno l'arabo co' i sottotitoli...tutta 'na lingua strana...c'e' stava pure monica bellucci che pero' 'n' apre bocca e pure n'agnello coperto tutto de' vermi...insomma un vero schifo...
Pisellino: ma 'sto poraccio more de' botte, alla fine?
Er marana: maddeche', i sordati 'o mettono su la croce insieme all'artri ladroni...
Er fettina: anvedi, ma io gia' l'ho visto 'sto firme...ma n'e' 'a storia de' gesu' cristo???
Er marana: boh...io de' cinema n' ce capisco gnente!

...e pensare che ci "lamentiamo" se in tv qualcuno bestemmia.


Bea!

TantiAuguriMamma!

Saturday, May 01, 2004

E’ tutto un equilibrio sopra la follia.

non lo nego. mi diverto con poco. uno dei miei sport preferiti è fischiare. il mio posto di lavoro s’affaccia su un vicolo che, guarda caso, è proprio in prossimità di uno stop che nessuno, costantemente, rispetta. incidenti pochi. mannaggia. non so per quale caso o per quale legge fisica, nonostante lo stop e l’alta velocità con cui passano tutti da un lato e dall’altro, le macchine si sfiorano, si clacsonano imprecando reciprocamente ma non si toccano mai. ho un fischietto, io. faccio le veci del vigile. mi nascondo dietro la finestra e quando la macchina “lilla-lalla” sta per avvicinarsi all’incrocio, fischio. risultato: gelo dei guidatori. si guardano a destra e poi a sinistra quatti quatti per paura della multa e dei punti. ripartono piano facendo finta di esser lì per caso. con quelle facce dei ragazzini discoli che hanno combinato qualche guaio e ora fanno i vaghi. e io mi diverto. m’accorgo che poi alla fine la coscienza sporca ce l’abbiamo un po’ tutti. se non uso il fischietto, fischio e basta con la bocca. come se stessi cercando qualcuno. e la cosa bella è che li vedi tutti quanti che si guardano attorno con l’aria di ricerca. oddio, esclama quella ragazza tutta imbelletata, forse è qualcuno che ho conosciuto ieri sera in discoteca. e quel signore con il sigaro allunga il collo per vedere se c’è un amico che lo sta chiamando. devo dire che al richiamo del fischio non resiste nessuno. forse è la curiosità che è più forte di noi. chissà. forse è l’ignoto che ci cerca. è qualcosa che ci distoglie per un attimo dai nostri pensieri e ci ricatapulta nella realtà. il fischio, lo definirei, un salvavita. e mi dovrebbero pure ringraziare che, in quell’incrocio lì, non ci son incidenti, ci si allena il cervello ma, soprattutto, si fanno esercizi per la cervicale. mica è poco!

Nino & Clara

Clara: a Ninè, hai visto che "Intervista cor vampiro" non lo danno più…
Nino: forse perchè è 'n firm d'orore?
Clara: ma quale orore!!! è pe’ la par codiscio!!!
Nino: embè, e che c’entra tomme cruis co’ la politica???
Clara: ma perché berlusconi n’è ‘n’ vampiro!!!