Saturday, November 20, 2004

L'amara storia di una placca di pus.

io e la mia placca in gola siamo una cosa sola. ci vogliam bene come due sorelle. lei sta lí che rimane attaccata a me anche nei momenti piú difficili. quando sto male è sempre presente. e non mi fa mancare niente. mi porta il brodino caldo e mi misura la febbre ogni tre minuti, che poi lo sa che è la mia gioia sapere che sono influenzata. ogni tanto la mando al sidis a fare la spesa e mi sa che fa pure fa la cresta per spedire i soldi ai negretti del terzo mondo e giocare al lotto insieme a franca. oggi ha speso per esempio quarantanove euro tondi tondi e mi ha riportato a casa solo due buste di cose inutili. s'è comprata addirittura lo spazzolino nuovo per i denti e novella duemila perché voleva sapere di bettarini e della ventura. mi sa che la mia placca è un po' pettegola. sa i cavoli di tutti gli inquilini della palazzina. sa addirittura che hanno anche occupato l'appartamento della vecchia del quinto piano morta due settimane fa. pare che lo volesse far prendere a un suo parente ballerino albanese ma poi alla fine lui ci ha rinunciato e ha ripiegato su una roulotte con giardino al settimo ponte. ieri siamo uscite insieme e debbo dire che lei fa sempre la sua porca figura: tutti che le chiedono come sta e io passo sempre inosservata. devo ammattere che un po' mi rode ma il piú delle volte me ne faccio una ragione. insomma, non per fare i conti della serva, ma pago sempre io per lei, senza aggiungere quel che mi costa di propoli spray, di propoliurto, di vitamina c, di pasticche balsamiche con dentro ogni ben diddio compresa la pepata di cozze e vongole e la zuppa del casale. credo che un minimo di attenzione la si debba riservare anche a me, o no? ma sai che nuova c'è: io stasera non so se me la porto in giro. lei vuol rimanere a casa a vedere uomini e donne ma da elena c'è la gara di trivial che vinco sempre qualche laurea e mi sento tanto dottoressa. e se lei non vuol venire, 'sti cavoli. mica siamo come i carabinieri!

Non mi va di finire il post.

un mostro si sarebbe sentito meglio di me. ero lá assorta al semaforo rosso e mi giro a guardare un bambino col suo papá su un vespino d'epoca. non so perché quell'immagine mi ha fatto una grande tenerezza e cosí ho fatto al bambino un bel sorrisone di quelli che ti scoprono anche le gengive arrossate. il bimbetto s'è girato dalla parte opposta come se lo avessi scocciato. poi si è girato di nuovo verso di me e mi ha guardato male. sono ripartita e non ci ho badato piú di tanto, finché al semaforo successivo m'accorgo che in un taxi c'era una bimbetta in braccio alla sua mamma. mi ha guardato la bambina e io di nuovo col cuore aperto e la mano tesa gli ho sorriso senza arrivare stavolta a scoprire le gengive. niente da fare. per tutta risposta mi son beccata due occhi d'odio misto a paura. ho cominciato a riflettere su questa cosa. anche se in un primo momento ho imputato questa reazione cosí strana a qualcosa di particolare sulla mia faccia, che so macchie di vaiolo spuntate dopo il viaggio a tagliacozzo o una forma fulminante di herpes zoster dovuto a quelle sette salsicce mangiate l'altra sera alla sagra del maiale e della pecora a vetralla. appurato che la mia faccia è sempre la stessa e non ha neanche mezzo brufolo, ho dovuto concludere altro: che non ci fossero piú le mezze stagioni mi sembra stabilito anche dall'associazione dei tronisti di maria de filippi; che i neri non ballano solo il tip tap pur avendo il ritmo nel sangue non fa piú notizia neanche in padania come non scuce il benché minimo stupore che qui intorno fino a qualche tempo fa fosse tutta campagna e che i mulini girassero a vento malgrado don chiscotte fosse in altre faccende affaccendato. l'altro a cui sono arrivata dopo il mio incontro/scontro con quei ragazzini è che i bambini vanno in giro con delle facce cosí depresse e torve che neanche il mio commercialista ai tempi della visita della finanza. ma che ne so, io mi immagino i bambini come il fanciullino che mi porto dentro: allegri, spensierati, sorridenti, che fanno i pensieri piú strampalati e disegni colorati e immaginano animali e cose solo guardando una nuvola in cielo. quelli che vedo in giro mi mettono a disagio. mi impauriscono per la loro freddezza, per quegli occhi cosí determinati. per quell'aria di sufficienza e quell'essere scostanti e seri e padroni del mondo giá da piccolini. ho paura perché saranno padroni del domani, anche del mio domani: saranno il futuro medico che mi curerá l'alopecia o il ginocchio della lavandaia, la sciampista che mi laverá i capelli bianchi azzurri, il veterinario che si occuperá del mio cane cieco o la cameriera che mi servirá un piatto caldo al ristorante, il politico a cui daró il mio voto o il prete che dará a me l'estrema unzione. e ho il terrore di finire in mano loro. che poi, mi chiedo, se uno perde il gusto della vita e del gioco giá da piccolo, ma che campa a fare. non so chi dice che l'ironia è il sale della vita: possibile si mangi sciapo giá da piccoli?

Saturday, November 13, 2004

La mia vicina s'è sentita male stanotte.

bum bum e non ci capisco un cavolo. bum bum sento che battono alla porta. bum bum realizzo che qualcuno mi sta chiamando. corro, giro la chiave ché di solito son sempre quelle due o tre mandate. la vedo. capelli dritti in testa da piega di cuscino. aria emaciata e sofferente. mani giunte sullo stomaco. alito pensante, quasi acido. m'arrabbio per un secondo. ma poi mi fa tenerezza. si sente male e vuole correre al pronto soccorso. le serve un passaggio. io non ho la macchina. ma ci pensiamo dopo. la faccio sedere sul divano. è piú piccola di quello che ricordavo e anche piú invadente. le chiedo cosa si sente. un malessere generale risponde a mezza bocca. le chiedo dove le fa male questo malessere generale. dice la pancia, lo stomaco, il cuore, la testa. un cesso, le ribatto io per cercare di tirarla su. lei non si tira su anzi è piuttosto depressa. non sono un medico e non so che fare. le chiedo se vuole rimettere. le chiedo se ha l'apparecchio per la pressione, se si tratta di influenza, se soffre di calcoli, se è andata in bagno la mattina, se il marito la tradisce. cerco di distrarla in ogni modo e soprattutto di avere una voce rassicurante per quanto uno possa essere rassicurante alle tre di notte dopo esser stato svegliato di soprassalto nel bel mezzo della fase rem. mi sento tanto il dottor carter di ER e credo che in ognuno di noi alberghi il sogno di giocare al dottore, di inseguire un'autoambulanza che corre a sirene spiegate e di vincere al lotto senza aver giocato. continuo a farle domande ché mi sto pure spazientendo. le chiedo se vuole un bicchierino di porto. magari digerisce. a casa ho solo quello che mi hanno regalato a un natale insieme alla classica colomba mandorlata. che tirchi. mi dice che un pezzetto di colomba le andrebbe. ma poi sento che sta per sentirsi male al solo pensiero di ingerire cibo. capisco che il problema è lo stomaco. le chiedo se ha preso freddo. se ha mangiato le cozze. se ha i vermi e se ha fatto la sverminazione. lei accenna un sorriso. patch adams sarebbe contento di me e pure robbin uilliams. le chiedo se vuole una camomilla. dice di no. per fortuna perché non ce l'ho. le chiedo se vuole un bicchiere d'acqua calda che rilassa i muscoli e aiuta la digestione. lei accenna a qualcosa con la bocca. non capisco che tra l'altro con l'etá sto diventando anche sorda. le faccio ripetere ció che ha detto. Canarino è l'unica parola che riesce a dire. neanche fosse un pappagallo. corro subito in cucina. ho dei limoni quasi verdi muffa che non sapevo che farci e comincio a scaldare l'acqua e a gettarci scorze di buccia all'impazzata. faccio bollire 'sto bibitone che mi sento magamagó. appena freddo lei lo beve tutto d'un fiato. apro la finestra per lasciar passare un alito d'aria. i malati han bisogno d'aria fresca: aiuta il rigor mortis. vado in bagno a rifarmi il trucco. torno e non trovo la trovo piú. credo abbia preso il volo. sará stato per quelle scorze di troppo nel canarino?

Visto da qui.

quando non ho niente da fare mi metto in finestra. guardo fuori e passo il tempo. in finestra puoi conoscere la vita delle persone. chi stende i panni puliti giá alle otto di mattina e chi li ritira poco dopo. chi porta il cane a spasso e chi il pupo in giro. ogni tanto qualcuno mi guarda e mi saluta e io faccio sempre finta di essere indaffarata. sgrullo la tovaglia della sera o cerco con lo sguardo qualcuno che mi ha citofonato. i ragazzi alla panchina parlano della roma e della lazio, ruttano quasi come me e fumano ogni genere di cose comprese le radici dell'albero dove fa i bisogni il cane del marana. le ragazzine cominciano a sculettare presto. sono bambine che ho visto crescere: oggi sono donne in miniatura tutte cellulari e gridolini isterici. i piccoletti ti chiedono sempre che ore sono. maria si ferma e parla del marito che non c'è piú e per fortuna, dice lei: la picchiava col giornale come faceva con rocki, il loro cane. maria pesa quasi cento chili. va in giro con lo stesso vestito a fiori d'estate e d'inverno. credo sia povera. o forse solo pigra. poi c'è anna che lavora alla mensa e ha un figlio che starei ore a guardarlo. lui è fidanzato a casa, è un bravo ragazzo e pure fedele. cosí mi rifaccio con un tipaccio che sembra bukowski. è un po' sdendato e quando chiama il figlio lo senti a tre portoni di distanza. non so cosa faccia nella vita. forse lavora di notte o forse lo mantiene la moglie che fa le pulizie da ikea. lo guardo e lo trovo un tipo tosto, un duro che, ogni volta che mi saluta, io arrossisco. è un onore essere salutati da lui. e anche dal mandingo, il ras del quartiere. passa un sacco di vita qua sotto: donne incinte che sperano nel contributo dello stato. uomini allegri senza speranza. drogati o solo emarginati. ladri e guardie. vittorio poi è tutto un programma. mi chiama da sotto e mi parla di ciclismo e di coppi e bartali e tra un ricordo e l'altro mi chiede sempre una sigaretta. faccio carte false per rimediargliela. io che neanche fumo. poi c'è franca la vicina che sta sempre all'erta e sa tutto di tutti. lei peró non s'impiccia. qui c'è ancora questa regola. maura strilla e sbraita. ha gli occhi storti e sembra la figlia del conte mascetti. mi dá pena guardarla. mi chiede della garbatella lei che non è stata neanche a ostia. crede che la vita sia fuori da questo posto. chi glielo spiega che la vita è dentro di noi? il pezzo forte è patrizia. saluta tutti ma disprezza tutti. credo sia una balorda. se a natale le mandano la tredicesima si comprerá la lavatrice. chiede sempre qualcosa a qualcuno compresa me. una volta lo yogurt per il pupo, una volta l'aglio, una volta i punti della spesa, una volta dieci euro. lo fa con nochalance. e tu rimani lí come un ebete e mentre pensi non sai cosa risponderle. di solito faccio finta che squilla il telefono e poi a fine giornata faccio i conti di quanto ho perso stando affacciata. o quanto ho guadagnato. dipende dai punti di vista.

Wednesday, November 10, 2004

Mi hai ispirato un post.

Andavo di corsa stamattina ma due chiacchiere con la portiera ce le ho scambiate. Poverina, mi sembra così sola. È dura la vita che fa. Io mi sento una regina al suo confronto. Lei viene da qualche paese della polonia che già solo la parola mi fa intirrizzire dal freddo e mi darei fuoco all'istante. M'ha sconcertato che, neanche mi sono fermata, ha incominciato con tutta una trafila di lamentele sul governo e su berlusconi che ha rovinato l'italia e sulla legge dell'immigrazione che è ingiusta e che si stava meglio quando si stava peggio (pensavo che 'sta cosa fosse tipicamente italiana) e poi ha aggiunto anche tutta una solfa sul buco dell'ozono e che non esistono più le mezze stagioni e che con l'inverno lei si gela e scricchiola tutta. Tra me e me ho detto: ma perché questa qui non se ne torna al Paese suo, ma poi, a guardarla bene, m'ha fatto pena e ho cercato di farle vedere il bicchiere mezzo pieno; le ho detto che qui in Italia la gente è in fondo in fondo brava gente e le ho ricordato dei campi di concentramento che sarò pure ignorante ma mi sa che dalle sue parti ce ne sono molti e pure famosi. Le ho detto che bene o male qui il clima non è così rigido. Che in autunno roma è tutta uno spettacolo con colori che vanno dal rosa confetto al rosso aranciato e che a due metri abbiamo anche il mare, sporco ma pur sempre mare. Mi sentivo veramente come il dottorMorelli che ha una parola per tutti. Lei tuttavia è rimasta sulle sue: è proprio tutta d'un pezzo 'sta portiera qua. Boh, ho pensato, saranno questi qui del nord che non danno tanta confidenza. In mio salvataggio è arrivata una chiamata sul cellulare tanto più che la conversazione s'era fatta imbarazzante per via della mancanza di argomentazioni da contrapporre alle sue lamentele. Sono schizzata in macchina e, per paura di farle male, l'ho accostata delicatamente, la "portiera" polacca, ma lei non s'è scomposta. Anzi le piace molto il suo lavoro. Meglio che fare la ruota di scorta, ha aggiunto. E chi può darle torto?

Thursday, November 04, 2004

Il melone d'inverno: un zsucchero.

S'è squadrato mercurio. Dice mamma che entrerà anche marte in scorpione. E che ci saranno nuove energie. E così mi convinco che andrà tutto bene. E che avrò nuova forza. Mica capita tutti giorni che mercurio ti si squadra: è una di quelle occasioni che oggi ho messo su i calzini puliti. Che poi se proprio vogliamo andare ad analizzare non so neanche come sto. La prima sensazione è che mi sembra di galleggiare. Di non sentire niente. Di essere come quei pugili che hanno appena preso un gancio e che al centro del ring non sanno se le stelline che vedono sono il tilt del biliardino o i lampeggianti di qualche auto in doppia fila. Ho tremila e una sensazioni dentro, emozioni che s'alternano sulla mia faccia, sulla mia pelle, nei miei occhi con estrema velocità ma in modo causale. Ho pianto a La vita che vorrei. Ho riso per aver rubato un cero al cimitero. E pensavo alla faccia di mia nonna contenta per quel gesto e per aver ricevuto un candelotto sottratto alla statua di gesù. Provo rabbia e serenità nello stesso istante. Amore, odio, affetto, sincerità, orgoglio, saggezza, pazzia m'escono dal cuore in random, senza più filtri, senza trovare ragioni dettate dalla ragione. Ho chiuso con della gente. Penso che le nostre vite vadano avanti nonostante la nostra indole che rimane sempre quella, come la morale della Girella. Ci creiamo un Personaggio, ma poi alla fine siamo quel che siamo. Ci si modifica. Si cerca di imbellettarsi l'anima alla meno peggio. Ma nel profondo si rimane quel che si è. Sono persino serena in tutto questo. O comunque questa decisione fa parte della sensazione di galleggiamento. Quindi non so ancora come sto. Penso a quanto razionalmente si può padroneggiare se stessi, ma poi, in una giornata qualunque, qualcosa ti sfugge di mano e ti riveli per quello che sei sempre stato: un nessuno qualsiasi che s'arroga il diritto di entrare nelle vite delle persone con la grazia di un panzer faust ai tempi della guerra. Un nessuno qualsiasi. Potrebbe essere il titolo di questo post. Tra l'altro non posso non pensare alla Mazzantini. Non riuscivo a dormire, l'altra notte. Ho sfogliato, violentando me stessa, qualche pagina di Non ti muovere. E chi s'è mosso? Non mi sono scollata dall'idea che m'ero fatta: che porci, cani e nessuni qualsiasi scrivono libri e fanno film. E oggi sono sempre più convinta che andrò a piedi a Montichiari. E cercherò Aldo Busi per valli e per monti. E gli dirò quanto lo amo. E che è un Grande. E che fa bene a sentirsi un dio, Lui può. E che tra lo Scrivere e il vomitare parole alla rinfusa c'è una differenza abissale (ma Lui lo saprà già). E che i ragazzi non avendo più un background culturale di spessore ingurgitano qualsiasi cagata faccia moda, compresa la posologia dell'aspirinetta C e il libro che sto scrivendo a 6 mani con Franca la vicina e con Clara la barista su Penelope e il suo ragno che tessono tele di giorno e guardano la tele di notte. Credo che poi alla fin fine ognuno debba avere il posto che merita. Quindi la Mazzantini vicino al velodromo ce la vedo bene. Fatto sta che, a parte parlare di marti e di mercuri, di nessuni e di Grandi, non so bene il senso di queste parole. Non c'è un vero filo logico, come nella vita del resto. Ma son certa che dopo il libro su Penelope farò anche un film: pupa, vita e opere. Che dici: sarà un po' pretenzioso?