"tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta".
derek walcott
uno sguardo così è più umano di tante persone che conosco. lui è leo, vicino di casa, futuro strillone come il resto della sua famiglia adottiva. mi domando come ci si possa fare un cucciolo per poi mollarlo sul balcone dalla mattina alla sera mentre si è al lavoro. ma poi mi rispondo che io di cuccioli ne ho avuti tanti e non ho saputo fare di meglio. quindi per la legge del contrappasso, oggi mi occupo di questo cagnolino qui. ogni tanto sento movimenti sul balcone e allora, contenta, mi affaccio sperando che sia tornato qualcuno a casa sua. e invece lo vedo trotterellare spensierato con un manico di scopa in bocca o con il portapaletta che sbatte ora su un vaso ora sullo stendino impigliandosi tra le camicie pulite e qualche reggiseno. sono i suoi giochi preferiti oltre una macchinina che prima lui fa muovere con le zampe e poi le abbaia perchè lei, ingrata, finisce la sua corsa.
a volte lo chiamo: leo, piccolino, gli dico. abbiamo dieci cm di spazio per salutarci, per dargli una carezza io e lui una leccatina sulla mano. gli mollo una fetta biscottata, un cracker, l'altro giorno un po' d'acqua chè alle due faceva appena 39 gradi. mi piace pensare che gli faccia piacere che una sconosciuta larga dieci cm nei quali riesce a vedere solo il mio occhio destro e una mano che spunta lo distragga per qualche secondo da una giornata solitaria lunghissima. poi mi dico che forse son scema e che lui, come dicon tutti, non ha la cognizione del tempo che passa. e allora, spingendomi nei meandri dell'autocoscienza fai da te, sono costretta ad ammettere che forse è lui che fa compagnia a me e che siamo due cani solitari ognuno sul proprio balcone.
oggi scopro che la sua padrona ha messo un vaso davanti al nostro spazietto d'incontro, quasi a delimitare il suo territorio. sorrido. e mi vedo cambiata. un tempo sarei andata in escandescenza. oggi sorrido per lei, per la sua ristrettezza mentale di padrona gelosa del suo cane costretto dieci ore alla vita solitaria e piuttosto afosa visto il clima.
"la vera felicità è condivisione" diceva più o meno eddie vedder. essere aperti, generosi, mobili mentalmente, flessibili. parliamo, parliamo a vanvera di energia, di solidarietà, di zen e dei suoi derivati. ma poi stiamo tutti fermi sulle nostre posizioni perchè il mare aperto ci incute terrore. e allora è meglio il nostro spazietto mentale tranquillo, quello in cui ti dici le solite banali verità, quello in cui pensi che stai cambiando te stesso, quello in cui ti dici che sei tanto buono, che sei tanto generoso, quello in cui parli del mondo che va in rovina ma dove tu non fai niente per evitarlo.
rimane che a me 'sto cagnolino mette una gioia infinita. rimane che nonostante il vaso gli farò sentire la mia presenza durante le sue giornate. rimane che il viaggio solitario verso il mare aperto è sempre doloroso. rimane che capire a volte è soffrire. forse era meglio nascere cane. ma non con una padrona così.
1 comment:
bellissimo post, pupa, degno della citazione della poesia in exergo
(che scoprii grazie a La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo)
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