presa dall'entusiasmo di un mio amico che s'è comprato una canon iperspaziale e ultramoderna con un obbietivo che può farti vedere la tivvù senza decoder e la rotazione dei pianeti senza il bisogno delle effemeridi, da una circa una settimana ho sedato a colpi di melatonina la mia luna in vergine la quale, giustamente, mi ricorda sempre che sono povera e senza lavoro, e mi sono messa alla ricerca di una nikon coolpix che solo a tenerla in mano mi fa sentire tanto rino balillari ai tempi de la dolce vita.
sono entrata in un negozio marcato nikon ad orchard che come strada è da paragonarsi a via del corso a roma e dopo qualche informazione, il commesso mi ha dato il prezzo finale. gli ho detto che avrei voluto confrontarlo con l'italia e che sarei tornata il giorno dopo, cosa che puntualmente ho fatto. neanche dodici ore dopo sono entrata nel negozio e il prezzo era cambiato, quasi cinquanta dollari in più mi dice il ragazzo, per via delle tasse. dico allora che io avevo chiesto il prezzo finito con le tasse già la sera prima. il ragazzo non risponde, fa il vago. io non rispondo, faccio la vaga ed esco.
mi dirigo a chinatown, entro in un negozio, poi in due, poi in tre. alla fine trovo la nikon che fa per me; è bella, troneggia in vetrina e il prezzo sembra abbordabile. mi danno qualche informazione e alla fine mi fanno il foglio per andare a pagare. guardo bene e mi accorgo che non era lo stesso prezzo che mi avevano detto all'inizio. specifico che le tasse erano incluse nel loro primo prezzo. no, dice il tizio che prova a biscicare qualcosa non so in che lingua. biascico qualche invettiva in non so quale lingua e me ne vado.
vado verso little india, vicino mustafà che è un grande magazzino che per estensione è quasi quanto mezzo eur. sento da una vetrina una vocina, è lei, è la mia nikon mi dico tutta felice, immaginandomi già di fotografare ogni angolo di singapore come fanno i giapponesi che inquadrano anche i tombini aspettando che esca il fumo come a new york.
effettivamente c'è questa macchinetta tutta arzilla pronta per essere venduta sullo scaffale di un negozio con su scritto tutto al 50%. vado dentro e chiedo per prima cosa se nel prezzo ci sono incluse le tasse. sì e come omaggio mi danno anche la memory card e la custodia. il tizio al bancone mi chiede la carta per pagare nel frattempo. non so che voce (forse quella della macchinetta stessa) mi dice: "fermati". chiedo al ragazzo, "e la macchinetta dov'è?" e lui risponde che intanto posso pagare. gli ribadisco, "si, ma la macchinetta?" e lui tutto imbarazzo mi dice di aspettare. fa una telefonata (credo per l'aiuto da casa come da gerry scotti) e dopo aver messo giù dice che il mio modello è troppo vecchio ed è discontinuato. e che macchinetta avrei pagato mi chiedo? me ne vado non prima averlo odiato in tutte le religioni compresa la sua.
entro nel negozio accanto. chiedo informazioni circa questa benedetta nikon coolpix datata e discontinuata e anche qui il prodotto sembra esserci. mi accerto delle tasse, del prezzo finale, della memory card, della custodia, della mamma del commesso e del fuso orario con il suo paese d'origine. finiti tutti gli accertamenti di rito forse ebraico, dico urlando come se avessi vinto alla lotteria della parrocchia a via san tarcisio: la prendo. il commesso mi dice di farmi un giro che devono portargliela. vado da mustafà, riesco anche a non perdermi dentro quella vastità di cose esposte e rientro dopo una manciata di minuti. in quel lasso di tempo, era sparito il commesso e la mia macchinetta non c'era più. esco mandandoli tutti affanculo in un corretto italiano e maledicendoli in volgare romano.
salto i capitoli funan e sim lim (due centri commerciali specializzati in prodotti di elettronica) perchè all'incirca sono avvenute le stesse cose: prezzi sbagliati, macchinette senza garanzia, commessi evasivi, tasse si, tasse no peggio che in italia.
sembra che qui comprare una macchinetta decente sia come essere adottati come undicesimo figlio dalla jolie e da brad pitt e abitare con loro in una villa a santa monica di ottanta stanze, trenta camerieri in livrea che ti servono ogni ben di dio, due piscine, una vasca jacuzzi e un labrador cieco cioè è impossibile, soprattutto per il labrador cieco.
devo pensare che mi è andata meglio quando a via sannio per duecentomila lire e un motorola due napoletani mi diedero in cambio due sacchi di sale fino. almeno fosse stato grosso che è contro la jella.
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