vivere da soli comporta aspetti positivi e altri negativi come tutto nella vita. ora, non mi sogno neanche un po' di elencare né gli uni né gli altri giacchè siamo appena usciti dal santo natale e abbiamo ancora i cuori inteneriti e ricchi d'amore per la nascita del bambinello dentro la capanna gelida ma soprattutto per le cospicue vincite al mercante in fiera e alla tombola del centro anziani di via Pullino. volevo solo raccontare quello che m'è successo qualche sera fa. era la prima sera di solitudine. arrivo tutta infreddolita a casa chè con la moto d'inverno rischi tutti i giorni il colpo apoplettico e neanche puoi fargli causa con l'assicurazione. ho aperto il frigo per riscaldarmi e l'ho richiuso subito visto che quello ha cominciato tutta una tiritera sulla storia della sua vita e io non avevo proprio la fantasia di starlo a sentire. ho fatto la vaga e mi sono occupata di cercarmi del cibo come fanno le leonesse nella savana che girano in cerca di prede per i cuccioli. ho rovistato tra gli scatoloni e ho ritrovato una busta di riso e spinaci liofilizzati residuato di non so che trasloco, forse di quello risalente al 1998 quando mi regalarono un pacco di natale con lo zampone di piede di porco, i datteri e una bottiglia di vov. con una gioia infinita neanche avessi trovato il tesoro del santo graal, ho letto le istruzioni per cuocermi la sbobba: un pentolino d'acqua, il contenuto della busta, una goccia d'olio e una cucchiaiata di parmigiano. dopo un rapido check per appurare se fossi in possesso di tutte queste cose, ho preso il pentolino come nella foto sulla busta, ci ho messo l'acqua e ho versato il contenuto nell'acqua fredda. sono andata per accendere il gas e, prima aspetto negativo della vita da singol, m'accorgo che non posseggo un accendino nè un accendi gas e neanche un fiammifero per darmi fuoco. sento nel frattempo il frigo sghignazzare e il lavello che cerca di calmarmi facendomi vedere il lato positivo: cioè che non tutto il male viene per nuocere o per cuocere, non ricordo. mandandolo a quel paese (il famoso paese dei lavelli) per questa immensa banalità, mi viene il lampo di genio di andare dalla vicina. ho guardato l'ora per paura di disturbare. ho aperto la porta di casa e m'hanno assalito già sul pianerottolo le urla di gerry scotti provenienti dalla casa della vicina. suono con un certo imbarazzo. nessuna risposta. sento intanto che dalla mia cucina il riso e gli spinaci liofilizzati chiamano il mio stomaco a gran voce e, con un po' più di convinzione e sfacciataggine, scampanello più a lungo. ancora nessuna risposta. penso: la vicina è sorda. o è morta. o è nascosta dietro lo spioncino e non apre agli sconosciuti. o forse non c'è. continuo a scampanellare finchè, impietosito, gerry scotti urla alla mia vicina di andare ad aprire. avverto dei passi cadenzati dalla musica e dai balletti delle letterine e dei giudici. Chi è? mi urla la vicina. con una voce flebile, le dico che ho bisogno di un accendino. Chi è? urla sempre più infastidita. intanto sento che gerry scotti parlotta col marito che vuol rispondere alla domanda "Chi ha esclamato la celebre frase: Il dado è tratto?". Urlo da fuori a gran voce: Giulio Cesare. la signora apre la porta. il marito tutto contento vince 50 euro. gerry scotti lancia la sigla. e io?
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