l'anno che sono nata, nada cantava "ma che freddo fa"; quel febbraio fuori l'ospedale doveva fare un gran freddo, mia madre era ancora una bambina e io con lei. mi racconta sempre che lei e le altre mamme passavan la serata ad ascoltare il festival con le canzoni che risuonavano per gli androni freddi vuoti lunghi e bui dell'ospedale dando un po' di vita a quella parte di ospedale che stava già lì per darla, la vita. il primo ricordo di mia madre appena sveglia son state le note di nada, le rose rosse appassite di mio padre che un'infermiera sbadata aveva lasciato su un termosifone acceso e la mia faccetta curiosa e incuriosita. ogni sanremo ci penso sempre alla mia mamma bambina, alle rose rosse appassite e a quella faccetta lì chè forse son cresciuta qualche centimetro in più ma la curiosità non m'ha mai abbandonato. mi chiedo spesso come tutti gli esseri pensanti e neanche tanto dotati di spirito filosofico chi siamo, da dove veniamo, dove andremo ma oggi più che mai mi chiedo perchè sanremo è sanremo? che vuol dire che sanremo è sanremo. anche roma è roma come pure frattamaggiore è frattamaggiore cosí come montesilvano é montesilvano ma non per questo si vantano nel raddoppiarsi il nome.
ogni anno come dopo le elezioni ci aspettiamo che le cose cambino; che le canzoni siano ancora piú belle e creative e melodiose ma allo stesso momento moderne, accattivanti e trendy; ci aspettiamo che ci siano nuovi talenti pieni di cosí tanti talenti da ridare il significato giusto alla parola parabola oggi inflazionata e nominata solo per sapere cosa ha fatto la roma e chi ha vinto il grande fratello. ci aspettiamo che a presentare sia qualcuno che ci strappi una risata, magari solo perché dobbiamo seppellire qualcuno. ci aspettiamo che gli ospiti stranieri, almeno loro, si improvvisino e improvvisino lasciando qualcosa al caso, al caos, alla pazzia, a quella variante impazzita che uno durante la serata riesce persino a dimenticare le tensioni della giornata, il traffico congestionato neanche avesse mangiato un bue, la rate del plasma da pagare a gocce di plasma, i vigili che ti fanno la multa per divieto di troppa sosta in questa vita. ci aspettiamo che dietro la musica non ci siano colossi e molossi che spingono quel cantante perché figlio di, nipote di, cugino di, parente di, portiere di, lontano amico di, lontano lontano nel tempo parrucchiere di. ci aspettiamo di vedere facce nuove, senza rughe tirate, senza nasi tirati pure loro, senza guance imbellettate, magari donne con un filo di perle ma anche un un filo di pancia, ragazzi con barbe curate ma che curino anche la barba che producono nel sentirli cantare, ci aspettiamo di vedere sul palco presentatori giovani e giovanili, senza parrucche come i giudici inglesi né tight come i reali inglesi. ma come il natale di eduardo, anche questo sanremo si presenta con tutti i santi crismi: gente riesumata da tombe egizie, gente che ha pagato per stare sul palco, gente che critica il sistema sistemandocisi bene e accomodandosi meglio, gente sopravvalutata, sovrastimata, eccessivamente apprezzata, ammirata, considerata. in quei giorni lí tutto fará notizia, tutto fará audience, speriamo che tutto fará anche brodo che con due quadrucci ci sta sempre bene, fino a che, come per le olimpiadi e il pattinaggio, non si spengon i riflettori e allora mi viene in mente tenco che non lo lasciano in pace neanche nella tomba: ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno che inutile serata...e pensare che lui per sanremo ci si è sparato. se solo avesse aspettato, si sarebbe sparato oggi!
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