la cosa bella del mio palazzo, oltre alle due portiere che ti snobbano neanche fossero lapo elkan coi pantaloni a sigaretta e la felpa fiat e al cancello super automatizzato che devi scender dalla macchina per aprirlo e ridiscendere per richiuderlo, è che i cassonetti dell’immondizia sono a tre isolati di distanza, all’incirca vicino agli studios di cinecittà dove passa tutta la “monnezza” televisiva e non. quasi sempre cerco di tenere l’immondizia a casa finchè il sacchetto non straborda che quasi lo senti lamentarsi e in ginocchio chiedere pietà. quando vedo che le mosche cominciano a girargli intorno come condor sulla carogna di qualche animale come si vedeva nei film di sergio leone, allora mi armo di santa pazienza e decido che è il caso di preparare lo spirito, il corpo e la mente alla conquista del cassonetto. per non affaticarmi troppo cerco di sfruttare la giornata in cui esco in macchina in modo da portare con me la bustona senza problemi. la carico sul sedile del passeggero, le metto la cintura per far si che alla prima curva sotto casa che di solito prendo su una ruota, quella sinistra, non si rovesci tutta facendo cadere tutto il pattume accumulato, i residui di uova marce, i pannolini del mese in corso, le bucce di banana imputridite e nere, le innumerevoli cose andate al male in frigo e qualche frutto che, non essendo più quelli di una volta come le stagioni, marciscono solo a guardarli figurarsi a non accorgersi neanche della loro presenza.
ora, non so se per un inizio di morbo di alzhaimer o se per lo stress come dicon tutti, o forse per quell’anemia che il più delle volte mi fa desiderare di andare a dormire non appena mi alzo dal letto, fatto sta che il mio cervello di quarantenne non reagisce più come una volta e sta cominciando a dare i primi segni di demenza senile accelerata tanto che non ricordo più, in ordine sparso, ricorrenze, appuntamenti, cose pensate, cose dette, cose immaginate, non ricordo più le tabelline (ma forse quelle non le ho mai imparate) e, last but not least, non trattengo un’informazione neanche appiccicando i neuroni tra di loro con la migliore colla a caldo. diciamo che ultimamente ho l’aria svagata, l’occhio assente ma soprattutto un prontuario medico da far invidia al peggior ipocondriaco della terra. in poche parole portare l’immondizia al cassonetto è l’ultimo dei miei problemi, portarla a spasso per roma pare invece sia diventato il mio passatempo preferito e il mio svago più grande. infatti nel momento in cui carico il sacchetto nella macchina legandolo con la cintura, richiudo la portiera e mi dirigo dalla parte del guidatore per mettere in moto la macchina, alla velocità della luce macpitrecubico ho già dimenticato quel passeggero così ingombrante ma soprattutto così puteolento. aggiungendo poi che il mio cervello viene distratto dall'impegno gravoso di aprire e richiudere il cancello, mi ritrovo il più delle volte a saltare i cassonetti di tre isolati più in là, quelli di cinque isolati più in là, di sette isolati più in là. se mi va bene, cioè quando l’odore di putrido mi fa tornare in me, lascio il sacchetto in un altro quartiere. il top l'ho raggiunto l’altro giorno che ho fatto varie commissioni con il sacchetto diligentemente al suo posto a farmi compagnia. solo quando sono scesa per l’ultimo compito mi ha chiesto se potevo lasciargli accesa l'autoradio. gli ho messo rmc, l’ho chiuso dentro e lui tutto soddisfatto canticchiava una cosa immonda di ladygaga. ho pensato che in definitiva un sacchetto dell’immondizia in macchina è meglio di un cane: non sporca, lo porti giù quando vuoi, tiene lontano i ladri ma soprattutto gli animalisti non posson blaterare se lo lascio chiuso in macchina sotto il sole per ore!
1 comment:
Il problema è quando gocciolano, addio sedili! :D
Post a Comment