la metro di singapore è un posto da passarci la vita, se non fosse che l'aria condizionata è perennemente sul meno non so quanti gradi e in alaska nei periodi rigidi fa più caldo. in ogni caso nei lunghi o brevi tragitti che accompagnano le mie giornate, qualche volta (sempre) dò una sbirciatina qua e là tanto per mantenere vivo lo sguardo miope e esercitare i neuroni in qualche volo pindarico a paracadute aperto.
la prima cosa che balza agli occhi è che questa città non ha una propria indentità e te ne accorgi proprio quando sei in metro con le persone più disparate per contorno e tu che, se chiudi gli occhi, potresti sentirti in america o in una qualche cittadina sperduta dell'india o in una metropoli giapponese o cinese ma che ne so. intorno a te un miscuglio di razze come quando regali i fiori a qualcuno e dal fioraio assortisci alla bell'e meglio qualche gerbera colorata, un po' di margherite che fanno sempre la loro porca figura, qualche rosa sempre in numero dispari, una manciata di fiori di campo che hanno quel non so che di radical chic e un po' di quei micro fiorellini bianchi per adornare il tuo bel bouquet di persone strampalate.
ci sono però delle cose che un po' accomunano tutti: i ragazzi per esempio hanno tutti mani femminili con unghie curatissime e lunghe senza pellicine stracciate come le mie, ma come fossero appena usciti dall'estetista; le loro mani sono magre, morbide, con dita affusolate su cui troneggiano questa unghie da pubblicità. le donne indiane col sari portano tutte molto oro; qui l'oro ha un colore diverso dal nostro: è molto più giallo che sembra quasi finto. e luminoso. dicono abbia qualche carato in più, mi pare d'aver capito in un dialogo fatto di gesti tra il mio inglese povero e il loro inglese scrauso. gli uomini indiani invece vestono in maniera occidentale, pur portando sempre il pallino rosso sul sesto chakra. e allora vedi queste coppie buffissime con lei antica e lui moderno e non sai chi dei due sia fuori vignetta.
tutti hanno l'iphone. e quando dico tutti, non esagero. l'ho comprato usato pure io che lo desideravo da quando steve jobs doveva ancora pensare l'idea.
qui ci ascoltano la musica, ma i più ci giocano; le ragazze invece ci vedono delle soap opera che beautiful al confronto è un film di truffaut.
da italiana, che insomma almeno alla bellezza noi italiani siamo abituati anzi quasi assuefatti, posso dire che vestono tutti molto male; i gusti delle scarpe poi sono orribili: sembra che dal cielo si sia riversata una pioggia di scarpe tra le più assurde, robe che noi indossavamo mille anni fa o non abbiamo mai portato: mocassini a punta larga, stretta, quadrata, allungata, le ballerine più astruse che se le vede carla fracci, espadrillas colorate, a pois senza zebra, a righe come la juve, scarpe da ginnastica vetuste, col tacco, da calcetto, coi lacci, senza lacci ma con le fibie, le crocs in ogni salsa, le infradito con ogni stile e geometria.
e come ciliegina sulla torta: la borsa gucci, vera o no, a testimoniare che anche in oriente si ha gusto.
ma il massimo comun denominatore o minimo comune multiplo che non ho mai capito la differenza, è che sui mezzi pubblici (metro, autobus, boat per andare nelle isolette qui intorno) tutti quelli seduti dormono. a qualsiasi ora del giorno, la gente seduta dorme, ronfa, russa, s'appisola, insomma si fa una pennichella.
ho ripensato a roma, alla metro A o B e alla possibilità di addormentarsi in metro e risvegliarsi senza più stanchezza ma anche senza più portafogli, se ti va bene.
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