Uno dei più grandi desideri della mia infanzia, dopo la piscina di vero cloro per barbie e ken, il 45 giri di nikka costa e il dolceforno, era il lavello d'acciaio. Il lavello d'acciaio era una di quelle modernità che ti sentivi ricco e famoso come nei telefilm. Ricordo che la domenica c'erano delle file lunghe chilometri a casa di Delia, la nostra vicina, per ammirare questo prodigio della cucina così strano e sfacciatamente luminoso. Io rimanevo estasiata e rifacevo sempre la fila due o tre volte, insieme ai parenti di frattamaggiore, neanche avessi di fronte la venere di Milo o la Nike di Samotracia. I figli di Delia facevano tutti gli smorfiosi con me. E io non potevo competer con loro se non sfoderando le mie doti d'affarista vendendo al cancello della palazzina fumetti, figurine doppie e oggetti che rubavo a mio padre (oggi te lo posso dire, papà: ti ho venduto anche quelle spille colorate con su scritto una roba strana tipo CCCP).
Qualche giorno fa una disgrazia a casa mia: il lavello di porcellana ha tirato gli ultimi. Mi ha mollato alle tre e mezzo di un venerdi notte allagando la cucina e parte del salone, facendo correre gli scarafaggi di qua e di là e soprattutto costringendomi a lavare per terra chè eran mesi che non lo facevo. Nonostante il danno, non so perché non ero molto arrabbiata: mi sono ricordata improvvisamente di quelle bellissime domeniche a casa di Delia e così ho avuto la brillantissima idea di coronare questo sogno segreto seppur alla veneranda età di qualche anno dopo. Ho girato in lungo e in largo in cerca di un lavello d'acciaio da incasso. L'ho trovato. L'ho ordinato e soprattutto ora lo posseggo. Ho chiamato subito Franca che, per l'occasione, si è portata dietro anche i suoi due cani ma non so perché mi ha guardato con aria preoccupata. Così, non paga della reazione di franca, ho invitato qualche amico a casa. Ho acceso tutte le luminarie più disparate. Ho comprato candele e candelotti che neanche a SantaMariainVia. Ho proiettato il faretto del quadro buono sul lavello e ho acceso anche la luce della cappa. Lui tutto felice ha fatto la sua porca figura. Ci sono stati complimenti a iosa da parte di tutti. Per la prima volta mi sentivo come Delia. La serata è stato un successone. Avevo i lacrimoni agli occhi. E il lavello mi guardava con aria soddisfatta. Il problema è stato il giorno dopo quando ho dovuto lavare i piatti: ho scoperto che un lavello in acciaio richiede una cura che neanche un figlio dai 0 a 12 anni. La prima sera ho passato più tempo ad asciugare tutte le goccioline dalla prima all'ultima che non a docciarmi, sistemare il letto, cucinare, mangiare e portare giù il cane della signora anna. Ogni movimento sbagliato in cucina, per Lui diventa una tragedia. Ti guarda con quell'aria severa e ti ammonisce se lo lasci senza cure. La mattina ho paura anche a farmi il caffè giacchè Lui è già pronto con i conti della spesa e la calcolatrice per sanare il bilancio della casa: dice che spendo troppo in saponi, pizza e in gas. Pare che ai suoi tempi i piatti si lavassero con l'acqua fredda e non capisce tutto questo spreco di acqua bollente. Non parliamo poi di quando devi scolare la pasta. Devi chiedergli l'autorizzazione a procedere, aprire l'acqua fredda per non sbollentarlo, non far arrivare le gocce bollenti sulle guarnizioni, sciacquare subito la vaschetta chè Lui è allergico anche all'amido della pasta. Un vero sacrificio. E pensare che uno dei miei più grandi desideri della mia infanzia, dopo la piscina di vero cloro per barbie, il 45 giri di nikka costa e il dolceforno, era il lavello d'acciaio. Non so se stasera mi va di affrontarlo. Sono molto restìa: e se gli portassi dei fiori?
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