Tempo scaduto. sai quei momenti in cui ti dici che faccio, che non faccio, che faccio, che non faccio, cioè quei momenti interminabili del cervello in cui ripercorri tutte le cose dette e le cose scritte e tutte queste cose fanno a lotta con quello che senti e con quello che vorresti fare e in questo trambusto il tuo cervello continua a dire che faccio che non faccio che faccio che non faccio. momenti in cui vorresti correre e abbracciare quelle persone che stanno a un passo da te, ma ti stoppi perché bloccata da un “è meglio di no, oggi; un’altra volta con piacere” ma tu sei là e quelle persone sono a meno di dieci passi da te e tu continui a ripeterti mille o forse più (non le ho contate) che faccio e che non faccio, vado, resto, che faccio, cavolo, pupa, prendi uno straccio di decisione e che sia una decisione e intanto lui continua a dirti che faccio, che non faccio. poi pensi che potrebbe essere una forzatura, ma in amore non esistono le forzature, ti dici tra te e te. e poi ti dici: e se s’arrabbia? ma nel frattempo pero' ti dici vabbè, tanto è già arrabbiata con me: una più una meno! e intanto quel che faccio, che non faccio ti blocca le gambe. dare retta al cuore che corre all’impazzata o restare bloccata e rispettare. rispettare? che faccio che non faccio. cento, mille, diecimila domande in pochi nani (ma proprio nani!) secondi. che faccio che non faccio. mi son seduta. ed eravate là. dieci passi di numero (a passi grandi pero'!). che faccio, che non faccio? sto. rimango. corro. bum bum. cuore che pompa. che faccio. sono corsa nella piazzetta. come nei film. solo nei film belli. sono corsa chè non ho resistito. dieci passi volati come niente. ho cercato. ho scrutato. niente. non c’era più nessuno. da diego nessuno. da clara nessuno. troppo tardi, pupa. mai pensare troppo! questa è la lezione.
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