Tuesday, September 07, 2004

Il giubbotto.

E chi ci avrebbe mai creduto. Ho imparato tardi a guidare la moto e tra l'altro non sono neanche 'sto grande pilota. Quando mi voglio prendere in giro dico che faccio le curve sul cavalletto. Mi piacciono le due ruote ma a dovuta distanza: sará colpa della luna in vergine che da buona pigra ama le comoditá e la sicurezza. Sto trattando in questi giorni sul prezzo di un giubbotto di pelle usato. Nuovo no, a causa delle finanze post vacanziere. Ne ho provato uno, l'altro giorno. La ragazza, gentile e molto fiduciosa, mi ha detto di indossarlo con la moto per vedere se aderiva bene. Lei chissá di quali prodezze ha pensato fossi capace. Ho indossato il giubbotto nero rosso e bianco con protezioni da vero bikers e ho acceso la moto che, ringalluzzita da tale magnificenza e probabilmente non riconoscendomi cosí bardata, s'è impennata tutta. Impaurita ma con molta dignitá ho girato di corsa la chiave per spegnerla. Mio dio! come si permette, ho detto tra me e me. Andare su una ruota, io che ho paura anche delle due ruote. Ho riprovato ad accendere con molta circospezione e tenendo il piede sul freno e la mano sulla frizione. S'è accesa senza impennate; ho provato ad ingranare la prima e a dare un gas leggero come se l'episodio di prima non m'avesse neanche toccato. Ho fatto un bel sorriso alla ragazza del giubbotto che mi guardava tutta speranzosa di vedere chissà cosa. Un rombo enorme e sinistro è uscito dal motore. Uno stridío di gomme e una partenza che allo starter del gran premio di occhenaim avrei lasciato dietro rossi, biaggi e anche maicol felps. Per fortuna che all'incrocio con la piazza non passava nessuno. Subito il motore è salito su di giri. Ho girato a destra verso il Palladium e ho toccato col ginocchio per terra tanto che mi son giocata i pantaloni buoni della prima comunione. In pochi secondi ero a cento, centodieci, centoventi, centotrenta sulla salita vicino l'ospedale. Ho pensato: vabbé, perlomeno il pronto soccorso è vicino. Poi ho chiuso gli occhi come se la cosa non mi riguardasse piú. Altra curva in discesa stavolta, altro ginocchio buono partito. La moto continuava ad andare come posseduta. Al primo giro della garbatella ho battuto tutti sul tempo e ho visto clara al bar sventolare qualcosa di simile a un paio di mutande a puá da uomo. Al secondo giro, ho preceduto una cinquecento rossa truccata e una bmw della polizia che inseguiva due extracomunitari neri su una vespa argentata. Al terzo giro si è formato un capannello di gente con le classiche trombette da stadio e con striscioni e cartelli che data la velocitá e la miopia non sono riuscita a leggere. Poi, all'angolo tra la piazza e il parrucchiere di roberta è finita la benzina. Appiedata e un po' sconvolta ho riportato la moto al suo posto. Mi sono tolta di corsa il giubbotto di pelle nero rosso e bianco con protezioni da vero bikers e l'ho restituito alla ragazza mettendole come scusa che con la velocitá si gonfia troppo. Credo che per quest'inverno potrei ritirar fuori dall'armadio quel vecchio spolverino grigio finto militare. Mi va un po' corto di braccia, ma almeno non m'ha mai fatto brutti scherzi!

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