bum bum e non ci capisco un cavolo. bum bum sento che battono alla porta. bum bum realizzo che qualcuno mi sta chiamando. corro, giro la chiave ché di solito son sempre quelle due o tre mandate. la vedo. capelli dritti in testa da piega di cuscino. aria emaciata e sofferente. mani giunte sullo stomaco. alito pensante, quasi acido. m'arrabbio per un secondo. ma poi mi fa tenerezza. si sente male e vuole correre al pronto soccorso. le serve un passaggio. io non ho la macchina. ma ci pensiamo dopo. la faccio sedere sul divano. è piú piccola di quello che ricordavo e anche piú invadente. le chiedo cosa si sente. un malessere generale risponde a mezza bocca. le chiedo dove le fa male questo malessere generale. dice la pancia, lo stomaco, il cuore, la testa. un cesso, le ribatto io per cercare di tirarla su. lei non si tira su anzi è piuttosto depressa. non sono un medico e non so che fare. le chiedo se vuole rimettere. le chiedo se ha l'apparecchio per la pressione, se si tratta di influenza, se soffre di calcoli, se è andata in bagno la mattina, se il marito la tradisce. cerco di distrarla in ogni modo e soprattutto di avere una voce rassicurante per quanto uno possa essere rassicurante alle tre di notte dopo esser stato svegliato di soprassalto nel bel mezzo della fase rem. mi sento tanto il dottor carter di ER e credo che in ognuno di noi alberghi il sogno di giocare al dottore, di inseguire un'autoambulanza che corre a sirene spiegate e di vincere al lotto senza aver giocato. continuo a farle domande ché mi sto pure spazientendo. le chiedo se vuole un bicchierino di porto. magari digerisce. a casa ho solo quello che mi hanno regalato a un natale insieme alla classica colomba mandorlata. che tirchi. mi dice che un pezzetto di colomba le andrebbe. ma poi sento che sta per sentirsi male al solo pensiero di ingerire cibo. capisco che il problema è lo stomaco. le chiedo se ha preso freddo. se ha mangiato le cozze. se ha i vermi e se ha fatto la sverminazione. lei accenna un sorriso. patch adams sarebbe contento di me e pure robbin uilliams. le chiedo se vuole una camomilla. dice di no. per fortuna perché non ce l'ho. le chiedo se vuole un bicchiere d'acqua calda che rilassa i muscoli e aiuta la digestione. lei accenna a qualcosa con la bocca. non capisco che tra l'altro con l'etá sto diventando anche sorda. le faccio ripetere ció che ha detto. Canarino è l'unica parola che riesce a dire. neanche fosse un pappagallo. corro subito in cucina. ho dei limoni quasi verdi muffa che non sapevo che farci e comincio a scaldare l'acqua e a gettarci scorze di buccia all'impazzata. faccio bollire 'sto bibitone che mi sento magamagó. appena freddo lei lo beve tutto d'un fiato. apro la finestra per lasciar passare un alito d'aria. i malati han bisogno d'aria fresca: aiuta il rigor mortis. vado in bagno a rifarmi il trucco. torno e non trovo la trovo piú. credo abbia preso il volo. sará stato per quelle scorze di troppo nel canarino?
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