Thursday, March 03, 2005

Lui.

ogni volta che mi richiudo le porte dell'ascensore alle spalle, mi prende il panico che una grossa dose di gocce di rescuremedi non me la toglie nessuno. no, non soffro di claustrofobia nè di ascensorefobia. è che sono un tipettino impressionabile anzichenò. quando vedo in tivvù quei mostri di alien tutti unti e bavosi o anche la lecciso che balla con la sorella mi tappo sempre gli occhi con tutt'e due le mani come i bambini e spero che lo spettacolo finisca il più presto possibile. o anche quando sto per trangugiare con gran gusto la prima forchettata di pasta olio e parmigiano e il tiggì delle venti mi mostra l'operazione a cuore aperto di un babbuino delle alpi svizzere o geggia che fa l'antica romana, cerco sempre di cambiare canale perchè la cena non mi si riproponga come i peperoni verdi di clara. il problema di cui soffro è lo shock da apertura-porte dell'ascensore. tutto è nato una ventina di giorni fa. la notte non avevo riposato un granchè bene e la mattina ero ancora in catalessi tanto che mi ero vestita di corsa e mi stavo catapultando giù al portone giacchè ero in ritardo. chiamo l'ascensore e lilla lalla entro mentre poso le chiavi in borsa come al solito. ero in trance e ho fatto i sette piani che non mi ricordo neanche come. arrivata al primo piano le porte si sono aperte come da copione (confermo, l'ho visto io scritto sul copione del regista!, ndt) e, mentre sto per catapultarmi fuori di gran lena, vedo lui. faccio un balzo in aria e sbatto la testa al neon che incomincia a lampeggiare come l'insegna dell'isola dei sardi. mi rintano dentro l'ascensore e spingo il tasto 1. pensando che ormai ero in trappola come i topi nelle gabbiette degli esperimenti per cani, penso ad una soluzione per evitare lui, cioè quello. nel frattempo cercando una via di fuga per non affrontarlo salgo al secondo e poi al terzo e poi al quarto e già che c'ero mi spingo anche al quinto piano. sfinita, decido: prendendo un gran respiro e stando attenta alla compressione come i sub, incomincio la ridiscesa. ho spinto il tasto 1 e mi sono retta forte alle pareti dell'ascensore. quando mi sono fermata le porte si sono spalancate e lui era lì. non ho potuto fare a meno di balzare in aria di nuovo: il neon ha smesso di lampeggiare ed ha ripreso a lavorare come prima. "Buonasera...", ho detto a bassa voce cercando di nascondere l'imbarazzo e la paura e cercando di allontanarmi velocemente. non so cos'abbia risposto. ero già fuori il portone col sole che m'accecava gli occhi e il cuore ancora in gola.

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