in famiglia siamo persone alla buona, di quelle persone che quando suona il citofono o suonano alla porta è come se sentissimo le sirene dell'allarme durante la guerra e l'adrenalina ci entra in circolo come dopo i cento metri in nove e nove diciotto. siamo così positivi che al drin prolungato di chicchessia la nostra testa entra nel pallone e ci aspettiamo subito l'annuncio della morte di un parente stretto o i testimoni di geova o l'ufficiale giudiziario che viene a pignorarci i pezzi forti della casa, tipo quello scrittoio ex novo finto decò o l'enciclopedia dei quindici dal primo all'ultimo compreso il quindici.
da qualche anno in aggiunta a tante boiate come il santo natale, la pasqua della resurrezione, la festa della repubblica che non ci crede più nessuno, la festa della mamma meno che la franzoni e del papà non pedofilo, si è aggiunta anche l'ennesima truffa consumistica proveniente dall'america: la festa di halloween. ero a casa qualche sera fa, come tutte le sere del resto. in tarda serata, verso le nove, suonano alla porta che pupo stava per aprire il pacco finale e la scelta ardua e faticosa era tra un ciddì autografato di carmine zappulla e cinquecentomila euro. al primo drin ho fatto finta di niente, ma al secondo anche più prolungato ho deciso di fare qualcosa anche perchè il notaio della trasmissione si stava già spazientendo. con passo felpato e muovendomi più lentamente del bradipo dell'africa lontana mi sono avvicinata alla porta. per non saper nè leggere nè scrivere ho prima abbassato di colpo la tivvù e poi ho smesso di respirare. pian pianino dopo circa trentasei minuti dalla seconda scampanellata sono arrivata in vista della porta inciampando però prima nella cinta dello zaino che mi ha portato ad incollarmi violentemente la sedia a dondolo che ha incominciato a dondolare e dondolando ha schiacciato la custodia dei ciddì che dovevo masterizzare e il cui CRONCH è stato più forte del cronch del tronchi. a quel punto la terza scampanellata che nella tensione del momento mi ha fatto balzare di tre passi in avanti senza neanche passare dal via o finire in prigione per un giro. ho provato a scrutare dall'occhiolino e la prima sorpresa: tre nani sardi col cappello che sembravano i pastori del presepe. con voce ferma e sicura come quella di romina power quando canta felicità ho esclamato: "chi è?" "siamo bambini" mi hanno risposto tre vocine piccole e tenere. "non ci credo, siete nani sardi!" ho risposto con aria sospettosa e circospetta. "no, signora. siamo bambini mascherati perchè oggi è dolcetto o scherzetto", mi hanno detto loro pieni d'aspettativa. alla parola "dolcetto" il mio cervello alla velocità macpitre fratta maggiore di uno ha fiutato l'affare e, come il cane con pavlov, ho sentito in bocca una certa acquolina che mi preannunciava ogni prelibatezza. "contrattiamo- ho gridato dal di qua della porta- che cosa avete portato?" i bambini, credo gli unici bambini ingenui nel raggio di cento chilometri, a quella strana richiesta m'hanno elencato il contenuto della loro sporta: "i ferrero rocher, i kinderini, un litro di latte ad alta tensione, tre bignè, una stecca di cioccolata di maggio 2003 e due pacchetti di big babol al gusto frutta sciroppata". ho spalancato la porta con tale gioia che non ricordavo di provare da quando vinsi diecimilalire al mercante in fiera e ci siamo seduti tutti e quattro al tavolo delle trattative. ho proposto loro una bottiglia di vov del 1982, grande annata dice la guida miscelèn. han declinato l'offerta dicendo che non bevono alcolici: strano. ho proposto loro con tutto un panegirico che mi son fatta i complimenti da sola anche quel bel gelato limone e fragola che è nel freezer dal giugno del '78; ma anche col gelato han storto il naso. a quel punto ho tirato fuori i pezzi forti: due bei fiori colorati i cui petali erano fatti da confetti. al cioccolato, ho sottolienato con aria ammiccante. debbo dire che con i fiori li ho stesi: sono riuscita a portargli via tutti i kinderini, un bignè e un pacchetto di gomme. ci siamo salutati che masticavamo ognuno le proprie cose. "all'anno prossimo- ho detto loro- mi piace fare affari con voi".
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