Monday, November 28, 2005

a mia madre.

la gente che va. mi piace guardare la gente che va. l'osservo e commento. la scruto ed esploro. l'analizzo e mi soffermo. costruisco case, vite, amanti, amici, luoghi e castelli, stagioni e condizioni sociali; come un muratore provetto edifico città, musei, palazzi, appartamenti da due, da tre, da quattro stanze che m'importa tanto è tutto frutto dell'immaginazione. la gente che va. mi piace guardare la gente che va. ehì tu, si proprio tu: mettiti a destra, ora prendila per mano, ora baciala. manca solo la scritta rosa shocking a luci intermittenti "...e vissero felici e contenti". stop al pensiero, passiamo a te con quell'aria spaurita: chissà, chissà che ti frulla in quella testa, il lavoro, la casa, la tua donna, o tua mamma che ti rompe continuamente i timpani; e tuo padre? forse non c'è più? e tu con quell'aria gioiosa? hai avuto la parte? hai dato un'esame, dichiarato il tuo amore, comprato il tuo ciddì preferito o solo che per oggi hai la luna giusta nel posto giusto? la gente che va. mi piace guardare la gente che va. tutti che corrono, tutti che arrancano, tutti racchiusi in autovetture colorate a volte nuovissime a volte vecchissime; chi apre lo sportello e non pensa alle conseguenze, chi lo richiude, ingrana la marcia e corre via veloce. mi spiace per te che hai gli occhi così lucidi: mi fai pensare al peggio. e tu, così imbecille, che mi blocchi la strada: cos'è, tua moglie ti mette le corna e te la prendi con me che non c'entro niente? la gente che va. mi piace guardare la gente che va. nessuno si ferma. nessuno ti guarda. invisibile agli occhi ma presente a me stessa. ehì tu, attento con quel motorino: dove hai la testa. sai che una volta son caduta anch'io e anzichè preoccuparmi di me pensavo ad una lente dell'occhiale da miope. cavolo quant'ho penato per quella lente da due lire due. la gente che va. mi piace guardare le gente che va. lui che arranca pensando al suo tumore all'orecchio. lei che gli va dietro e lo strilla cercando nell'urlo un modo per farlo reagire. mi si stringe il cuore e cambio canale mentale: e penso al mare e al suo potere e alla mia vita in precario in equilibrio che va avanti oggi su un piede oggi sull'altro. la gente che va. mi piace guardare la gente che va. madonna che faccia che hai di primo mattino: è duro il lavoro, eh? ognuno con la sua storia vive il suo copione e io che nella mia testa riscrivo battute all'occasione. quello è addormentato da una vita e guarda caso si sveglia proprio ora che devo passargli avanti: sarà che odia le donne o è solo perchè ha una fretta del diavolo. ehì tu guarda che sto attraversando, a cosa pensi? la gente che va. mi piace guardare la gente che va. quella signora deve essere una gran dama, ha le unghie tutte lustre e la faccia imbellettata ma gli occhi tristi d'un cane abbandonato: forse è per il marito mancato da poco o solo perchè la sua vita è un ricordo ma il ricordo non fa più parte della sua vita. la gente che va. mi piace guardare la gente che va. ma a guardarvi bene tutti poi mi intristico che tutte le storie finiscono male. e vorrei che il sole che a volte risplende prepotente nel cielo sorrida nei cuori. e che l'entusiasmo che mi ribolle nel sangue non venga scambiato per puro apparire. e che la parola "parola" ritorni a pesare e non rimanga a dieta ancora per molto. la gente che va. mi piace guardare le gente che va. e a quella signora lì, malgrado la speranza l'abbia abbandonata, voglio riscriverle la storia e dipingergliela di rosa come quei tramonti che le piaccion tanto e farle vedere che c'è altra gente che va. e che a guardare la gente che va ci si dimentica a volte della propria vita che non va. più. avanti.

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