Monday, November 14, 2005

L'omino delle serrande s'è fatto l'aiutante.

il più delle volte mi sento inadeguata. sento che non appartengo a nessun posto e che nessun posto mi calza a pennello come quel bel paio di calzoni che porto da una decina d'anni. ogni tanto cerco di vedermi da fuori e sinceramente mi vedo atipica, un po' stupida nelle mie innumerevoli battute. a giorni immatura. non ho una buona visione di me anche se inforco gli occhiali da vista. e anche dopo quel bel corso sull'autostima, ho più cura del mio ulivo sul balcone che della mia vita. mi mostro spavalda per non sembrare impaurita. a volte combattiva per non mostrare il fianco. spesso simpatica per non lasciare intravedere il morto appeso e puteolento che mi porto dentro. contenta anche se dentro piango. forte anche se ho paura e tremo dalla punta dei capelli fino ai peli superflui quelli con non vanno via con le cerette ma estirpando direttamente i bulbi dalla carne. positiva anche se vedo il nero tetro senza neanche un'ombra sfumatura tendente al bianco.è una lotta continua tra l' essere e l' apparire. e per cercare di non appesantire le vite altrui mi sforzo sempre di apparire e poco di essere. che vuol dire questo? che non sono? è difficile farsi accettare. ancor di più accettarsi per chi ha amor proprio. tirando le somme come una brava ragioniera o come la signora maria che fa i conti della serva non ho un buon rapporto con me stessa. direi che la comunicazione tra me e me avviene a momenti alterni. in certi giorni, come oggi, mi ignoro addirittura. con un fare passivo come un operaio in fabbrica di fronte all'ennesimo pezzo da assemblare mi vesto senza chiedermi neanche il parere: i soliti jeans che so che col mio Io vado sul sicuro; la felpa sdrucita marcata america e le scarpe da ginnastica rialzate che danno slancio: magari non alla vita ma sicuro che snelliscono la figura! non mi guardo spesso allo specchio e se ci butto l' occhio distrattamente faccio finta di non riconoscermi. non è facile sopportarsi: è già difficile la convivenza con uno sconosciuto, figuriamoci con noi stessi che ci tolleriamo dall'età della ragione, qualcuno addirittura dalla vita precedente: tutti che parlano e nessuno che dice le cose come stanno veramente. a volte vorrei uscirmene dal corpo e lasciar fluire la mente non so dove. andarmene in giro senza meta. vagare nell'aria così alla ventura magari solo per vedere tutto questo putiferio dall'alto. fluttuare come un pesce. a proposito il pesce fluttua? passano gli anni e mi sento inadeguata e anche ignorante. lo so, è un post depresso di quelli che abbassano il morale come quando in tivvù vedi la lecciso che canta e "abballa" o la elmi che diventa anoressica per due lire di notorietà. facciamo così: chi gli va lo legga. chi non gli va, no. io passo.

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