Tuesday, September 23, 2003

L’isola dei “saranno” famosi
ero a casa ieri pomeriggio. che faccio, che non faccio: accendo la tv. davano il collegamento delle 18.40 con l’isola dei famosi. avendone sentite di cotte e di crude, ho voluto vedere con i miei occhi di cosa si trattasse. avevo letto qua e la' cose bruttissime sui quei dieci “disgraziati”: pappalardo “coatto”, testi “sfatto”, torretta “inutile”, carmen russo “boh”, chiappini “cicciona” (vorrei avere io i suoi chili di troppo!), de blank “viziata”, ruta “dentona”; insomma chi più ne ha più ne metta. non nascondo quindi che ero piuttosto prevenuta riguardo quella che reputavo una trasmissione stupida (visto che la giungla vera è quella cittadina e non l’isola sperduta in mezzo al mare) o perlomeno copiata, fatta su una rete che non vedo da anni se non il lunedi sera per “ER”, con dei personaggi che nessuno si copre più! inzio quindi a guardarla con un bel sorrisetto ironico sulla bocca e una chilata di pregiudizi in testa. cosa mi trovo di fronte? un pappalardo, anima e animatore del gruppo, una de blank che non si butta giù, una ruta che piange probabilmente più per i morsi della fame che per i figli, una carmen russo che si dispera per suo marito e che spera che il pubblico (a telecamere spente) non li creda nel migliore hotel dell’isola, una torretta che parla della sua sfida personale (“mi reputano tutti una mangiatrice di uomini e una che senza il letto a baldacchino non va da nessuna parte…"), un silvestri che s’affida alla figura paterna di pappalardo, un testi che, da buon veneto e da buon leone, si dà da fare per sè e per gli altri: ognuno là con la sua motivazione personale, con la sua storia, col suo dramma, con i suoi fallimenti in corso, con il suo “non essere” più qualcuno o non esserlo mai stato! quel sorriso ironico che avevo stampato sul viso, mi si è raggelato. e anche ora che scrivo m’immagino quei “poveri disgraziati” alle prese con i mosquitos (boh, so’ zanzare, credo!), con le piogge e i monsoni, con il poco cibo fatto solo di ostriche che farebbero male anche ai fegati più paludati, senza tetto, con poca acqua. e tutto perche'? perché queste son le leggi della nostra giungla, governata dal marketing, dall'audience, dalle plastiche facciali, dal nepotismo, dalle veline e letterine e pure cretine; dove se non sei più nessuno (posto che tu lo sia stato!) devi metterti alla berlina e inventarti di essere il tarzan del duemila, farti vedere in costume semi-adamitico e rischiare la vita per avere il tuo giorno di gloria e il tuo titolo a grandi lettere sul giornale. e questo mi fa gelare il sangue ancora di più e rattristare non di meno. e allora rivaluto la figura di pappalardo, della ruta, di testi, della russo e degli altri, costretti da questo Sistema “a fingersi acrobati per non sentirsi dei nani!” (scusa, renà, t’ho rubato le parole!) e tifo per loro e per l'umanita' che hanno tirato fuori. tifo perché abbiano il loro giorno di gloria, la loro copertina piu' che meritata, perché abbiano cio' che sperano, anche per un sol giorno fino al momento in cui saranno rimessi in naftalina e dimenticati per sempre. come si fa con tutto, ormai. o no?

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