Tuesday, November 11, 2003

un deficiente m'è venuto addosso con la macchina. sono scesa dallo scooter che per poco non lo mangiavo. anzi per la verità l'ho mangiato. nessun sapore. s'è scusato, il deficiente. il mio scooter non s'è fatto niente. qualche graffio aggiunto agli altri. lui il vetrino della freccia di una station wagon megagalattica con navigatore satellitare e sedili a espulsione rapida e ruote in lega vera padania e spia antifurto, cane antidroga e liquido antigelo. insomma una macchina vera. gli ho detto: che "volemo" fa, bello? spaurito e impaurito, il deficiente, non risponde. una sola cosa ha fatto: ha chiamato papà. Papaaa', vieni qui vicino all'universita' che ho temponato un motorino. il deficiente ancora non sa la differenza tra uno scooter di vera-grossa cilindrata e un motorino. vabbè, sarà per il prossimo botto! aspettiamo il papa'. in realtà i graffietti erano proprio minimi ma tale era la voglia di farlo "sentire" deficiente che non mi son mossa di la'. arriva il babbo. macchina dell'azienda. non posso dire che azienda, pero' quando vi staccano che so, una a caso, la luce e non c'è mai un operaio in giro che venga subito in vostro soccorso, pensiate che quell'operaio è dovuto andare dal figlio deficiente che ha tamponato un motorino nelle vicinanze dell'universita'!
arrivo del papa': aria da super-figo so' tutto io. capello brizzolato andante ma senza brio. camicia aperta su petto ex-villoso (il papa' del deficiente si rade il petto). aria da dirigente faccio tutto io, nte preoccupa', figlio mio. dà una pacca sulla spalla al figlio. lo guarda con aria estasiata, quasi che, anzichè un tamponamento, abbia citato a memoria tutto l'ulisse di joyce. conferma che sono graffietti e si rende disponibile (non so in che maniera). ci salutiamo. non lo guardo neanche in faccia, il deficiente. non merita. ma non per via della botta. puo' succedere, santo cielo. puo' capitare a tutti. sai quante botte ho dato io, ma almeno avevo la faccia di scappare! non merita niente, perchè son rimasta scandalizzata. perchè son cose che non voglio vedere. perchè se un figlio sbaglia non merita un premio nè una pacca sulla spalla o poi non ci lamentiamo che ci accoltellano. perchè se io sono in grado di portare un'automobile devo essere anche in grado di saper badare a tutto quello che ne consegue, incidenti compresi. perchè non si da' più valore a niente. perchè, perchè e perchè. perchè continuiamo a dire tutti che son discorsi banali quelli che ai miei tempi, che i genitori di una volta e che questo e che quello. ma intanto provate a riprendere un ragazzino per strada che vi ha dato una botta o chiedetegli di abbassare la voce se sta strillando o di non urtarvi con i piedini contro la vostra poltroncina super-pagata del cinema, provate, cavolo. vi si scaglia contro l'intera famiglia al completo, nonna in carrozzella compresa. e allora voglio cadere nella banalita' e dire: incontro a cosa stiamo andando o più semplicemente incontro a che mostri. e mi ritrovo a vedere vecchi film in bianco e nero per non guardare questa realtà che non mi piace neanche un po'. e mi capita di pensare che quando certe generazioni non ci saranno più, saremo in mano a chi? a tutto questo che non voglio più vedere. vorrei che le cose girassero come giravano un tempo: che i genitori facessero i genitori e non gli amici con la pacca sulla spalla, che le mamme facessero le mamme e non le mamme in carriera, che un "bravo" valesse più di cento euro, che le maestre mettessero timore e rispetto, che certi politici rubassero e certi altri ci difendessero veramente, che la tele fosse una sola e che alle dieci si andasse a letto, che i nonni non venissero chiusi negli ospizi per far posto al cane, al gatto e al furetto, che l'adrenalina di un lavoro o di un voto a scuola fosse mille volte più potente delle droghe in circolazione. e saro' banale: ma meglio banali che squali. e saro' patetica e arcaica e conformista e mille altre cose, ma credo che ci sia un valore distinto per ogni cosa: per un'amicizia, per un lavoro, per un amore, per il denaro, per la vita; e credo che tutte queste cose non debbano essere livellate nè debbano finire nel dimenticatoio per evitare di fare questi discorsi cosiddetti banali. io una vita cosi' non la voglio. non la voglio più. e sapete il colmo della sfiga? neanche posso cambiare canale!

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