A.A.A. CEDESI (accorrete numerosi!)
Visto il grande interessamento per le foto di Mariemarion e vista la mia luna in vergine che mi dicono dalla regia essere leggermente rabbina (rabbino non c'entra niente con la questione ebraica!) e altamente affaristica, CEDO, seduta stante:
n.1 foto di Mariemarion al mare (Sperlonga '89) con annesso autografo "f.to bea, con simpatia"
n.1 paio di jeans "CLOSED" pedal pusher taglia 44 colore blu indossati da Mariemarion il giorno che ho preso la patente
n.3 pietre dolomitiche di vera pietra dolomitica prese a Garmish da Mariemarion durante le vacanze del '92
n.1 borsa di vera mucca ma non a chiazze avuta in regalo dalla figlia nel maggio del '99
n.1 autografo di Mick Jagger "A Bea, my best friend!"
n.1 marito quasi nuovo, anni tanti, pero' buono e padre amorevole, detto "Ir grande carceriere"
n.5 bikini usati dalla stessa durante le vacanze dell'89 (testimonianza fotografica)
n.1 penna a biro STAEDLER rigorosamente nera, usata per firmare contratto con la fastweb
Partecipa anche tu al concorso "Mariemarion, una donna per amico ma soprattutto una donna da vendere!"
Aut. Min Rich. 05.02.69
Leggi il regolamento sul retro dell'incarto. Concorso valevole fino al Natale 2003.
Friday, November 28, 2003
5 anni
5 anni di attività. 5 anni di lavoro. 5 anni di persone passate e che dovranno ancora passate. di sedute psicanalitiche sulla panchina. di gente che arriva. di altra che va. di urla. e sbraiti. e di recupero crediti. di idee che vanno. di idee che vengono. 5 anni che sono qui. senza tregua. 5 anni di domani è un altro giorno. di impennate. e di discese. di stop: stai ferma un giro. di gloria. di onori. di litigi. 5 anni di lavori. di computer strapieni. di vetrine allestite. campi montati. cartelloni itineranti. manifesti. automezzi. pulmann. smart. scenografie. 5 anni che non ne posso più. di speranze. di certezze. di incertezze. di preventivi accettati. di conti. di commercialista. di IVA. di tasse pagate. di multe. 5 anni di nino e clara. di pizzette. di pasta al pesto. e anche kinderini. 5 anni! cavolo. il lavoro più lungo che ho avuto. con tenacia. con rabbia. con decisione e decisioni prese. con forza. costanza. con aiuto. con lacrime e risate. 5 anni oggi di una giornata che piove come 5 anni fa. 5 anni il 28 novembre. oggi. che faccio? festeggio o m'impicco?
5 anni di attività. 5 anni di lavoro. 5 anni di persone passate e che dovranno ancora passate. di sedute psicanalitiche sulla panchina. di gente che arriva. di altra che va. di urla. e sbraiti. e di recupero crediti. di idee che vanno. di idee che vengono. 5 anni che sono qui. senza tregua. 5 anni di domani è un altro giorno. di impennate. e di discese. di stop: stai ferma un giro. di gloria. di onori. di litigi. 5 anni di lavori. di computer strapieni. di vetrine allestite. campi montati. cartelloni itineranti. manifesti. automezzi. pulmann. smart. scenografie. 5 anni che non ne posso più. di speranze. di certezze. di incertezze. di preventivi accettati. di conti. di commercialista. di IVA. di tasse pagate. di multe. 5 anni di nino e clara. di pizzette. di pasta al pesto. e anche kinderini. 5 anni! cavolo. il lavoro più lungo che ho avuto. con tenacia. con rabbia. con decisione e decisioni prese. con forza. costanza. con aiuto. con lacrime e risate. 5 anni oggi di una giornata che piove come 5 anni fa. 5 anni il 28 novembre. oggi. che faccio? festeggio o m'impicco?
Wednesday, November 26, 2003
Favola e fregatura iniziano tutte e due per effe
C'era una volta una Lei. E c'è anche un lui, come in ogni storia che si rispetti. E, pensate, che poi ci sono io. E anche altri. E poi voi, se avrete pazienza. Insomma tutti, escluso i presenti. Lei, la protagonista, vagava alla ricerca di nuovi compagni di viaggio per riscrivere certe tavole, ma non so che tavole, di sicuro non di legno nè da surf. lei vagava e parlava, vagava e scriveva, vagava e straparlava, vagava e cercava, vagava e basta qualche volta. ogni tanto un click e un compagno in più. forse un nuovo compagno di viaggio? forse, credeva lei. anzi neanche forse. lei ci credeva e basta. un piccolo o un lungo tratto insieme. parole a profusione. fiumi di lettere. consigli. opinioni. promesse. speranze. ciao mamma astrale. vengo a vivere con te. che bella persona che sei. tu mi tiri su di morale. sei la nuova eroina, senza neanche essere iniettata. il più bel sorriso è il tuo. grazie per essermi vicina. e poi un altro click: wow, ci sei anche tu! e ancora click, questa strada è piena di viandanti, diceva lei, sempre più speranzosa con il cuore gonfio e la mano tesa. allora la vita non è tutta una fregatura, pensava commossa. allora c'è qualcuno che la pensa come me. allora, allora, quanti allora ho sentito, non so neanche quanti. le sue parole, non le ho contate, erano cosi' piene di parole che stentavo ogni giorno a star loro appresso. anzi a volte mi nascondevo dietro qualche masso per non vedere. e lei, imperterrita andava avanti con la mano tesa e col capo chino indice di chi non possiede corone in testa che gli possano cadere da un momento all'altro. finchè un giorno con il mare in tempesta e il cielo azzurrino, incontro' lui: il guerriero. il matto. lo spirito ribelle. il genio incompreso. il protagonista, insomma. il viziato, dico io. ma solo io. wow, che grande persona, annuncia lei vobis. wow, che grande personaggio direte e continuate a dire voi. wow. c'è qualcuno in sala che vuol aggiungere un altro wow? Ho trovato, urlava lei, ho trovato uno spirito libero come me, cio' che sono e che ero. cio' che vorrei essere e forse non sono mai stata. si! lui è io. io è lui (lo so, suona male ma non trovavo altre parole). è un compagno di viaggio eccellente. è un concentrato di rivoluzione, uno stravolgimento, un fiore nel fango (ma crescono i fiori nel fango?). e lei continuava: lui puo' proseguire cio' che io ho in mente. il mio alter-ego maschile. e cosi' lei decreto': si, è lui l'artista. e tutto il mondo: oohh, l'artista! e lei decreto': tu vali (anche se non usi lo shampoo l'oreal). e il mondo: oohh! lui vale (anche se non usa lo shampoo l'oreal!). lei decreto': tu, sarai il mio successore. tu, il solo, l'unico, il prescelto. e intanto la sua (di lui) fama cresceva. come cresceva la sua (sempre di lui) fame di notorietà, di importanza, di sentirsi il Successore, e cresceva anche il suo petto (a Roma esclamarono 'st'estate: aho', cià du' metri de' torace!).
ehi, dico io nascosta dietro l'ennesimo masso, guarda che è tutta una fregatura. No, diceva lei, questa è una favola. è la favola della vita. io sto riscrivendo le tavole dei nuovi valori. quelli che abbiamo perso durante questi anni tristi e bui. e lui puo' continuare la mia opera. lui è il Successore. guarda, dicevo io, è una bella fregatura. No, impetterrita lei, lui è l'Artista con la a maiuscola. lui è il demonio ribelle. è il genio senza sregolatezza. è il mio Io formato uomo. E più lei continuava la sua strada solitaria con la mano tesa e il capo chino, più lui diventava orgoglioso della sua posizione tra i prescelti, della sua fama, del suo potere, del suo successo. Aveva mille e più persone ora lui sotto di sè. e non abbassava mai la testa, per via della corona di cui sopra. sono fatto cosi', diceva lui. prendere o lasciare. io sono il demonio ribelle. datemi una vita, dieci, mille vite. me le dovete perchè io sono il genio. (ma la lampada? questo lo dice il pubblico per via del buio in sala!). io ho bisogno di spazio. io ho bisogno dei miei tempi. riscrivero' le tavole, ma a modo mio. anzi, trovero' chi le scriverà per me. magari qualcuno al chiaro di Luna o forse qualche altro Cristo lo farà per me, ora non so. Io sono il genio. e voi: Tu sei il genio. ed Egli? (quello lasciamolo a Mu!). Ma lei? che fine ha fatto lei, direte voi (a proposito ci siete ancora voi o vi siete addormentati?)? lei è rimasta là con le sue tavole impresse nel cuore e le sue parole riscritte negli animi. è rimasta là sola a sperare nei nuovi valori. pensate che lui non le rivolge neanche più la parola. forse le manda dei fiori, a volte. tramite qualche suo adepto. lui è allergico al polline, dicono i biografi. ma lei prosegue la sua strada con la mano tesa e il capo chino di chi non ha niente da perdere ma tutto da imparare. da chi? dalla vita, dalle persone, dagli incontri. cos'ha imparato finora? che favola e fregatura iniziano tutte e due per effe.
C'era una volta una Lei. E c'è anche un lui, come in ogni storia che si rispetti. E, pensate, che poi ci sono io. E anche altri. E poi voi, se avrete pazienza. Insomma tutti, escluso i presenti. Lei, la protagonista, vagava alla ricerca di nuovi compagni di viaggio per riscrivere certe tavole, ma non so che tavole, di sicuro non di legno nè da surf. lei vagava e parlava, vagava e scriveva, vagava e straparlava, vagava e cercava, vagava e basta qualche volta. ogni tanto un click e un compagno in più. forse un nuovo compagno di viaggio? forse, credeva lei. anzi neanche forse. lei ci credeva e basta. un piccolo o un lungo tratto insieme. parole a profusione. fiumi di lettere. consigli. opinioni. promesse. speranze. ciao mamma astrale. vengo a vivere con te. che bella persona che sei. tu mi tiri su di morale. sei la nuova eroina, senza neanche essere iniettata. il più bel sorriso è il tuo. grazie per essermi vicina. e poi un altro click: wow, ci sei anche tu! e ancora click, questa strada è piena di viandanti, diceva lei, sempre più speranzosa con il cuore gonfio e la mano tesa. allora la vita non è tutta una fregatura, pensava commossa. allora c'è qualcuno che la pensa come me. allora, allora, quanti allora ho sentito, non so neanche quanti. le sue parole, non le ho contate, erano cosi' piene di parole che stentavo ogni giorno a star loro appresso. anzi a volte mi nascondevo dietro qualche masso per non vedere. e lei, imperterrita andava avanti con la mano tesa e col capo chino indice di chi non possiede corone in testa che gli possano cadere da un momento all'altro. finchè un giorno con il mare in tempesta e il cielo azzurrino, incontro' lui: il guerriero. il matto. lo spirito ribelle. il genio incompreso. il protagonista, insomma. il viziato, dico io. ma solo io. wow, che grande persona, annuncia lei vobis. wow, che grande personaggio direte e continuate a dire voi. wow. c'è qualcuno in sala che vuol aggiungere un altro wow? Ho trovato, urlava lei, ho trovato uno spirito libero come me, cio' che sono e che ero. cio' che vorrei essere e forse non sono mai stata. si! lui è io. io è lui (lo so, suona male ma non trovavo altre parole). è un compagno di viaggio eccellente. è un concentrato di rivoluzione, uno stravolgimento, un fiore nel fango (ma crescono i fiori nel fango?). e lei continuava: lui puo' proseguire cio' che io ho in mente. il mio alter-ego maschile. e cosi' lei decreto': si, è lui l'artista. e tutto il mondo: oohh, l'artista! e lei decreto': tu vali (anche se non usi lo shampoo l'oreal). e il mondo: oohh! lui vale (anche se non usa lo shampoo l'oreal!). lei decreto': tu, sarai il mio successore. tu, il solo, l'unico, il prescelto. e intanto la sua (di lui) fama cresceva. come cresceva la sua (sempre di lui) fame di notorietà, di importanza, di sentirsi il Successore, e cresceva anche il suo petto (a Roma esclamarono 'st'estate: aho', cià du' metri de' torace!).
ehi, dico io nascosta dietro l'ennesimo masso, guarda che è tutta una fregatura. No, diceva lei, questa è una favola. è la favola della vita. io sto riscrivendo le tavole dei nuovi valori. quelli che abbiamo perso durante questi anni tristi e bui. e lui puo' continuare la mia opera. lui è il Successore. guarda, dicevo io, è una bella fregatura. No, impetterrita lei, lui è l'Artista con la a maiuscola. lui è il demonio ribelle. è il genio senza sregolatezza. è il mio Io formato uomo. E più lei continuava la sua strada solitaria con la mano tesa e il capo chino, più lui diventava orgoglioso della sua posizione tra i prescelti, della sua fama, del suo potere, del suo successo. Aveva mille e più persone ora lui sotto di sè. e non abbassava mai la testa, per via della corona di cui sopra. sono fatto cosi', diceva lui. prendere o lasciare. io sono il demonio ribelle. datemi una vita, dieci, mille vite. me le dovete perchè io sono il genio. (ma la lampada? questo lo dice il pubblico per via del buio in sala!). io ho bisogno di spazio. io ho bisogno dei miei tempi. riscrivero' le tavole, ma a modo mio. anzi, trovero' chi le scriverà per me. magari qualcuno al chiaro di Luna o forse qualche altro Cristo lo farà per me, ora non so. Io sono il genio. e voi: Tu sei il genio. ed Egli? (quello lasciamolo a Mu!). Ma lei? che fine ha fatto lei, direte voi (a proposito ci siete ancora voi o vi siete addormentati?)? lei è rimasta là con le sue tavole impresse nel cuore e le sue parole riscritte negli animi. è rimasta là sola a sperare nei nuovi valori. pensate che lui non le rivolge neanche più la parola. forse le manda dei fiori, a volte. tramite qualche suo adepto. lui è allergico al polline, dicono i biografi. ma lei prosegue la sua strada con la mano tesa e il capo chino di chi non ha niente da perdere ma tutto da imparare. da chi? dalla vita, dalle persone, dagli incontri. cos'ha imparato finora? che favola e fregatura iniziano tutte e due per effe.
Tuesday, November 25, 2003
"...E continuiamo insieme, un po' più stanchi, un po' più disillusi.
Insieme verso il NonSoDove, il NonSoPerché.
Sicuramente verso l'Universo infinito.
Liberi da queste mosche appiccicose.
Che a volte si travestono di grandezza.
Ma che tali non sono..."
Insieme verso il NonSoDove, il NonSoPerché.
Sicuramente verso l'Universo infinito.
Liberi da queste mosche appiccicose.
Che a volte si travestono di grandezza.
Ma che tali non sono..."
Clara: a Ni', hai visto che jà detto la Guzzanti a Ferrara?
Nino: che è un ciccione?
Clara: si e pure che è 'na fetecchia!
Nino: e lui che jà risposto?
Clara: che è n'ignorante e che n's'attaccheno l'ebbrei.
Nino: dice che è tutta satira politica!
Clara: allora, pure io se te dico che nun te reggo più e che lo Stato te dovrebbe da rottamà e damme in cambio du' ragazzi de' trent'anni, pure io faccio satira? Satira matrimoniale!
Nino: che è un ciccione?
Clara: si e pure che è 'na fetecchia!
Nino: e lui che jà risposto?
Clara: che è n'ignorante e che n's'attaccheno l'ebbrei.
Nino: dice che è tutta satira politica!
Clara: allora, pure io se te dico che nun te reggo più e che lo Stato te dovrebbe da rottamà e damme in cambio du' ragazzi de' trent'anni, pure io faccio satira? Satira matrimoniale!
Saturday, November 22, 2003
Storia di un’aiuola. Vita e opere.
C’è un’aiuoletta qua sotto. Tre metri per due, o giù di li'. Dovrebbe essere un’aiuola vera e propria, con un vero recinto per un vero prato inglese, la panchina per i vecchi e gli alberi per darci ossigeno nelle estati assolate e afose. dovrebbe. ma non è. cos’è nella realtà? una cloaca. è un complimento. una discarica. è troppo. uno schifo. c’è di peggio. è lo spazio che sta sotto le mie finestre, meta di pellegrinaggi di cani di ogni razza, di gente di ogni colore, di bambini e non, di trattative economiche, di urla, litigi, abbai, parolacce, parcheggi selvaggi, insomma di tutto di più. l’orario in cui l’aiuola prende vita è intorno alle sette della mattina quando scende patrizia, l’ex donna di facili costumi ora mamma tutta casa e urla e patrick (il suo figliolo) con charlie. charlie è un vero dino-bastar di pura razza vera strada e vero povero: pisciatina sull’angolo del portone. grandi falcate per correre nella sua adorata aiuola. annusatina orientativa, giro su se stesso, pisciatina sull’albero a destra, rigiro su se stesso, di nuovo annusatine e di nuovo pisciatina. poi tra un urlo e l’altro di patrizia di nuovo a casa. e di corsa. perché sta scendendo maria la cicciona con due maschioni a carico: uilli e ioghi. maria ha la particolarità di strillare come pochi. uilli e ioghi che la sera prima avevano marcato il loro territorio, arrivano e trovano odori che non sono i loro (è passato già charlie , il cane della ex, vabbè s’è capito!). uilli e ioghi annusano qua e là. si rigirano un po’ e rimarcano (con più decisione) quello che la sera prima era il loro territorio. urla di maria. anche loro, stamani, hanno prodotto e possono tornare a casa loro, due palazzi più avanti. e comunque, avanti il prossimo. anzi i prossimi. scende dal portone di fronte rosalba con tre toy (loy, layla e celine) a carico e un pittbull (iuma) sciolto. i quattro fanno la loro entrata nell’aiuola in maniera trionfante, nel senso che i tre toys, oltre che essere più cattivi del pittbull, sono odiosi come non mai, ti ringhiano quando ti vedono e in più accennano anche degli attacchi alle caviglie in massa, arrivando uno da sinistra, uno da destra e uno al centro. c’è da avere paura di un toy, ditelo a sirchia! rosalba di solito si mette a chiacchierare. con chi? con mauro, ex-ladrone ora camionista, che porta giù dal portone vicino i suoi due toy (shila e bruk) e un dalmata (dux o rex, non ricordo). mauro e rosalba continuano la loro chiacchierata del più e del meno, dell’ignoranzità che c’è in giro e dei giovani che non sono più quelli di una volta (il tutto sotto la finestra dove dormo ed a orari per me indecenti il sabato) e intanto i cinque toy e il dalmata e il pittbull scorazzano e abbaiano e marcano il territorio ognuno dopo l’altro finchè non hanno marcato cosi' tanto che gli alberi e le piante e pure il terreno dell’aiuola son più “piscio” che foglie. mica è finita. si son fatte le dieci (anzi le ghieci, da queste parti) ed è l’ora di franca (la mia vicina pigra) con pisi e aruen (dice che auren è il nome di qualcuno ne Il signore degli anelli. boh). pisi è l’isterica della zona. esce dal portone e abbaia, tanto per marcare non il territorio ma le orecchie del condominio. gran schiamazzo. rosalba se ne torna a casa. meno male. mauro non va d’accordo con franca. i cani si. ma non importa. mauro va via. rimane franca con pisi, aruen e arriva la figlia di mauro di cui non ricordo il nome ma quello che ricordo è che ha un occhio che manda a quel paese l’altro. la strabica porta con se due cani, uno sciolto (rigge) e l’altra legata, una doberman di nome Britni. Il maschio scorrazza qua e là nell’aiuola seminando urina, abbai e altro che non scrivo. La strabica si siede sulla panchina e aspetta che scenda la sua amica vicina di casa. Ed eccola là. Arriva anche Letizia con la figlia Maira e i due cani, un volpino di nome Pippo e una pittbull di nome Madonna. Giocano e pisciano tutti. E tutti qua sotto. S’è fatta l’una passata e sta per scendere di nuovo il primo che ha marcato il territorio, cioè charlie. Ascensore. Abbaio forte e potente. urla di bimbo. E’ patrizia la ex che scende con il pupo appresso e charlie al guinzaglio. Il portone si apre. Pisciatina sull’angolo del portone. Entra charlie nell’aiuola. Pisciatina sull’albero. Annusatine qua e là. giro su se stesso. E ricomincia tutto da capo. Sono i corsi e ricorsi della vita di un’aiuola che tutto pensava nella vita tranne quello che è costretta a fare e a subire. E pensare che nell’altra vita non aveva fatto neanche tutto ‘sto gran male!!!
C’è un’aiuoletta qua sotto. Tre metri per due, o giù di li'. Dovrebbe essere un’aiuola vera e propria, con un vero recinto per un vero prato inglese, la panchina per i vecchi e gli alberi per darci ossigeno nelle estati assolate e afose. dovrebbe. ma non è. cos’è nella realtà? una cloaca. è un complimento. una discarica. è troppo. uno schifo. c’è di peggio. è lo spazio che sta sotto le mie finestre, meta di pellegrinaggi di cani di ogni razza, di gente di ogni colore, di bambini e non, di trattative economiche, di urla, litigi, abbai, parolacce, parcheggi selvaggi, insomma di tutto di più. l’orario in cui l’aiuola prende vita è intorno alle sette della mattina quando scende patrizia, l’ex donna di facili costumi ora mamma tutta casa e urla e patrick (il suo figliolo) con charlie. charlie è un vero dino-bastar di pura razza vera strada e vero povero: pisciatina sull’angolo del portone. grandi falcate per correre nella sua adorata aiuola. annusatina orientativa, giro su se stesso, pisciatina sull’albero a destra, rigiro su se stesso, di nuovo annusatine e di nuovo pisciatina. poi tra un urlo e l’altro di patrizia di nuovo a casa. e di corsa. perché sta scendendo maria la cicciona con due maschioni a carico: uilli e ioghi. maria ha la particolarità di strillare come pochi. uilli e ioghi che la sera prima avevano marcato il loro territorio, arrivano e trovano odori che non sono i loro (è passato già charlie , il cane della ex, vabbè s’è capito!). uilli e ioghi annusano qua e là. si rigirano un po’ e rimarcano (con più decisione) quello che la sera prima era il loro territorio. urla di maria. anche loro, stamani, hanno prodotto e possono tornare a casa loro, due palazzi più avanti. e comunque, avanti il prossimo. anzi i prossimi. scende dal portone di fronte rosalba con tre toy (loy, layla e celine) a carico e un pittbull (iuma) sciolto. i quattro fanno la loro entrata nell’aiuola in maniera trionfante, nel senso che i tre toys, oltre che essere più cattivi del pittbull, sono odiosi come non mai, ti ringhiano quando ti vedono e in più accennano anche degli attacchi alle caviglie in massa, arrivando uno da sinistra, uno da destra e uno al centro. c’è da avere paura di un toy, ditelo a sirchia! rosalba di solito si mette a chiacchierare. con chi? con mauro, ex-ladrone ora camionista, che porta giù dal portone vicino i suoi due toy (shila e bruk) e un dalmata (dux o rex, non ricordo). mauro e rosalba continuano la loro chiacchierata del più e del meno, dell’ignoranzità che c’è in giro e dei giovani che non sono più quelli di una volta (il tutto sotto la finestra dove dormo ed a orari per me indecenti il sabato) e intanto i cinque toy e il dalmata e il pittbull scorazzano e abbaiano e marcano il territorio ognuno dopo l’altro finchè non hanno marcato cosi' tanto che gli alberi e le piante e pure il terreno dell’aiuola son più “piscio” che foglie. mica è finita. si son fatte le dieci (anzi le ghieci, da queste parti) ed è l’ora di franca (la mia vicina pigra) con pisi e aruen (dice che auren è il nome di qualcuno ne Il signore degli anelli. boh). pisi è l’isterica della zona. esce dal portone e abbaia, tanto per marcare non il territorio ma le orecchie del condominio. gran schiamazzo. rosalba se ne torna a casa. meno male. mauro non va d’accordo con franca. i cani si. ma non importa. mauro va via. rimane franca con pisi, aruen e arriva la figlia di mauro di cui non ricordo il nome ma quello che ricordo è che ha un occhio che manda a quel paese l’altro. la strabica porta con se due cani, uno sciolto (rigge) e l’altra legata, una doberman di nome Britni. Il maschio scorrazza qua e là nell’aiuola seminando urina, abbai e altro che non scrivo. La strabica si siede sulla panchina e aspetta che scenda la sua amica vicina di casa. Ed eccola là. Arriva anche Letizia con la figlia Maira e i due cani, un volpino di nome Pippo e una pittbull di nome Madonna. Giocano e pisciano tutti. E tutti qua sotto. S’è fatta l’una passata e sta per scendere di nuovo il primo che ha marcato il territorio, cioè charlie. Ascensore. Abbaio forte e potente. urla di bimbo. E’ patrizia la ex che scende con il pupo appresso e charlie al guinzaglio. Il portone si apre. Pisciatina sull’angolo del portone. Entra charlie nell’aiuola. Pisciatina sull’albero. Annusatine qua e là. giro su se stesso. E ricomincia tutto da capo. Sono i corsi e ricorsi della vita di un’aiuola che tutto pensava nella vita tranne quello che è costretta a fare e a subire. E pensare che nell’altra vita non aveva fatto neanche tutto ‘sto gran male!!!
Tuesday, November 18, 2003
Onore agli eroi del quotidiano
morti nella lontana Nassiriya
soltanto per portare la pace.
La mia solidarietà alle loro famiglie
distrutte da un destino barbaro e infame.
Noi non vi dimenticheremo.
Il vostro ricordo ci onora
onore a voi.
Con affetto e infinita solidarietà
a tutti i Carabinieri.
Un piccolo vero italiano Giuseppe Pippia
morti nella lontana Nassiriya
soltanto per portare la pace.
La mia solidarietà alle loro famiglie
distrutte da un destino barbaro e infame.
Noi non vi dimenticheremo.
Il vostro ricordo ci onora
onore a voi.
Con affetto e infinita solidarietà
a tutti i Carabinieri.
Un piccolo vero italiano Giuseppe Pippia
Monday, November 17, 2003
Fai ciao ciao con la manina
File immani. Dicono dalle cinque di questa mattina. Gente che sfida la pioggia, il freddo, gli acciacchi di stagione. Tutti in coda per rendere omaggio a loro, loro malgrado, gli eroi di una strage, l’ennesima, che non avremmo mai voluto vedere. Ci sono file lunghissime oggi fuori da Il vittoriano. E dentro ci son le bare. Una, due, tre fino a diciannove. Ragazzi come me, come te, come noi. Morti per dovere, morti per errore. E ci siamo noi, tutti là fuori. Incolonnati in serpentelli dalle lunghe spire, tutti muti, tutti uniti, tutti vicini, tutti stretti. E si' che deve morir qualcuno perché ci si ricordi che siamo un POPOLO. Ma non preoccupatevi, da domani, quando le bare calde lasceranno il posto ai freddi ricordi, si tornerà tutti come prima, vicini ma disuniti, stretti ma slegati a litigare per il posto sotto casa o per la cacca di cane lasciata in bella mostra vicino al portone. A blaterare e a cincischiare per un rigore che non hanno concesso o per una legge che ha concesso troppo. Ad arrabbiarci per il traffico o per la fila alla cassa di un grande supermercato con starnazzi da cortile e invidie da competizione gratuita. Ma oggi siamo tutti là. Oggi è un altro giorno. Oggi siamo uniti nel dolore. Vicini nel cordoglio. Con le facce meste a dovere e i palto' ben allacciati. Con il tricolore che sa di naftalina e la solidarietà che sa di muffa. Eccoci là, noi italiani, siamo tutti là in fila. Dicono in sessantamila. Ma domani anche più. Guarda, ci siamo tutti. E ci sei anche tu. Ti vedo, sai. “Ehi, dico a te”. Si', proprio te che mi stai guardando. Fai ciao ciao con la manina. Siamo in diretta!
File immani. Dicono dalle cinque di questa mattina. Gente che sfida la pioggia, il freddo, gli acciacchi di stagione. Tutti in coda per rendere omaggio a loro, loro malgrado, gli eroi di una strage, l’ennesima, che non avremmo mai voluto vedere. Ci sono file lunghissime oggi fuori da Il vittoriano. E dentro ci son le bare. Una, due, tre fino a diciannove. Ragazzi come me, come te, come noi. Morti per dovere, morti per errore. E ci siamo noi, tutti là fuori. Incolonnati in serpentelli dalle lunghe spire, tutti muti, tutti uniti, tutti vicini, tutti stretti. E si' che deve morir qualcuno perché ci si ricordi che siamo un POPOLO. Ma non preoccupatevi, da domani, quando le bare calde lasceranno il posto ai freddi ricordi, si tornerà tutti come prima, vicini ma disuniti, stretti ma slegati a litigare per il posto sotto casa o per la cacca di cane lasciata in bella mostra vicino al portone. A blaterare e a cincischiare per un rigore che non hanno concesso o per una legge che ha concesso troppo. Ad arrabbiarci per il traffico o per la fila alla cassa di un grande supermercato con starnazzi da cortile e invidie da competizione gratuita. Ma oggi siamo tutti là. Oggi è un altro giorno. Oggi siamo uniti nel dolore. Vicini nel cordoglio. Con le facce meste a dovere e i palto' ben allacciati. Con il tricolore che sa di naftalina e la solidarietà che sa di muffa. Eccoci là, noi italiani, siamo tutti là in fila. Dicono in sessantamila. Ma domani anche più. Guarda, ci siamo tutti. E ci sei anche tu. Ti vedo, sai. “Ehi, dico a te”. Si', proprio te che mi stai guardando. Fai ciao ciao con la manina. Siamo in diretta!
Saturday, November 15, 2003
L'i-sola dei famosi. The winner is...beh, lasciamo perdere!
E cosi' il grande baraccone leva le tende. Come quando da piccoli arrivavano nel nostro quartiere quelli delle giostre e noi, piccolini piccolini, vedevano queste grandi strutture con occhi sgranati e sorpresi. c’erano le macchinette a scontro, dove potevi sfogarti con chi ti stava antipatico. i calci in culo per vincere un giro in più. c’era il tirapugni per chi aveva più forza e il banchetto per vincere i pesciolini rossi che morivano rigorosamente poco dopo e non ho mai capito il perché. c’erano le bancarelle dello zucchero filato e le mele ricoperte di glassa. le noccioline e le liquirizie. le giostre, le mitiche giostre, se ne stavano nel tuo quartiere una quindicina di giorni, un mese al massimo. e poi via. si ritornava tutti alle giornate grigie e solitarie con l’amichetto del cuore chiusi dentro casa a pane e marmellata e candy candy. Ieri è finita l’avventura dell’isola dei famosi, questo grande show mediatico che ha trovato il suo boom nel farci vedere da vicino le “sofferenze” dei vip. Vedere questo programma è stato per me come tornare alle mitiche giostre. Ci siamo divertiti con la Ventura. Ci siamo commossi, arrabbiati, abbiamo parteggiato tutti un po’ per uno e un po’ per l’altro. E diciamolo, una volta tanto, questo grande baraccone ha fatto parlare di sé. Con il pappalardo mangiatore di fuoco, il silvestri nanetto, il gigante buono walter nudo, l’astuta principessina giada, la guerriera carmen russo, il cavaliere testi, la dama di compagnia torretta, e con tutti gli altri ai quali sinceramente non mi spreco neanche di trovare una collocazione. Finito il programma siamo ora ai bilanci: c'è stato il divertimento ma ci saranno dei vincitori e dei vinti. Non so in che misura. Possibile che alcuni di loro svaniranno nel nulla come dal nulla sono arrivati. Non so se il programma avrà delle ripercussioni con la Codacons: pare infatti che quelli della codacons abbiano denunciato gli autori di falso perché in realtà sarebbe stata tutta una finzione per intascare i soldi delle telefonate. Sinceramente non capisco ancora chi si stupisce che tutto non sia fiction, visto che già la politica internazionale e quella nazionale altro non sono che dei grandi show-finzione. Questo si vocifera, ma non si puo' dire. Insomma chi saranno i vincitori e i vinti? Ognuno avrà la sua versione. Io la mia. Non mi interessa sapere se cio' che ho veduto sia stato un falso. M’è bastato vedere cio' che ho visto: la sofferenza negli occhi di alcuni. le punture degli insetti. i chili andati via, meglio delle migliori messeguè. m’è bastato credere in cio' che ho visto e sinceramente altro non mi chiedo. perché per me il vincitore di tutto questo show non è walter nudo. Il vincitore di tutto questo fenomeno da baraccone è stato il cattivo insegnamento. è quello che oggi mi rimane dentro. ed è quello che oggi mi fa riflettere più di tutto. è quello che è più vero di mille discorsi e mille messe in scena buttati là per far salire o per far scendere l’audience.
chi ha vinto? ha vinto l’ignoranza, il cattivo esempio, le parolacce non bippate, ha vinto la contessa madre che nessuno ha pensato bene di stoppare nelle sue folli esternazioni, ha vinto l’italietta dei benpensanti, ha vinto il ridere e il deridere la decisione di walter nudo di essere coerente (“o tutti e quattro sullo yacth o nessuno”) . Embè, siamo in italia che ci aspettavamo: uno deve pensare a se stesso e non lottare per il gruppo. E’ questo che ci state insegnando opinionisti dei miei stivali? Ha vinto la cattiveria di sparare una “stronza” in faccia ad una persona che non ti ha fatto niente e che ti ha posto solo una critica (e questa la chiamiamo libertà?). Ha vinto l’italia del vaffa in prime time. Hanno vinto gli stereotipi. Hanno vinto i raccomandati. Gli infiltrati. Vince per tutti il vincitore morale pappalardo voltagabbana nei confronti di testi; che siano state giuste o sbagliate le motivazioni di testi, rimane comunque il fatto che era stato fatto un patto. e pappalardo non lo ha rispettato. e oggi, in questa italietta da quattro soldi si deride anche fabio testi. Cosa debbo pensare che in italia si sta insegnando che non bisogna più avere una PAROLA? ha vinto quindi il cattivo insegnamento. il cattivo gusto. la poca coerenza. e di altro non mi importa. non mi importa di sapere se, a fari spenti, i famosi se ne andavano nel migliore hotel dell’isola a rimpinzarsi. non m’importa di sapere altro. non mi importa di sapere se la cicatrice della contessina è vera o solo una toppa scenica. non mi importa di sapere se di nascosto venivano somministrate loro flebo proteiche o flebo di panini con la mortadella. non mi importa se la magnolia guadagnerà sulle telefonate perché non faccio i conti della serva. mettetevelo in testa: siamo in televisione ed è tutto BUSINESS!
Mi inchino solo ai valori che sono morti, su cui quest’italia sta mettendo una bella pietra tombale grossa cosi'. Il resto non conta. The show must go on.
E cosi' il grande baraccone leva le tende. Come quando da piccoli arrivavano nel nostro quartiere quelli delle giostre e noi, piccolini piccolini, vedevano queste grandi strutture con occhi sgranati e sorpresi. c’erano le macchinette a scontro, dove potevi sfogarti con chi ti stava antipatico. i calci in culo per vincere un giro in più. c’era il tirapugni per chi aveva più forza e il banchetto per vincere i pesciolini rossi che morivano rigorosamente poco dopo e non ho mai capito il perché. c’erano le bancarelle dello zucchero filato e le mele ricoperte di glassa. le noccioline e le liquirizie. le giostre, le mitiche giostre, se ne stavano nel tuo quartiere una quindicina di giorni, un mese al massimo. e poi via. si ritornava tutti alle giornate grigie e solitarie con l’amichetto del cuore chiusi dentro casa a pane e marmellata e candy candy. Ieri è finita l’avventura dell’isola dei famosi, questo grande show mediatico che ha trovato il suo boom nel farci vedere da vicino le “sofferenze” dei vip. Vedere questo programma è stato per me come tornare alle mitiche giostre. Ci siamo divertiti con la Ventura. Ci siamo commossi, arrabbiati, abbiamo parteggiato tutti un po’ per uno e un po’ per l’altro. E diciamolo, una volta tanto, questo grande baraccone ha fatto parlare di sé. Con il pappalardo mangiatore di fuoco, il silvestri nanetto, il gigante buono walter nudo, l’astuta principessina giada, la guerriera carmen russo, il cavaliere testi, la dama di compagnia torretta, e con tutti gli altri ai quali sinceramente non mi spreco neanche di trovare una collocazione. Finito il programma siamo ora ai bilanci: c'è stato il divertimento ma ci saranno dei vincitori e dei vinti. Non so in che misura. Possibile che alcuni di loro svaniranno nel nulla come dal nulla sono arrivati. Non so se il programma avrà delle ripercussioni con la Codacons: pare infatti che quelli della codacons abbiano denunciato gli autori di falso perché in realtà sarebbe stata tutta una finzione per intascare i soldi delle telefonate. Sinceramente non capisco ancora chi si stupisce che tutto non sia fiction, visto che già la politica internazionale e quella nazionale altro non sono che dei grandi show-finzione. Questo si vocifera, ma non si puo' dire. Insomma chi saranno i vincitori e i vinti? Ognuno avrà la sua versione. Io la mia. Non mi interessa sapere se cio' che ho veduto sia stato un falso. M’è bastato vedere cio' che ho visto: la sofferenza negli occhi di alcuni. le punture degli insetti. i chili andati via, meglio delle migliori messeguè. m’è bastato credere in cio' che ho visto e sinceramente altro non mi chiedo. perché per me il vincitore di tutto questo show non è walter nudo. Il vincitore di tutto questo fenomeno da baraccone è stato il cattivo insegnamento. è quello che oggi mi rimane dentro. ed è quello che oggi mi fa riflettere più di tutto. è quello che è più vero di mille discorsi e mille messe in scena buttati là per far salire o per far scendere l’audience.
chi ha vinto? ha vinto l’ignoranza, il cattivo esempio, le parolacce non bippate, ha vinto la contessa madre che nessuno ha pensato bene di stoppare nelle sue folli esternazioni, ha vinto l’italietta dei benpensanti, ha vinto il ridere e il deridere la decisione di walter nudo di essere coerente (“o tutti e quattro sullo yacth o nessuno”) . Embè, siamo in italia che ci aspettavamo: uno deve pensare a se stesso e non lottare per il gruppo. E’ questo che ci state insegnando opinionisti dei miei stivali? Ha vinto la cattiveria di sparare una “stronza” in faccia ad una persona che non ti ha fatto niente e che ti ha posto solo una critica (e questa la chiamiamo libertà?). Ha vinto l’italia del vaffa in prime time. Hanno vinto gli stereotipi. Hanno vinto i raccomandati. Gli infiltrati. Vince per tutti il vincitore morale pappalardo voltagabbana nei confronti di testi; che siano state giuste o sbagliate le motivazioni di testi, rimane comunque il fatto che era stato fatto un patto. e pappalardo non lo ha rispettato. e oggi, in questa italietta da quattro soldi si deride anche fabio testi. Cosa debbo pensare che in italia si sta insegnando che non bisogna più avere una PAROLA? ha vinto quindi il cattivo insegnamento. il cattivo gusto. la poca coerenza. e di altro non mi importa. non mi importa di sapere se, a fari spenti, i famosi se ne andavano nel migliore hotel dell’isola a rimpinzarsi. non m’importa di sapere altro. non mi importa di sapere se la cicatrice della contessina è vera o solo una toppa scenica. non mi importa di sapere se di nascosto venivano somministrate loro flebo proteiche o flebo di panini con la mortadella. non mi importa se la magnolia guadagnerà sulle telefonate perché non faccio i conti della serva. mettetevelo in testa: siamo in televisione ed è tutto BUSINESS!
Mi inchino solo ai valori che sono morti, su cui quest’italia sta mettendo una bella pietra tombale grossa cosi'. Il resto non conta. The show must go on.
Wednesday, November 12, 2003
Vicissitudini telefoniche
Compongo il numero che mi serve. Squilla.
Risponde, gentile, il disco: Siete il linea con il servizio da voi richiesto.
Pausa. Musica di Celine Dion
Disco: Componete il vostro numero telefonico seguito da asterisco
Io Eseguo diligentemente
Disco: Componete il numero del contratto seguito da asterisco
Eseguo
Disco: Componete ora l'anno di nascita. Per esempio Mario Rossi 06 03 64
Scrivo sulla tastiera 05 02 69
Disco: Siete nati il 5 febbraio 1969
Penso: Ma che è scemo questo?
Disco: Componete ora il numero del servizio da voi richiesto: Uno se volete parlare con un operatore o se volete invitarlo a cena. Due non tradirli mai han fede in te. Tre non li deludere ti mancheran. Quattro amici al bar. Seguito da asterisco.
Penso spazientita: è una tortura e intanto spingo l'Uno e, me tapina, dimentico l'asterisco
Disco intanto pensa: Ma che è scema questa?
Lunga pausa. Tutti e due stiamo pensando che l'altro è un deficiente.
Disco interrompe i miei pensieri: Cretina, ti sei dimenticata l'asterisco.
Digito vergognandomi e rimango in silenzio.
Musica. Ancora Celine Dion. Che barba!
Disco: Poichè hai dimenticato l'asterisco, l'operatore è momentaneamente occupato. Tiè!
Mi esce il fumo da tutti i buchi a disposizione, pure da quello chiuso del piercing al naso.
Rimango in silenzio
Disco, più addolcito: Ci scusiamo per l'attesa. Appena possibile la mettermo in contatto con i nostri operatori.
Attendo non so quanto ma tanto
Disco: La preghiamo di attendere per non perdere la priorità acquisita.
Penso ed esclamo: Imbecille sto attendendo!
Disco: Imbecille sarai tu
Io: Pezzo di ####
Disco: Ehi, amico, dici a me?
Io: Perchè ce n'è altri in giro?
Disco: Mavva####
Sto per lanciare un'imprecazione all'ennesima potenza nucleare, quando risponde l'operatore.
E io, viscida: Buonaseeera!
Compongo il numero che mi serve. Squilla.
Risponde, gentile, il disco: Siete il linea con il servizio da voi richiesto.
Pausa. Musica di Celine Dion
Disco: Componete il vostro numero telefonico seguito da asterisco
Io Eseguo diligentemente
Disco: Componete il numero del contratto seguito da asterisco
Eseguo
Disco: Componete ora l'anno di nascita. Per esempio Mario Rossi 06 03 64
Scrivo sulla tastiera 05 02 69
Disco: Siete nati il 5 febbraio 1969
Penso: Ma che è scemo questo?
Disco: Componete ora il numero del servizio da voi richiesto: Uno se volete parlare con un operatore o se volete invitarlo a cena. Due non tradirli mai han fede in te. Tre non li deludere ti mancheran. Quattro amici al bar. Seguito da asterisco.
Penso spazientita: è una tortura e intanto spingo l'Uno e, me tapina, dimentico l'asterisco
Disco intanto pensa: Ma che è scema questa?
Lunga pausa. Tutti e due stiamo pensando che l'altro è un deficiente.
Disco interrompe i miei pensieri: Cretina, ti sei dimenticata l'asterisco.
Digito vergognandomi e rimango in silenzio.
Musica. Ancora Celine Dion. Che barba!
Disco: Poichè hai dimenticato l'asterisco, l'operatore è momentaneamente occupato. Tiè!
Mi esce il fumo da tutti i buchi a disposizione, pure da quello chiuso del piercing al naso.
Rimango in silenzio
Disco, più addolcito: Ci scusiamo per l'attesa. Appena possibile la mettermo in contatto con i nostri operatori.
Attendo non so quanto ma tanto
Disco: La preghiamo di attendere per non perdere la priorità acquisita.
Penso ed esclamo: Imbecille sto attendendo!
Disco: Imbecille sarai tu
Io: Pezzo di ####
Disco: Ehi, amico, dici a me?
Io: Perchè ce n'è altri in giro?
Disco: Mavva####
Sto per lanciare un'imprecazione all'ennesima potenza nucleare, quando risponde l'operatore.
E io, viscida: Buonaseeera!
"SONO ventinove anni che Vittorio De Sica è scomparso. Lo diciamo in quanto consideriamo l’Italia un paese più portato a dimenticare che a ricordare. Lo diciamo perché siamo convinti che il regista di “Ladri di biciclette” o de “L’oro di Napoli” debba essere ricordato nelle televisioni, nelle scuole e ovunque ci siano persone che dalle sue opere abbiano tratto a dir poco motivo di una riflessione. Non sarebbe il caso di intitolare un cinema o un teatro con il suo nome? Questa è una vecchia polemica che da tempo porto avanti senza grande successo e che non riguarda soltanto Vittorio De Sica, ma anche Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Anna Magnani, Roberto Rossellini e avanti ad elencare" Maurizio Costanzo
Tuesday, November 11, 2003
un deficiente m'è venuto addosso con la macchina. sono scesa dallo scooter che per poco non lo mangiavo. anzi per la verità l'ho mangiato. nessun sapore. s'è scusato, il deficiente. il mio scooter non s'è fatto niente. qualche graffio aggiunto agli altri. lui il vetrino della freccia di una station wagon megagalattica con navigatore satellitare e sedili a espulsione rapida e ruote in lega vera padania e spia antifurto, cane antidroga e liquido antigelo. insomma una macchina vera. gli ho detto: che "volemo" fa, bello? spaurito e impaurito, il deficiente, non risponde. una sola cosa ha fatto: ha chiamato papà. Papaaa', vieni qui vicino all'universita' che ho temponato un motorino. il deficiente ancora non sa la differenza tra uno scooter di vera-grossa cilindrata e un motorino. vabbè, sarà per il prossimo botto! aspettiamo il papa'. in realtà i graffietti erano proprio minimi ma tale era la voglia di farlo "sentire" deficiente che non mi son mossa di la'. arriva il babbo. macchina dell'azienda. non posso dire che azienda, pero' quando vi staccano che so, una a caso, la luce e non c'è mai un operaio in giro che venga subito in vostro soccorso, pensiate che quell'operaio è dovuto andare dal figlio deficiente che ha tamponato un motorino nelle vicinanze dell'universita'!
arrivo del papa': aria da super-figo so' tutto io. capello brizzolato andante ma senza brio. camicia aperta su petto ex-villoso (il papa' del deficiente si rade il petto). aria da dirigente faccio tutto io, nte preoccupa', figlio mio. dà una pacca sulla spalla al figlio. lo guarda con aria estasiata, quasi che, anzichè un tamponamento, abbia citato a memoria tutto l'ulisse di joyce. conferma che sono graffietti e si rende disponibile (non so in che maniera). ci salutiamo. non lo guardo neanche in faccia, il deficiente. non merita. ma non per via della botta. puo' succedere, santo cielo. puo' capitare a tutti. sai quante botte ho dato io, ma almeno avevo la faccia di scappare! non merita niente, perchè son rimasta scandalizzata. perchè son cose che non voglio vedere. perchè se un figlio sbaglia non merita un premio nè una pacca sulla spalla o poi non ci lamentiamo che ci accoltellano. perchè se io sono in grado di portare un'automobile devo essere anche in grado di saper badare a tutto quello che ne consegue, incidenti compresi. perchè non si da' più valore a niente. perchè, perchè e perchè. perchè continuiamo a dire tutti che son discorsi banali quelli che ai miei tempi, che i genitori di una volta e che questo e che quello. ma intanto provate a riprendere un ragazzino per strada che vi ha dato una botta o chiedetegli di abbassare la voce se sta strillando o di non urtarvi con i piedini contro la vostra poltroncina super-pagata del cinema, provate, cavolo. vi si scaglia contro l'intera famiglia al completo, nonna in carrozzella compresa. e allora voglio cadere nella banalita' e dire: incontro a cosa stiamo andando o più semplicemente incontro a che mostri. e mi ritrovo a vedere vecchi film in bianco e nero per non guardare questa realtà che non mi piace neanche un po'. e mi capita di pensare che quando certe generazioni non ci saranno più, saremo in mano a chi? a tutto questo che non voglio più vedere. vorrei che le cose girassero come giravano un tempo: che i genitori facessero i genitori e non gli amici con la pacca sulla spalla, che le mamme facessero le mamme e non le mamme in carriera, che un "bravo" valesse più di cento euro, che le maestre mettessero timore e rispetto, che certi politici rubassero e certi altri ci difendessero veramente, che la tele fosse una sola e che alle dieci si andasse a letto, che i nonni non venissero chiusi negli ospizi per far posto al cane, al gatto e al furetto, che l'adrenalina di un lavoro o di un voto a scuola fosse mille volte più potente delle droghe in circolazione. e saro' banale: ma meglio banali che squali. e saro' patetica e arcaica e conformista e mille altre cose, ma credo che ci sia un valore distinto per ogni cosa: per un'amicizia, per un lavoro, per un amore, per il denaro, per la vita; e credo che tutte queste cose non debbano essere livellate nè debbano finire nel dimenticatoio per evitare di fare questi discorsi cosiddetti banali. io una vita cosi' non la voglio. non la voglio più. e sapete il colmo della sfiga? neanche posso cambiare canale!
arrivo del papa': aria da super-figo so' tutto io. capello brizzolato andante ma senza brio. camicia aperta su petto ex-villoso (il papa' del deficiente si rade il petto). aria da dirigente faccio tutto io, nte preoccupa', figlio mio. dà una pacca sulla spalla al figlio. lo guarda con aria estasiata, quasi che, anzichè un tamponamento, abbia citato a memoria tutto l'ulisse di joyce. conferma che sono graffietti e si rende disponibile (non so in che maniera). ci salutiamo. non lo guardo neanche in faccia, il deficiente. non merita. ma non per via della botta. puo' succedere, santo cielo. puo' capitare a tutti. sai quante botte ho dato io, ma almeno avevo la faccia di scappare! non merita niente, perchè son rimasta scandalizzata. perchè son cose che non voglio vedere. perchè se un figlio sbaglia non merita un premio nè una pacca sulla spalla o poi non ci lamentiamo che ci accoltellano. perchè se io sono in grado di portare un'automobile devo essere anche in grado di saper badare a tutto quello che ne consegue, incidenti compresi. perchè non si da' più valore a niente. perchè, perchè e perchè. perchè continuiamo a dire tutti che son discorsi banali quelli che ai miei tempi, che i genitori di una volta e che questo e che quello. ma intanto provate a riprendere un ragazzino per strada che vi ha dato una botta o chiedetegli di abbassare la voce se sta strillando o di non urtarvi con i piedini contro la vostra poltroncina super-pagata del cinema, provate, cavolo. vi si scaglia contro l'intera famiglia al completo, nonna in carrozzella compresa. e allora voglio cadere nella banalita' e dire: incontro a cosa stiamo andando o più semplicemente incontro a che mostri. e mi ritrovo a vedere vecchi film in bianco e nero per non guardare questa realtà che non mi piace neanche un po'. e mi capita di pensare che quando certe generazioni non ci saranno più, saremo in mano a chi? a tutto questo che non voglio più vedere. vorrei che le cose girassero come giravano un tempo: che i genitori facessero i genitori e non gli amici con la pacca sulla spalla, che le mamme facessero le mamme e non le mamme in carriera, che un "bravo" valesse più di cento euro, che le maestre mettessero timore e rispetto, che certi politici rubassero e certi altri ci difendessero veramente, che la tele fosse una sola e che alle dieci si andasse a letto, che i nonni non venissero chiusi negli ospizi per far posto al cane, al gatto e al furetto, che l'adrenalina di un lavoro o di un voto a scuola fosse mille volte più potente delle droghe in circolazione. e saro' banale: ma meglio banali che squali. e saro' patetica e arcaica e conformista e mille altre cose, ma credo che ci sia un valore distinto per ogni cosa: per un'amicizia, per un lavoro, per un amore, per il denaro, per la vita; e credo che tutte queste cose non debbano essere livellate nè debbano finire nel dimenticatoio per evitare di fare questi discorsi cosiddetti banali. io una vita cosi' non la voglio. non la voglio più. e sapete il colmo della sfiga? neanche posso cambiare canale!
Monday, November 10, 2003
LISA
Oh Mamy, Mamy
Dove sei Mamy
Oh Mamy, Mamy, Mamy blue
Oh Mamy blue
Finestre chiuse sulla via
ha spento gli occhi casa mia
E da che parte andro non so
Più
A sedici anni ero già
Ferita dalla realtà
E mi sentivo sempre più
Giù
Oh Mamy
Oh Mamy, Mamy
Dove sei Mamy
Oh Mamy, Mamy, Mamy blue
oh Mamy, Mamy blue, oh Mamy blue
Trovavo sempre in braccio a te
Risposta a tutti i miei perché
Ma adesso non risponderai
Più
Incontro al mio destino andro
La direzione non la so
Il primo treno e saliro
Su
Oh Mamy
Oh Mamy, Mamy blue, oh Mamy blue
Oh Mamy, Mamy
Oh Mamy, oh Mamy, Mamy blue
Oh Mamy blue
Dove sei Mamy
Oh Mamy, oh Mamy, Mamy blue, oh Mamy blue
Oh Mamy, Mamy, Mamy blue
Oh Mamy, Mamy blue
Oh Mamy blue
Un giorno tu m'hai detto sai
Col primo amore te ne andrai
E invece sei fuggita tu
Tu
Finestre chiase sulla via
Ha spento gli occhi casa mia
Neanche io ci tornero
Più
Oh Mamy
Oh Mamy, Mamy blue, oh Mamy blue
Oh Mamy
Oh Mamy, Mamy blue, oh Mamy blue
Oh Mamy, oh Mamy, Mamy blue
Oh Mamy blue
Oh Mamy, Mamy
Oh Mamy, oh Mamy blue, ohmamy blue
Dove sei mamy
Thursday, November 06, 2003
Serate casalinghe
Ieri sera. Canale 5. Film in prima tv: Bounce. Titoli di testa. Prime inquadrature. La stanchezza si fa sentire. Cerco di tenere gli occhi aperti. Il film è troppo lento. Troppo melenso. Troppo. Certo lui e lei non son da buttar via. Mi rinfranco almeno guardandoli senza seguire la storia. Ben Affleck, faccia da carciofo, pero' carino. La Paltrow carina, molto. Il sonno prende il sopravvento nonostante tutto. M'addormento con l'immagine della Paltrow impressa. In lontananza, molto lontananza, sento le voci del film e poi la pubblicità e poi altre voci e poi la musica e poi altra pubblicità e infine il buio. Mi risveglio non so quanto dopo. Apro gli occhi e dalla visione celestiale e angelica di Gwinet mi trovo davanti Livia Turco. Urlo! Per un attimo non capisco: che ci fa Livia Turco nel fim di Affleck e della Paltrow? Aiuto. Spengo la tv. Non cerco neanche di capire. Livia Turco no! Stanotte gli incubi. E manco avevo mangiato pesante!
Ieri sera. Canale 5. Film in prima tv: Bounce. Titoli di testa. Prime inquadrature. La stanchezza si fa sentire. Cerco di tenere gli occhi aperti. Il film è troppo lento. Troppo melenso. Troppo. Certo lui e lei non son da buttar via. Mi rinfranco almeno guardandoli senza seguire la storia. Ben Affleck, faccia da carciofo, pero' carino. La Paltrow carina, molto. Il sonno prende il sopravvento nonostante tutto. M'addormento con l'immagine della Paltrow impressa. In lontananza, molto lontananza, sento le voci del film e poi la pubblicità e poi altre voci e poi la musica e poi altra pubblicità e infine il buio. Mi risveglio non so quanto dopo. Apro gli occhi e dalla visione celestiale e angelica di Gwinet mi trovo davanti Livia Turco. Urlo! Per un attimo non capisco: che ci fa Livia Turco nel fim di Affleck e della Paltrow? Aiuto. Spengo la tv. Non cerco neanche di capire. Livia Turco no! Stanotte gli incubi. E manco avevo mangiato pesante!
OI DIALOGOI
Ma Pappalardo non si rattrista e da pater familias si tramuta in erudito magister impartendo lezioni di italiano, meteorologia e filosofia. Dopo aver radunato gli allievi sotto la tenda inizia la divulgazione del suo personalissimo sapere: "Oggi sono costernato…"
Nudo: "Anche se avevo quattro in italiano, so più o meno cosa significa costernato…ma più precisamente?"
Pappalardo attribuisce una misteriosa etimologia: "Mah..praticamente è quando sei dispiaciuto, triste… viene dalla parola costerno"
Walter: "Allora è una parola composta, da costole e sterno!"
Pappalardo: "Viene dal greco sternos-costole. In italiano come in inglese ci sono molti antichi barbarismi, vengono dal greco… come cleptomania che è la mania del rubo!"
Giada perplessa: "(…) La mania del rubo!?!"
Pappalardo: "Ma si' io rubo, tu rubi, egli ruba, mania del rubo!"
nda: ogni commento è puramente superfluo!
Ma Pappalardo non si rattrista e da pater familias si tramuta in erudito magister impartendo lezioni di italiano, meteorologia e filosofia. Dopo aver radunato gli allievi sotto la tenda inizia la divulgazione del suo personalissimo sapere: "Oggi sono costernato…"
Nudo: "Anche se avevo quattro in italiano, so più o meno cosa significa costernato…ma più precisamente?"
Pappalardo attribuisce una misteriosa etimologia: "Mah..praticamente è quando sei dispiaciuto, triste… viene dalla parola costerno"
Walter: "Allora è una parola composta, da costole e sterno!"
Pappalardo: "Viene dal greco sternos-costole. In italiano come in inglese ci sono molti antichi barbarismi, vengono dal greco… come cleptomania che è la mania del rubo!"
Giada perplessa: "(…) La mania del rubo!?!"
Pappalardo: "Ma si' io rubo, tu rubi, egli ruba, mania del rubo!"
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