Thursday, August 19, 2004

Grazie Lisbeth!


Peccato per i fiori che appassiscono in luogo solitario senza che nessuno
ne abbia mai conosciuto colore e profumo.
Peccato per le perle che giacciono in fondo al mare e per i sentimenti
che la giovinezza dissipa.
Peccato per i sogni che si struggono nel tempo, per le offerte che
non sono gradite.
Peccato per i desideri che sono rimasti insoddisfatti, per i canti che non
hanno chi li ascolta.
Peccato per il coraggio che non giunge a un cimento.
Peccato per i cuori che non trovano sostegno.
A. Asnyk

A te
Mariemarion e a te Pupa offro questo bellissimo passo di Adam Asnyk poeta polacco del 1800 cantore del cosmo e del creato.

A settembre mi tocca tatuarmi un domatore.

Vado al mare e poiché è la prima volta cerco di andarci nelle prime ore del mattino visto che sono bianca immacolata e quasi catarifrangente. Mi spoglio e m'assale una leggera brezza che rende il caldo sopportabile, anzi quasi piacevole tanto che non m'accorgo che sto per cuocermi a puntino. Mi sdraio sull'asciugamano bianco che se non fosse per il costume rosa farei "pandant". Passa mezz'ora e sento una gran botta. Qualcosa m'aggredisce la gamba. Di soprassalto alzo lo sguardo e penso a un insetto, ma non vedo niente. Poi di nuovo uno scossone al polpaccio. M'alzo come una pazza e vedo il drago. Il drago che ho tatuato s'è ribellato alla calura. Mi scappa dalla gamba e mi tocca rincorrerlo per tutta la spiaggia. Con quello che è costato, non posso farmelo scappare. Che scena, mi hanno detto, sembravo rocky che rincorre la gallina. Sto correndo come una matta a destra e a sinistra e mi scappa anche la tigre dall'avambraccio. Dice che ci pensa lei a riprendere il drago. Giá immagino la scena del mio povero drago nelle fauci della tigre quando i delfini mi strattonano e mi tirano verso l'acqua. Cerco di correre in direzione opposta ma niente, quelli spingono sulla caviglia e debbo dire nell'acqua alta ho fatto la mia porca figura. Tra una pinnata e l'altra vedo che dalla spiaggia scappano tutti. Il drago sta sprigionando fiamme alte e rosse. La tigre sta attaccando un cane di un cieco che faceva il bagno. Anche i gechi di Escher che avevo sul collo del piede se ne sono andati: sono sotto un ombrellone con una coppia di svedesi e giocano a tresette vincendo pure tra l'altro. Intanto io continuo a delfinare come maicol felps. E sulla battigia c'è il putiferio: la tigre ha sbranato tre persone. Il bagnino ha chiamato i pompieri ché il mio drago ha bruciato tutti i capanni e una parte delle cabine. Riesco a calmare i delfini ed esco dall'acqua. Un dolore atroce mi colpisce la spalla. Il pegaso sta scalciando. Neanche poggio lo sguardo che quello mi sfugge. Con un gesto repentino lo blocco e gli monto in sella. Cavalco verso il drago e riacciuffo anche la tigre. Offro la rosa tatuata al drago che la brucia con una fiammata e placo i delfini. Richiamo all'ordine tutti i gechi e riesco anche a riprendermi la coccinella che s'era posata sulla spalla di un marocchino che vendeva bandane e ciddí. Chi manca all'appello? Il sole del polpaccio destro: lo ritrovo sotto l'ombrellone dell'ingegnere che fa compagnia al Sole24ore fresco di stampa. Riacciuffo pure quello. Preparo la sacca. Me ne vado piú di corsa che di fretta visto che giá mi vogliono far pagare tutti i danni. La sera li ho puniti tutti: a letto senza cena, ho detto loro con molta fermezza. Solo la tigre ha mangiato. Quella ancora mi intimorisce. Ma io non glielo dico.

Saturday, August 14, 2004

CSI scena del crimine. Puntata pilota.

Non so neanche che ora fosse. L'una le due le tre. Ho sentito un gran rumore fuori e aprendo gli occhi ho visto la mia camera illuminata a giorno da un faro. Eccoli, ho pensato tutta insonnolita. Gli extraterrestri sono venuti a predermi per farmi fare un giro nell'universo e nei suoi dintorni. Piombo giú dal letto e infilo due cose al volo nella sacca, quella buona dei viaggi importanti. Porto anche la macchinetta digitale: hai visto mai che posso vendermi le foto a novella duemila e diventarci pure famosa. Col fiatone e un po' di nostalgia apro la serranda. Luci stroboscopiche blu che volteggiano nell'aria m'accecano all'istante. Un faro è puntato sul mio palazzo e credo m'abbia fatto anche un rx al torace e alla dentatura tutta. Un sacco di gente é in pigiama. I ragazzini sono mezzi addormentati. Er marana é col pitbull cattivo al seguito. E mandingo con la maglietta nuova nuova della rizla. Rinsavisco e con tutta la razionalitá che si puó avere nel pieno della notte dopo essere stati svegliati di soprassalto capisco che gli extraterrestri avevano qualche altro impegno e che c'è ben altro nell'aria. Mi sporgo meglio e m'accorgo che due finestre piú in lá esce un fumo nero disgustoso e puzzolente. M'allarmo per un secondo. Penso che il palazzo possa esplodere da un momento all'altro. Ma la pigrizia di vestirmi mi blocca. Tanto ci sono i vigili del fuoco che hanno giá domato l'incendio. Guardo meglio e vedo un sacco di guardie con la pistola in mano. Gente spaventata. Tutti che parlottano. Uno che urla. Il matto, dicono. Era depresso, dice Anna la trasteverina. Ha dato fuoco a tutto. Ma l`hanno salvato. Cerco tra la folla di gente di vedere se c'é Grissom e la sua squadra che son venuti ad analizzare la scena del crimine. Niente. Solo un'autoambulanza che continua a far girare quella luce che illumina ora l'albero selvatico di pesche, ora la jeep del calabrese, ora l'abete mezzo sbilenco, ora la mia faccia affacciata alla finestra. Quando illumina me, sorrido e faccio ciao ciao con la manina. Forse c'è anche canale cinque e qualcuno potrebbe vedermi in televisione. Intanto le guardie immobilizzano l'incendiario dopo non so quanto tempo e quante urla. Lo sedano, credo. Lo portano via in barella. Poi l'autoambulanza con la sua luce blu se ne va via. A poco a poco s'allontanano tutti. Come allo stadio la domenica, come alla fine di un concerto, come dopo un pranzo di matrimonio. Ognuno con la sua versione da raccontare: chi ha chiamato per primo i pompieri. Chi ha visto per primo le fiamme. Chi è sceso per primo giú in strada. Chi ha aiutato le guardie nella cattura. Del depresso non parla nessuno. Come non se ne parlava prima, del resto.

Wednesday, August 11, 2004

Solo con tutti. C.B.

La carne copre le ossa
e ci mettono dentro
una mente e
qualche volta un'anima
e le donne spaccano
i vasi contro i muri
e gli uomini bevono troppo
e nessuno trova quello
giusto
ma continuano a cercare.

non c'è nessuna
possibilitá:
siamo tutti intrappolati
in un destino
singolare.

Nessuno trova mai
quello giusto.
gli immondezzai della cittá sono pieni
i robivecchi sono pieni
i manicomi sono pieni
gli ospedali pieni
i cimiteri pieni

nient'altro
si riempie.

Wednesday, August 04, 2004

Matrioska.

Compongo il numero. "Benvenuto nel nuovo servizio abbonati. Il servizio è disponibile dal lunedi al venerdi dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 19.30. Se è un cliente Tal de' Tali la chiamata è gratuita. Se è un cliente aziendale digiti 1, se chiama da rete fissa digiti 2, se è un cliente residenziale digiti 3 ".
Col cervello in fase di liquefazione come il sangue nell'ampolletta di San Gennaro, spingo 1 e attendo. Ricomincia la solfa: "Se desidera trasmetterci dei dati digiti 1, se desidera fare richiesta dati digiti 2, se desidera il dettaglio chiamate digiti 3, se desidera parlare con un operatore digiti 4".
Alla parola operatore, mi brillano gli occhi neanche alla vista di Padre Pio che fa il miracolo.
"Quella" ricomincia: "Se desidera sospendere il servizio, digiti 1; se desidera fissare un appuntamento digiti 2, se desidera altre informazioni digiti 3".
Completamente imbambolata sul da farsi, spingo il 3: "Se desidera parlare con un operatore per chiedere informazioni digiti 1, se desidera parlare con un operatore per invitarlo a cena digiti 2, se desidera parlare con un operatore per sfogarsi dei suoi problemi digiti 3, se desidera solo un operatore digiti 4".
Mi butto alla cieca e spingo 1: "Se è un cliente abbonato da più di tre anni digiti 1, se è un cliente che deve abbonarsi digiti 2, se è un cliente del dottor Galano digiti 3".
Facendo mente locale sul nome del mio medico di base, spingo 1 e attendo: "Se desidera avere un prestito a interessi zero da non restituire mai cambi spacciatore, se desidera fare tredici al lotto vada a Lourdes, se desidera andare in vacanza gratis a costi zero e senza passare dal via c'è un Cim poco lontano da casa sua".
Esterrefatta, metto giù la cornetta e impreco. Squilla il telefono e rispondo. E' l'operatore che mi invita a cena. Accetto. Ma paga lui.

Cronache dal di qui.

Siamo tutti più poveri quest'anno. La città ancora non s'è svuotata come al solito. Sarà per la luna in vergine che sta sempre lì a fare i conti della serva, ma mi sembra che siano ancora tutti ai loro posti di lavoro. Qui e in giro non ha ancora chiuso nessuno. Il raccordo, sera e mattina, è strapieno di macchine come nel resto dell'anno. A parte i politici tutti abbronzati e curati e i giocatori che affollano i bilionaire vari, mi chiedo chi sia andato già in ferie quest'anno. Vedo un sacco di gente che stringe la cinghia così forte che stenta a respirare. Ma Lui, malgrado gli sghignazzi del resto del mondo, ci dice che va tutto bene. Che siamo in ripresa. Che siamo ai livelli degli altri. Non mi sembra. Io sono ancora qui malgrado ieri sera fossi invitata al compleanno di Charlotte di Monaco. Clara è ancora aperta malgrado la cena dai Conti Vanzetti. Franco l'alimentari vende pane a file lunghissime di persone. Anche Pio il ciabattino è al suo posto di comando risuolando e ribattendo tacchi e suole. Non parliamo di Diego il fabbro che malgrado due bimbi sta ancora aspettando l'incentivo governativo sul secondo figliolo nato da poco. Ma Lui ci dice che va tutto bene. Che siamo in netta ripresa. Che siamo ai livelli degli altri. Le auto però affollano ancora tutti i parcheggi. L'università brulica di ragazzi. Via del corso è intasata come nei giorni natalizi e i negozianti sono tutti lì a sfruttare anche l'ultimo minuto per racimolare due lire in euro. Sono aperti solarium e centri estetici. Dai tiggì si vede Ostia piena di file chilometriche che neanche fosse la Costiera amalfitana. Ma Lui ci dice che va tutto bene. Che siamo in netta ripresa. Che siamo ai livelli degli altri. Accontentiamoci di quello che dice Lui. Forse parla della nostra ricchezza interiore. E poi non specifica bene chi siano gli altri ai cui livelli siamo in pari. Forse l'Argentina? Sarà, ma tutta 'sta gente che non parte alla fin fine fa pure compagnia. Ci ritroviamo tutti al bar a sognare terre lontane e a lamentarci del governo ladro, dell'iva e dell'inps e che l'euro ci ha rovinati a tutti e che il Lupo l'hanno ammazzato come un cane e che a Cogne c'è un matto in pigiama taglia extra-small che ammazza bambini per dar la colpa alla Franzoni. Ma tanto Lui ci dice che va tutto bene. Che siamo in netta ripresa. Che siamo ai livelli degli altri. E noi facciam finta di credergli tra una risata e l'altra, una stretta di cinghia e una pacca sulla spalla. Siamo ricchi dentro, noi. Chissà che non ci tassino pure lì!

Monday, August 02, 2004

Ritratto di famiglia.

E' caduto un passerotto dall'albero, ieri mattina. L'ho visto là tutto solo nella radura in preda a quei gattacci randagi che scartano il salame e la mortadella ma adorano uccelli e merli. Son scesa quasi in mutande stravolta e con le cioce che quasi inciampavo. Per difenderlo da me s'è fatta sotto tutta la famiglia dei suoi parenti al gran completo: padre con ringhio fischiettante, madre dal piumaggio argentato, lo zio cieco e la nonna che viene da una famiglia di passeri per bene. Ma io non volevo fargli del male, ho cercato di spiegar loro. L'ho portato a casa. Mi guardava con quel certo non so che. Chissà che voleva. Fermo non ci stava così l'ho messo in una scatola. Non si fermava neanche lì: eppure era una scatola Nike, mica cotica. Certo è che sull'albero di fronte alle mie finestre non ce lo potevo rimettere. Non sapendo che fare l'ho adagiato su un vaso di citronella contro le zanzare sul davanzale. Sono andata a mettermi le scarpe e i calzoni chè avevo paura si sarebbe buttato di nuovo di sotto. Non mi andava si scendere ancora in desabiglè! Son tornata in cucina e ho fatto un balzo degno di carl lewis prima maniera. Tutti i passeri del vicinato avevano invaso la casa. Lo zio cieco si stava facendo due uova in cucina. Al bacon, mi ha detto. Soffre d'anemia. La madre, scocciata, mi ha fischiettato qualcosa non so in che lingua. Per rispetto li ho lasciati soli. Per tutto il pomeriggio son dovuta stare relegata in camera. Ho letto quasi tutto bukowski e già che c'ero ho scritto le mie memorie. Ho stirato sette camicie. E ho lavato anche il bagno. Distrutta mi sono diretta in cucina verso le otto per prepararmi un boccone. Loro avevano già apparecchiato. Il piccoletto era sul suo seggiolone. La nonna cuciva non so che tutina di lana. Lo zio cieco era sempre alle prese con le sue due uova. Al bacon. Svolazzavano per tutta casa. Liberi come se fossero in cielo aperto. Mi sono sentita di troppo. Sono uscita. E li ho sentiti sghignazzare felici appena chiusa la porta. Ho girato tutta roma più volte. Chissà a che ora dormono i passeri, mi son detta. Verso le due, stravolta e senza cena, ho messo la chiave nella toppa. Silenzio. Entro e vengo invasa da un odore di sigaro cubano. In salone c'erano dieci passerotti, cinque intorno al tavolo che giocavano a poker. Lo zio cieco stava vincendo. Mi sono unita a loro. La posta era abbastanza alta. La nonna, grande giocatrice, ha rilanciato. Non avevo granchè, in mano. Cip, ho detto io. Ho perso. Ma lo zio cieco barava. Credo.