C’è una, in giro per la blogsfera, che scrive che si vuol suicidare. Sarò cinica. Ma non me ne frega niente. Pare che abbia messo già i manifesti circa la data, il 29 di questo mese. Io i suicidi (nel senso delle persone che si vogliono togliere la vita) non li sopporto. E qui so già di fare male a qualcuno, ma tanto lo sa come la penso e sa che non parlo di lei che almeno lo fa con cognizione di causa e senza mettere date! Non li reggo proprio, soprattutto in questo periodo. Dice mamma che è urano in pesci o saturno che passa. Sarà. Ma in questo momento odio quelli che si piangono addosso, odio i drogati di se stessi, odio chi parla di suicidio a vanvera, odio pure pantani che se n’è morto senza tirare fuori quella “forza” che gli è servita per scalare le montagne. La vita non è uno scherzo, anche se son la prima a riderne e a seppellirmi da sola di risate.
M’accorgo a volte che vado così di corsa per barcamenarmi nei miei mille guai che non ho il tempo di dare ascolto alla me stessa che sta in crisi. Faccio un esempio. Domenica scorsa: vuoi per Rauda che ha cucinato il cous cous, vuoi perché le ho fatto vedere il filmino del deserto, vuoi perché qui a roma pioveva sabbia di quella bella rossiccia vero sahara, fatto sta che domenica scorsa ero sull’abbacchiatello molto andante. Per non dire triste che è una parola inflazionata. Pensavo a ciò che è stato. Pensavo alla pace che ho trovato in quei posti. Pensavo al marasma che ho dentro e alla tempesta che mi si sta abbattendo contro in questo periodo. Problemi economici, lavorativi, esistenziali, per dirla con mamma “è saturno, poraccio, che sta a fà il lavoro suo!”. Sono in un momento in cui devo mettermi in trincea e combattere. Cercare di dosare le forze. Cercare di rimanere lucida. Di non buttare all'aria tutto ciò che ho creato. Cercare anche di non ammalarmi perché ogni giorno è buono per lavorare un po’ di più. Non sono un eroe. E’ la mia vita. E non mi sto sbrodolando addosso per dire che son brava. Sono normale anche nell’essere eccezionale!
E la tristezza di domenica dov’è finita? Non lo so. So che lunedì son venuta qui. Ho cominciato a chiamare questo e quel cliente. Ho fatto un lavoro. Sono andata in banca. E poi un altro lavoro. Ho aperto l’ennesima bolletta. Ho fatto due conti. Ho chiamato il commercialista. Mi sono potuta permettere anche il lusso di parlare un’oretta buona con mia madre. La sera ripensavo al mio malessere e mi sembrava distante ma certamente non svanito nel nulla. Pensavo tra me e me, cavolo, ieri ero triste ma oggi? Oggi lo sono altrettanto, non è mica il lavoro che m’allevia le pene! Quello mi toglie solo i problemi. E così mi sono accorta di non avere tempo neanche per piangermi un po' addosso: non potevo ripensare alla malinconia del deserto, alla mia vita, ai cambiamenti che sento dentro e che temo, alla tristezza che mi attanaglia dentro e non mi lascia mai, alla fustrazione di lavorare per pagare solo le tasse. Insomma, passano i giorni e devo metter da parte tutto ciò che sento per dedicare tutto il mio tempo a riparare le falle di questa barca alla deriva. Probabilmente ciò che sto passando io, cioè una crisi, non è la stessa cosa di ciò che sta passando la ragazza che si suiciderà il 29. Anzi sicuramente. Però credo che in certi casi, ridimensionarsi con la realtà ti aiuti a vedere le cose sotto un’altra ottica. Quando hai i problemi seri, quelli veri, tutto ciò che è esistenziale diventa un accessorio a cui si può apparentemente rinunciare. Non togliere, ma accantonare un pochino. Dentro me stessa c’è sempre una pupa positiva che mi dice il contrario in positivo di ciò che sto pensando. E’ un aiuto in certi momenti di sconforto. Che qui, cara la mia suicida, mica ci hai il primato del dolore solo tu! Lo so. Son discorsi banali che farebbero girare le scatole a chiunque! Ma chi l’ha detto che nascere sarebbe stata una passeggiata? Forse, l’unico è dio che gli è andato sempre tutto bene, ‘tacci sua!
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