Se la vita fosse come le parole crociate, sarebbe tutto più facile. E che ci vuole? Vi nasce l'indo. Lo sanno tutti: in Tibet. Le comandava Cesare? Le legioni. Il Werther foscoliano? Jacopo Ortis. I colleghi di Cellini: gli orafi, of course. Lo stile ricco e sfarzoso: rococò.
Chiamerei subito A.Ghilardi chè Bartezzaghi è inflazionato, ormai. Gli chiederei di risolvermi gli enigmi importanti e di darmi una definizione più semplificata della mia vita. Pensa se la tua vita fosse un enorme schema di parole in cui s'incrociano alla perfezione ricordi, avvenimenti, nomi di persone conosciute, sogni, illusioni, certezze, muri crollati e barriere innalzate. Pensa come sarebbe più facile districarsi e risolvere le definizioni più complicate guardando questo marasma di roba da fuori e farlo combaciare alla perfezione in questo enorme casellone bianco e nero pieno di spazi vuoti e di lettere con cui riempire i vuoti.
Allora sì che ci sarebbe una definizione per risolvere questa apatia che m'annienta o la depressione che t'abbatte o quel sorriso che hai spento in viso o quella gioia che ti sprizza dagli occhi ma non più dal cuore o quel dolore che ti stritola le viscere o quella pazzia che ti contraddistingue e ti fa Grande. Se la vita fosse come le parole crociate, sarebbe tutto più facile. Solo una cosa m'arrovella le "cervella": ma qual è il gustoso prodotto del carrarese?
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