Monday, January 05, 2004

Un post “neutro”. Va bene anche per la pelle dei bimbi.
La sai la storia del porco, no? Non quello lassù nell'alto dei cieli. Quello che si compra in primavera, che ha la faccia (da porco), il corpo rosa confetto, gli occhi come Ielzin, quattro zampettine secche secche e la codina arricciata. Si fa crescere come un bimbettino. Lo si alleva per ucciderlo. E poi l’anno successivo lo si sgozza tra urla atroci e lo si spolpa fino all’osso, chè del maiale, si sa, non si butta niente. Viene rivoltato come un pedalino. Viene sventrato e usato per gli usi più disparati. Te lo immagineresti mai che con un singolo maiale puoi sfamare per un anno e più un’intera famiglia grazie alla lingua, le interiora, il capocollo, il lonzino, le braciole, lo zampone, il prosciutto, le salsicce, il sanguinaccio, il lardo, la pancetta, le orecchie, la porchetta, la spalla, la cotenna, la cotica, la mortadella (non quella d’asino), la luganega, gli insaccati. Insomma di tutto e di più.
Ti chiederai ora: perché la storia del porco? A parte che è sempre bene sapere tutto di tutti. Ma questo è l’argomento con meno coinvolgimenti emotivi che avessi a disposizione e ti sfido a trovare un benché minimo accenno a qualcosa che possa farti male, che possa offenderti, che possa dimostrare che sono cattiva, che ho scritto parole che escono dal silenzio del tradimento. Ora dimmi tu. Se riesci a estrapolare odio e rancore anche da questo innocuo post, sai che ti dico: sei proprio brava!

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