Sunday, June 27, 2004

Requiem di periferia.

Erano le nove e un Rex ha tuonato per il quartiere. No. Non era il Requiem, ma Mauro, l'ex ladrone che fa il camionista, che chiamava a gran voce il suo cane sotto le mie finestre. E poi e' intervenuta Rosalba con i suoi quattro cani nani odiosi come lei e poi un certo Franco che chiamava shana, un simil doberman tutto dinoccolato e stortarello. Ho aperto gli occhi e li ho maledetti. Loro animali e i loro cani. Loro e i gatti randagi a cui danno il cibo per scaricarsi le coscienze. Ora mentre scrivo sto facendo tuonare io, il Rex del Requiem e il quartiere s'é zittito. Tra una traccia e l'altra solo la voce di Patrizia che ha gridato: la messa e' finita andate in pace. Era meglio quando qui abitavano i veri ladroni. E non queste mezze calzette che non sono piú ne' carne ne' pesce. I ladroni, quelli veri, vanno rispettati. Lavorano di notte e di giorno dormono e qui fino a qualche anno fa, la mattina, c'era un silenzio tombale, come il condono. Quelli sí che erano tempi. Ho sempre avuto il mito del ladrone. Gran bel mestiere. Sará che io me li raffiguro come i personaggi de I soliti ignoti, tipo Capannelle e Vittorio Gassman e Manfredi e Toto'. Ma mi fanno simpatia piu' di queste quattro zecche "spuzzolose" tutte telefonini, ignoranza e i loro cani fintoricchi. La verita' é che il mio sogno é sempre stato quello di non essere cio' che sono, cioe' quella che si puo' definire una "brava ragazza". Mi sarebbe piaciuto vivere la notte in giro per le bische. Il mio mito segreto e' quello dello spaccone. Quello che vive alla giornata senza porsi piú di tanti problemi. Quello che gira per sale con i dollari in tasca a sfidare tutti quelli che abboccano. Quella si' che sarebbe stata la mia vera aspirazione. Le corse con le macchine. E le sale piene di fumo che non vedi da qui a lí con le mani sporche dell'azzurro dei gessetti e del bianco del borotalco per far scivolare meglio la stecca. Mandare in buca quante piú palle sia possibile con quei tiri caramboleschi di chi è del mestiere per far rimanere tutti a bocca aperta, anche la cassiera cieca e il barista sordo. E invece son qui seduta con vicino questa luna in vergine che non mi molla mai e il mio senso di responsabilitá con cui giornalmente faccio a lotta, perdendo sempre. E l'unica trasgressione che mi concedo per assomigliare un poco al mio mito sono i tatuaggi che porto addosso, chiudendo per sempre il mio sogno di vita dentro cassetti disordinati e zeppi di follie e cose insensate. E ora son qui con questa tastiera in tedesco che devo dirle sempre e il ciddí che è finito. Finalmente c'è silenzio nel quartiere. Credo che Mozart li abbia stesi tutti. Sarebbe contento, se glielo dicessi. Credo che sarebbe anche venuto a giocare con me a biliardo, tra una sonata e l'altra. E m'avrebbe anche battuto. Ho 'sta sensazione addosso.

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