Wednesday, June 02, 2004
si sposeranno mai ilari e totti?
sai qual è il problema, bambina mia? c'è che il dolore altrui fa scappare tutti alla velocità della luce. c'è che siam tutti bravi a parlare a parlare e oggi anche a scrivere e scrivere ma poi alla fine non siamo in grado di aiutare nessuno. c'è che quando vedi uno che piange dentro o fuori che sia non sai che pesci prendere e oltre le solite frasi fatte non sei in grado di dire niente. e non sei in grado di fare niente, per giunta. c'è che è più facile aiutare a distanza. scaricarci la nostra schifosa coscienza col negretto all'altro capo del mondo che non occuparci di zi' peppino che non arriva alla fine del mese con la sua misera pensione o di zi' maria che va in chiesa per non sentirsi sola. c'è che se tu sei così generosamente generosa è perché sei unica. rara. sei tu. e basta. conosco una. l'ho aiutata. e dio o un suo surrogato sanno quanto. così, senza scopo, perché una mano non si nega mai. mi ha trovato piangente, un giorno. le solite frasi fatte. le solite banalità che non servono a niente se non ad allontanarci più di quanto siamo già distanti. mi ha detto che doveva andar via. doveva comprar mozzarelle. son rimasta là, da sola. ancora una volta. con le mie lacrime perennemente abortite e quelle mozzarelle in testa. quello che ci frega a noi due, vuoi sapere cos'è? l'aspettativa. parli di gesù, gei-up per gli amici, non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso che poi, se rigiri la frase, diventa: fa' agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. il bene che facciamo, ci aspettiamo torni indietro come un boomerang lanciato nel cielo azzurro. ma il bene, purtroppo, è una variante impazzita che torna quando gli pare. e a volte non torna mai. quando sono in pace con me stessa, quasi mai in questi giorni, mi dico: l'importante è aver seminato. quando mi rode e di brutto mando maledizioni a destra e a manca. peccato che il mio bene arriva. le maledizioni no. so che stanno tutti bene, i miei sfruttatori d'anima! sai qual è il problema, bambina mia? è che sei unica, rara, un pozzo infinito da cui attingere, succhiare e sfruttare quanto più sia possibile. non credo che il tuo pozzo si prosciugherà mai. la chiami maledizione, tu. una benedizione, io. non vorrei avere un'unghia della compratrice di mozzarelle o di chi la frequenta assiduamente. non vorrei avere niente di chi si riempie la bocca di parole ma ha il cuore secco come la più arida delle terre. non vorrei avere né il loro pelo sul cuore né la loro furbizia manipolatrice. preferisco esser come sono. preferisco che tu sia come sei. una magra consolazione? no. solo la vita. la nostra.
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