Ero in fila dal panettiere. Franco sta sintonizzato con la radio ventiquattr’ore al giorno su una emittente di roma che fa esclusivamente musica trash anni settanta/ottanta. Tu sei in fila e ti senti catapultato ai tempi di quando portavi le timberland e i jeans del charro e lo zainetto dell’invicta in spalla e il piumino della moncler addosso. Il top, questa radio, penso che l’abbia raggiunto qualche giorno fa quando ha trasmesso viola valentino con “comprami” (comprami, io sono in vendita e non nascondere…). Sai quant’è che non sentivo quella canzone. Ancora ricordo che facevo le medie, suonavo un flauto rosso e ascoltavo una radiolina rigorosamente rubata da cui uscivano le note delle canzoni più belle tipo on my own di nikka costa, su di noi di pupo e c’è di elisabetta viviani. Insomma tu entri da Franco e in quei pochi o molti minuti che attendi ti ascolti il trash del trash degli anni passati. Il bello è che son canzoni che ascoltavi ai tempi delle medie e del liceo e che conosci e che forse sapevi anche a memoria e che quindi cominci ad accompagnare sottovoce ma non vorresti mai e poi mai perché già sai che quel motivetto ti accompagnerà per parte della giornata finchè non succederà qualcosa nel tuo cervello o finchè non ci sarà un altro motivetto che senti in giro pronto a sostituirlo. Dal panettiere c’era una ragazza che mi precedeva. E c’era la solita canzone trash che pompava note, sempre quelle, e parole, sempre le solite. Era l’alta marea di venditti. Prologo in musica e già capisco che è lei: è la canzone che mi risuonerà dentro per le prossime trenta ore. La canzone che cercherò di allontanare dalle mie sinapsi con tutte le forze ma che invece rimbomberà nel cervello a tutto spiano da qui all’eternità. La canzone che cercherò di scacciare con tutta me stessa e che invece è come Sono fuori del tu-nnennennel del divertimentooooo. La canzone che hai sempre detestato e che invece ti ritroverai a cantare con gioia dentro te stesso neanche stessi intonando l'Halleluiah di Haendel . Sta per finire il prologo e inziare la canzone, quando a bassa voce la ragazza che era in fila con me inizia a cantarla. Sono salva, penso. Sta cantando lei al posto mio. Allora dio c’è e secondo me neanche a lui piace venditti! Ma nel frattempo, insieme alle note della canzone, un’altra riflessione mi giunge alla mente: gli è che poi alla fin fine siamo un popolo di melodici e aveva ragione fantozzi quando diceva “italiano baffo nero, mandolino e dice cosa, fa altra”. Che ci piace cantare e non aspettiamo altro. Che basta un la di quel motivetto e siamo pronti a ripetercelo sotto la doccia o in macchina nel traffico. Che siamo dei bonaccioni che comprano le canzoni di apicella perché le scrive berlusconi e cantano a squarcia gola l’Italiano di toto cutugno con la lacrimuccia abortita. Che siamo dei provincialotti che la prima cosa che fanno andando all’estero è chiedere se conoscono “erose” ramazzotti o laura pausini. Che è inutile che con l’euro ci hanno voluto far assomigliare agli europei, rimaniamo sempre noi, quelli che la pacca sulla spalla si vantano dell’auto nuova, della casa fatta col mutuo e delle vacanze fatte con i prestiti, quelli che si fanno in quattro per viziare i figli chè tanto vige la teoria “meglio che non passi quello che ho passato io!”, quelli che si tengono la figliola in casa finchè non è andata in menopausa, quelli che portano la montblank nel taschino ma sbirciano il giornale altrui in metropolitana, quelli che salgono sull’aereo e si fanno ancora il segno della croce, quelli che al semaforo fanno a gara per mettersi davanti a tutti salvo poi andar piano una volta partiti, quelli che comprano il cellulare nuovo ma poi non spendono in telefonate, quelli che vai a cena con loro e lasciano le cose nel piatto ma poi a casa stringono la cinghia, quelli che son rimasti poveri nell’animo ma si fingono ricchi fuori per livellarsi al sistema, quelli che vanno in albergo dove è tutto pagato e mangiano il triplo proprio perché è tutto pagato; insomma, malgrado l’euro, berlusconi, toni renis e il suo festival, malgrado spirit su marte e le guerre nei golfi e fuori, malgrado bush padre e bush figlio e saddam e bil laden, malgrado la tv e tutti i mezzi di comunicazione, malgrado internet, rimaniamo sempre noi, quelli del dopoguerra, quelli che ancora intonano quel motivetto che fa “filù filù filà”.
No comments:
Post a Comment