Thursday, March 11, 2004

Quel motivetto che fa.

Ero in fila dal panettiere. Franco sta sintonizzato con la radio ventiquattr’ore al giorno su una emittente di roma che fa esclusivamente musica trash anni settanta/ottanta. Tu sei in fila e ti senti catapultato ai tempi di quando portavi le timberland e i jeans del charro e lo zainetto dell’invicta in spalla e il piumino della moncler addosso. Il top, questa radio, penso che l’abbia raggiunto qualche giorno fa quando ha trasmesso viola valentino con “comprami” (comprami, io sono in vendita e non nascondere…). Sai quant’è che non sentivo quella canzone. Ancora ricordo che facevo le medie, suonavo un flauto rosso e ascoltavo una radiolina rigorosamente rubata da cui uscivano le note delle canzoni più belle tipo on my own di nikka costa, su di noi di pupo e c’è di elisabetta viviani. Insomma tu entri da Franco e in quei pochi o molti minuti che attendi ti ascolti il trash del trash degli anni passati. Il bello è che son canzoni che ascoltavi ai tempi delle medie e del liceo e che conosci e che forse sapevi anche a memoria e che quindi cominci ad accompagnare sottovoce ma non vorresti mai e poi mai perché già sai che quel motivetto ti accompagnerà per parte della giornata finchè non succederà qualcosa nel tuo cervello o finchè non ci sarà un altro motivetto che senti in giro pronto a sostituirlo. Dal panettiere c’era una ragazza che mi precedeva. E c’era la solita canzone trash che pompava note, sempre quelle, e parole, sempre le solite. Era l’alta marea di venditti. Prologo in musica e già capisco che è lei: è la canzone che mi risuonerà dentro per le prossime trenta ore. La canzone che cercherò di allontanare dalle mie sinapsi con tutte le forze ma che invece rimbomberà nel cervello a tutto spiano da qui all’eternità. La canzone che cercherò di scacciare con tutta me stessa e che invece è come Sono fuori del tu-nnennennel del divertimentooooo. La canzone che hai sempre detestato e che invece ti ritroverai a cantare con gioia dentro te stesso neanche stessi intonando l'Halleluiah di Haendel . Sta per finire il prologo e inziare la canzone, quando a bassa voce la ragazza che era in fila con me inizia a cantarla. Sono salva, penso. Sta cantando lei al posto mio. Allora dio c’è e secondo me neanche a lui piace venditti! Ma nel frattempo, insieme alle note della canzone, un’altra riflessione mi giunge alla mente: gli è che poi alla fin fine siamo un popolo di melodici e aveva ragione fantozzi quando diceva “italiano baffo nero, mandolino e dice cosa, fa altra”. Che ci piace cantare e non aspettiamo altro. Che basta un la di quel motivetto e siamo pronti a ripetercelo sotto la doccia o in macchina nel traffico. Che siamo dei bonaccioni che comprano le canzoni di apicella perché le scrive berlusconi e cantano a squarcia gola l’Italiano di toto cutugno con la lacrimuccia abortita. Che siamo dei provincialotti che la prima cosa che fanno andando all’estero è chiedere se conoscono “erose” ramazzotti o laura pausini. Che è inutile che con l’euro ci hanno voluto far assomigliare agli europei, rimaniamo sempre noi, quelli che la pacca sulla spalla si vantano dell’auto nuova, della casa fatta col mutuo e delle vacanze fatte con i prestiti, quelli che si fanno in quattro per viziare i figli chè tanto vige la teoria “meglio che non passi quello che ho passato io!”, quelli che si tengono la figliola in casa finchè non è andata in menopausa, quelli che portano la montblank nel taschino ma sbirciano il giornale altrui in metropolitana, quelli che salgono sull’aereo e si fanno ancora il segno della croce, quelli che al semaforo fanno a gara per mettersi davanti a tutti salvo poi andar piano una volta partiti, quelli che comprano il cellulare nuovo ma poi non spendono in telefonate, quelli che vai a cena con loro e lasciano le cose nel piatto ma poi a casa stringono la cinghia, quelli che son rimasti poveri nell’animo ma si fingono ricchi fuori per livellarsi al sistema, quelli che vanno in albergo dove è tutto pagato e mangiano il triplo proprio perché è tutto pagato; insomma, malgrado l’euro, berlusconi, toni renis e il suo festival, malgrado spirit su marte e le guerre nei golfi e fuori, malgrado bush padre e bush figlio e saddam e bil laden, malgrado la tv e tutti i mezzi di comunicazione, malgrado internet, rimaniamo sempre noi, quelli del dopoguerra, quelli che ancora intonano quel motivetto che fa “filù filù filà”.

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