Tuesday, March 30, 2004

Perdonate la pronuncia.

sto imparando l'arabo. sarà per la nostalgia del deserto, sarà per il cous cous di rauda, sarà perchè a pranzo da clara c'è sempre hussein, sarà quel che sarà ma mi sto cimentando in questa nuova lingua. la soddisfazione è salutare la mattina i cuochi egiziani e vederli esterrefatti. "tu sai l'arabo", esclamano sbigottiti con quegli occhioni così grandi che già mi sento un burka in testa e moglie di un marito con altre sette mogli a carico. a parte questo credo che sia importante imparare l'arabo. perchè. ci ho pensato a lungo. mi sarei potuta trovare sul volo contro le torri quell' undici settembre. e avrei potuto sfoderare con molta nochalance nel momento di massima allerta: "salam, ana aisa acuel!" (ciao, io ho fame!). forse sarebbe stata risolutiva, quella mia frase, per le sorti dell'aereo. anzi, sicuramente. o mi potrei trovare in futuro nel deserto lontana dalle oasi con la mia carovana di cammelli e dromedari assalita da predoni del tipo tuareg con gli occhi nero corvino e il turbante azzurro in capo e potrei esordire dicendo: "habibi, enta quais?" (tesoro, come stai?). insomma, dopo aver parlato in inglese con scioltezza e veri uel uid e marvellos cors of de augusten, posso ritenermi soddisfatta di questa nuova lingua che, tra l'altro, di questi tempi 'nse sa mai!

Saturday, March 27, 2004

Una vita fra tante.

esco tutte le mattine. alla stessa ora o quasi. e c’è quel cane lì sempre vicino al solito portone. e la signora che s’affaccia per stender i suoi panni profumati. una mamma con una carrozzina vuota torna da chissà dove. un anziano col giornale riprende la sua strada verso casa. il camion del latte è fermo di fronte al bar. la signora dai capelli rossi che aspetta alla fermata. esco tutte le mattine e loro non lo sanno. escono tutte le mattine e io non lo so. una macchina mi sorpassa e riconosco l’adesivo. un furgone immerso nel traffico strombazza la sua sinfonia. l’aereo giallo mi passa sopra che son quasi le nove. il vigile fischia lo stop a quel motociclista distratto. esco tutte le mattine. e c’è quello scooterista che fa un sorpasso azzardato. quella signora in macchina intenta al cellulare. un gruppo di ragazzi scherzano fra loro. il pakistano al semaforo ci vende informazioni. le scorte corrono a sirene spiegate. l’ambulanza va che rischia un incidente. esco tutte le mattine e, come me, un sacco di persone. esco tutte le mattine e non conosco nessuno. escono tutte le mattine e non sanno niente di me. ma siamo tutti lì fuori. ognuno con i propri mezzi e la sua storia, con la sua battaglia da combattere, un lavoro che non va, una storia che non va, una vita che arranca come i passi di quella vecchina là e del suo cane. esco tutte le mattine. e vedo te. in un angolo piegato. le mani rugose. la faccia sofferente. non mi vedi. non vedi altro che la tua mano tesa verso gli altri. non vedi altro che la tua vita andata a rotoli. non vedi altro che la tua storia finita su un libro senza neanche la parola fine. esco tutte le mattine. e siamo in tanti. ognuno un io diverso. ognuno una sua vita da vivere. ognuno una sua vita da buttare. ognuno una sua vita da rivendicare. ognuno la sua storia da raccontare. esco tutte le mattine. alla stessa ora o quasi. con la mia storia da vivere e le mie pene da raccontare. io fra tanti. tanti come me. ognuno una persona come tante, una storia come tante. niente di eccezionale da aggiungere tranne che esco tutte le mattine. alla stessa ora o quasi.

Quel Circolo d'energia di nome Thera.

la prima cosa che faccio la mattina è alzarmi dal letto. la seconda o la terza, ora non ricordo, è leggere voi. è da ieri che ho in mente di ringraziarvi. ma non trovavo le parole adatte, il modo giusto, lo spirito che non fosse sempre quello dell’umorismo e della risata. forse neanche oggi ho trovato quelle parole però ci provo. la sensazione che si ha leggendo thera è una sensazione di ritrovarsi a casa. di entrare da quella porta lì e sedersi su una sedia conosciuta a un tavolo già toccato in una stanza già vissuta. mi pare di conoscere tutti attraverso le vostre parole, i vostri versi, i vostri colori. entro in casa vostra e sembra di entrarvi dentro, nel cuore, nel profondo, nell’anima di ognuno che s'eprime a modo suo attraverso parole d’amore, solidarietà, esperienze di vita, racconti, liriche bellissime e cantate amarissime. non mi sento all’altezza di partecipare. ma mi basta leggervi. mi basta assaporare ogni parola centellinando sensazione ed emozioni. e voi, tutti, sapete emozionare. thera è un bel circolo. ma non di quelli chiusi. è un circolo d’energia che va e che viene. come va e viene quel famoso capitano che, apparentemente, non c’è ma che è dietro alla sua nuvola ad assaporare tutto questo.

Thursday, March 25, 2004

Noblesse oblige.

e diciamolo una volta per tutti. ci piace. ci piace sentirci alla page. ci piace essere trendy, alla moda, ci piace sentirci più sani e più belli. ci piace vederci importanti. ci piace apparire come loro: i very important "figuri" che popolano le nostre tivvù , i rotocalchi e i giornali scandalisci. e charlotte casiraghi presenzia tutte le gare di ippica infagottata nella sua pashmina. et voilà, cosa facciamo? ce ne andiamo in giro persino a ferragosto con umidità 100% con la pashmina al collo che fa molto aix en provence. e madonna lancia il video vestita da cowboy. bè, stivali e cappello per tutti; pure per quell'omino là, alto un metro e cinquanta con la pancia che gli sborza sulla cinta finto ranchero. e beyonce cambia colore dei capelli passando con molta nochalance dal giallo uccel di bosco amore mio non ti conosco al rosa sciocching che fa tanto insegna sexi shop. e noi là coi capelli di tutti i colori compreso un bell'avana sigaro cubano con sfumature che vanno dal bluette al verde speranza di far colpo sul quel bel tipetto che ha tatuato un cavaliere sulla spalla. e berlusconi si fa il lifting per coprire la magagne del suo governo che gli straripavavano da tutti i pori. ed eccoci qua. chirurghi plastici a lavoro: correggiamoci tutto, borse sotto gli occhi, rughe, chiappe abbondanti, seni cadenti, seni prorompenti. facciamo il lifting anche al nostro bassotto a pelo ruvido per farlo diventare un bel labrador dal manto color miele come quello che ho visto in tivvù che va tanto di moda. insomma questo siamo noi: cerchiamo di rappresentare alla meno peggio quello che ci appare là fuori. seguiamo le mode e i personaggi, i cantanti e i politici. quello che mi chiedo ogni tanto con un po' di timore: se mai un giorno andrà di moda fassino, ma noi dovremo girar tutti con la faccia da morto?

Nino&Clara

Nino: a Clà, e poi dicevi che è 'na bufala!
Clara: ma chi, Ninè?
Nino: Berlusconi...quello dice che so' stati spesi pe' le opere pubbriche 93.000 miliardi der vecchio conio...
Clara: ammappate, quant'è ricco 'sto signor Conio!

Monday, March 22, 2004

Costantino Imperatore, angolo via Leonardo da Vinci.

ma quali vip della blogsfera. ma quali blogstar. ma quali bla bla e ancora bla sulle guerre, gli scontri, i morti, i feriti, le poesie, le belle di giorno e i club del sabato sera. io ho trovato la mia formula magica per campare, senza infamia e senza lode, all'interno di questo calderone che è internet.

parlare di cose intelligenti? non sono all’altezza.
parlare della pace? ho esposto la bandierina. che dici, basta?
umorismo? per carità: dovessi rimanere sotterrata viva sotto qualche risata. io soffro di claustrofia.
grandi temi e grandi disquisizioni filosofiche? mi si squaglia il cervello solo al pensiero.
racconti, poesie, paroloni, libri, prosa, teatro, musica? sono ignorante. se avrei studiato, forse.
satira politica? come si fa a sparare sulla croce rossa.

Io la mia ragione di esistenza in questa blogosfera ce l’ho. qualche giorno fa mi è bastato infatti scrivere una parola magica, e cioè costantino vitagliano, che mi son piovuti addosso accessi su accessi. il mio pallottoliere personale non ce la faceva a stare dietro a tutti coloro che speravano di trovare notizie su questo divo nelle mie parole; ho dovuto chiamare persino la commercialista per farle fare i conti che, tra l'altro, vedrai con tutte queste visite pagherò anche più tasse. ho chiamato amici e parenti e ho dato loro la grande notizia: franca, la vicina di casa, m’ha chesto anche se le faccio fare l’autografo di maria de filippi "a franca, un'ammiratrice". anche clara e nino son rimasti onorati di sapere il loro nome a fianco di quello di costantino. qui alla garbatella c'è un fermanto che non ti dico: hanno deciso di intitolare una strada però non ho capito se a lui o a me. così, poiché io sono una persona di altissima riconoscenza, ho deciso, seduta stante, che nominerò nel mio blog, almeno una volta al giorno se non due, questo nuovo re mida che è riuscito a portare fama e gloria nel mio piccolo habitat, tanto che Diego il fabbro oggi m'ha pagato pure il cappuccino. grazie costantino! la garbatella è con te. se dovessi passare di qui, dacci due colpetti di clacson. solo due, però, chè tre colpetti è il segnale di franco, er fettina, che lascia libero il posto macchina!

Saturday, March 20, 2004

Parliamoci da uomo a uomo.

è inutile che continuiate tutti a dire: è lui il più forte. un giro da capogiro, oggi, così potrà eguagliare le pole di senna (65). è inutile. vi siete costruiti il trattorino computerizzato su misura. il tedesco dalla mascella quadrata che non deve chiedere mai anche se non usa denim after shave. avete una macchina che non si sa perché ma va. ma rimane il fatto che schumacher non è il più forte. che non lo sarà mai. che non è il più grande di tutti i tempi. non lo paragonerei a fangio, non a hill, non a prost, non a lauda, e non mettetelo neanche a confronto con colui che non potrà mai diventare il più grande sulla carta ma lo rimane. domani avrebbe compiuto gli anni, ayrton senna da silva. talento. bravura. pazzia. estro. lo ricordo a montecarlo su una scalcagnata toleman hart. casco giallo. pioggia a secchiate e lui, veloce e pazzo, ne ha fatte vedere delle belle a prost. che gran duello. hanno sospeso la gara per pioggia. vinse prost. ma senna divenne il Mito. e io l’ho scoperto là. il mio amore più grande. l’ho seguito passo passo. fino al giorno della morte. campione sulla pista, nel cuore, nell’anima. negli occhi. tristi come solo la saudade brasiliana può farti sentire. un grande Campione. il Campione di tutti i tempi. ed è inutile che continuiate a dire tutti: è il più forte. schumacher è il più forte perchè non c'è nessuno da anni sulla piazza. messo a dormire rubinho, ritiratosi hakkinen, giovani tutti gli altri, rimaneva il solo. telecomandato a distanza in una formula uno che non è più cuore, quello vero. quello dei duelli all’ultima curva del grande gilles e del grande arnoux. i soprassi al cardiopalma di mansell. e la cosa per cui non so darmi pace è che tra quindici, vent’anni parleranno i numeri. e parleranno non le imprese, quelle vere, ma i numeri e i titoli vinti. ma chi avrà mamoria. chi sarà obiettivo. chi ama e sa veramente cos'è la formula uno, non potrà mai dimenticare il più Grande. come io non lo dimenticherò mai. più.

Thursday, March 18, 2004

Piccoli gesti

Ebbene si. son scaramantica e non me ne vergogno. non c’è giorno che non mi alzi dal letto e scenda col piede destro. non c’è giorno che non mi infili prima la scarpa sinistra e poi la destra. che accenda il caffè ma solo dopo aver aperto la serranda. sono tra quelli che non ridono mai il venerdi sera e se ridono lo fanno solo dopo la mezzanotte. quando vedo una suora, faccio le corna. anche quando vedo un carro funebre, pace all’anima sua. se al mattino mi va male qualcosa, rinuncio a fare anche il resto delle cose perché so che la giornata andrà male. se va bene qualcosa, spingo sull’acceleratore e tutto mi andrà bene. prima di un appuntamento importante metto sempre la stessa pashmina. non metto più quel maglione o quella camicia se la giornata mi è andata storta. se mi capita di passare in un luogo dove ho litigato, caccio il pensiero negativo e tocco ferro. sto attenta alla disposizione a tavola delle persone. se mi casca il sale, me ne butto un po’ dietro le spalle. se passeggio affiancata ad altre due persone cerco di non camminare in scala (cioè dal più alto al più basso). se rifaccio il letto, cerco di non farlo mai in tre. se mi posano un cappello sul letto, lo tolgo subito. non metto mai il pane capovolto in tavola. non spazzo di sera chè porta male. sto attenta al canto della civetta o del gufo perché preannuncia disgrazia. insomma son piccole precauzioni che non costano niente. mi chiedo però, come mai l’altro giorno che ho “acciaccato” quel gatto nero che passava da destra a sinistra, ho vinto 250 euro al bingo?

Psichiatric Help

Ogni tanto mi farebbe piacere fare una bella chiacchierata con uno strizzacervelli. sai mica è detto che, se uno si sente a posto con se stesso, non ne abbia bisogno. così, per fare due chiacchiere. con l'età che avanza le crisi prendono a tutti. magari ciò che credevamo infallibile, s'è reso vulnerabile e sapere da dove provengono gli errori non guasta. e poi m'immagino io seduta davanti a lui. lui sarebbe in imbarazzo. io no. credo mi darebbe anche del lei. parlare di se stessi non fa mai male. e soprattutto un soccorso non si nega mai. sfogarsi dei propri guai a volte ci aiuta. ad affrontare meglio la vita. a vedere le persone sotto nuovi aspetti. a guardare il lavoro, gli amici, i parenti, la persona con cui stiamo, con altri occhi e soprattutto da una diversa angolazione. che poi se andiamo a vedere bene la vita è sempre quella basta guardarla da un’ottica diversa e ti sembra più accettabile e più vivibile. sono quei piccoli trucchi che s’imparano vivendo: e l’arte dell’ingannare se stessi. insomma ogni tanto mi farebbe piacere fare qualche chiacchierata con uno strizzacervelli. l’unica mia perplessità è: ma a fine seduta, pago io, paga lui o facciamo alla romana?

Nino&Clara

Nino: a Clà, ciannamo alla manifestazione per il terorismo de’ oggi?
Clara: ah, io nun ce vado perché vado a quella pe’ la pace
Nino: ma perché nun se tratta sempre de’ morti…
Clara: e che c’entra! un conto so’ i morti pe’ la pace, un conto so’ quelli pe’ il terorismo!

Monday, March 15, 2004

Chiavi di svolta.

Se un tempo c'era il padre confessore, il professore, il genitore, il libro, l'enciclopedia (i Quindici), l'amico del cuore, il passaparola, lo psicologo e persino la posta del cuore di qualche giornaletto rosa, oggi c'è LUI: misterGoogle in persona a cui tu puoi fare le domande più disparate e da cui tu puoi ricevere ogni tipo di risposta attraverso il link di qualche sito. google non sporca, sta sempre a posto suo ma sopratutto non costa niente chè, di questi tempi, prova ad andare da uno strillacervelli qualsiasi! guardando le statistiche di alcuni siti mi sono fatta una cultura di quello che oggi si chiede a google e che non mi sarei mai aspettata di trovare, zozzerie a parte. qualche richiesta sinceramente l'ho trovata assurda. molte parole chiave infatti sono così personali e formulate in modo discorsivo che sembra che il postulante stia parlando con un amico o con:

l'assicuratore: sfigato viene tamponato 4 volte
il professore: riassunto "volevo i pantaloni"
lo psicologo: psicologia, uomo vigliacco con la donna
il pubblicitario: fastweb: vorrete dirlo a tutti
il metereologo di fiducia: quanti gradi fa oggi a roma?
lo sceneggiatore tv: si sono mai sposati renzo e lucia?
l'astrologo: chi ero nella vita passata?
il mago con la palla di vetro: quando ti posso vedere?
il podologo: vengono le vesciche con gli anfibi senza calze?
il voyeur: foto rubate di mia zia al bagno
il tecnico di pc: mi è finita la cartuccia alla stampante
il giornale scandalistico: ma la canalis è anoressica?
il messaggio dei baci perugina: belle parole da dire a un ragazzo
una minaccia: state molto attenti a far piangere una donna che poi dio conta le sue lacrime!
il dentista: ho messo l'apparecchio ai denti
la curiosità: voltaire amò una ballerina belga
l'esperto consiglia: la vostra circospezione vi fa onore. una conoscenza che data da un paio di settimane è sicuramente molto modesta
maria de filippi: ma costantino vitigliano ha 29 anni?
il dottore: perchè con le calze autoreggenti mi prudono le dita dei piedi?
lo psichiatra: in questo momento provo solo rabbia
il grande amatore: dopo il terzo no, devo ancora insistere?
il giardiniere: che albero sei?
il cestista: sono alto 1 metro e novanta
l'informatico: perchè non mi si apre il gioco
flavio briatore: come fare una festa di laurea

tutto vero e tutto trovato in rete. ma parola chiave più strana che ho trovato è: "devono 'mparà a far pace cor cervello per rintracciare una persona". di cui. boh.

Saturday, March 13, 2004

Il venditore di coltelli.

sai quando ti dicono: "no, io la tv non la vedo. preferisco leggere un buon libro", guardandoti con l'aria schifata di chi reputa la tv una scatola che sforna solo zozzerie. mi fanno pena. io il buon libro me lo leggo. ma alla tv non ci rinuncio per niente al mondo. uno dei programmi su cui mi fisso maggiormente è un programma che danno su una tv privata. reteA, mi sembra che sia. è un programma dove c'è uno che, vestito da cuoco, vende un set di coltelli. ci sto le ore a guardarlo. questo qui è un grande. io non credo che sia il fatto che la lama del coltello che vende sia affilata. credo che la bravura nel tagliare ciò che taglia è nelle sue mani. lui, ovviamente, afferma il contrario. voi dovete vedere con quanta rapidità e precisione affette e sminuzza, meglio del miglior minipimer, pomodori, sedano, cipolle, pane morbido, pesce, carne, e ogni ben diddio che gli passa sotto la lama. quel venditore lì vestito da cuoco è proprio bravo e ti affascina guardarlo lavorare. rimani quasi ipnotizzato come di fronte a un pendolo. ve lo consiglio una volta nella vita di guardare questo venditore qui. e poi, sinceramente, per 59 euro dove li trovate dei coltelli così?

L'angelo azzurro ma mica Marlene.

raffy questa è la copertina del disco. l'ho trovata. avevo questo 45 giri verso gli undici o dodici anni. e la ricordavo proprio così. l'autore è umberto balsamo. boh.mi sa che è sparito. sarà pure una canzonetta, ma come ho scritto già qui sotto: siamo o non siamo dei romanticoni?
Con la luce il tuo profilo
ha un colore indefinito
la tua immagine riflette
su un discorso che non smette
La chiarezza nei tuoi occhi
le parole affascinanti
che si dicono due amanti
ma davvero siamo noi?

Se sei tu l'angelo azzurro
questo azzurro non mi piace
la bellezza non mi dice
le parole che vorrei
quanti baci e tradimenti
lacrimoni e pentimenti
fan di te una donna sola
che da sola resterà

Con il sole e con la pioggia
ti bagnavi sempre tu
ero pronto ad asciugarti
ma non ce la faccio più

E per chiudere il discorso
voglio dirti amore mio
questo e' un arrivederci
e non e' certo un addio

Sarà facile incontrarsi
educato salutarsi
quell'azzurro di sicuro
non mi incanterà mai più

Il mio orgoglio e' ancora vivo
e non morirà con te
lascia stare quell'azzurro
che non e' adatto a te

Se sei tu l'angelo azzurro
questo azzurro non mi piace
la bellezza non mi dice
le parole che vorrei
quanti baci e tradimenti
lacrimoni e pentimenti
fan di te una donna sola
che da sola resterà

Thursday, March 11, 2004

Quel motivetto che fa.

Ero in fila dal panettiere. Franco sta sintonizzato con la radio ventiquattr’ore al giorno su una emittente di roma che fa esclusivamente musica trash anni settanta/ottanta. Tu sei in fila e ti senti catapultato ai tempi di quando portavi le timberland e i jeans del charro e lo zainetto dell’invicta in spalla e il piumino della moncler addosso. Il top, questa radio, penso che l’abbia raggiunto qualche giorno fa quando ha trasmesso viola valentino con “comprami” (comprami, io sono in vendita e non nascondere…). Sai quant’è che non sentivo quella canzone. Ancora ricordo che facevo le medie, suonavo un flauto rosso e ascoltavo una radiolina rigorosamente rubata da cui uscivano le note delle canzoni più belle tipo on my own di nikka costa, su di noi di pupo e c’è di elisabetta viviani. Insomma tu entri da Franco e in quei pochi o molti minuti che attendi ti ascolti il trash del trash degli anni passati. Il bello è che son canzoni che ascoltavi ai tempi delle medie e del liceo e che conosci e che forse sapevi anche a memoria e che quindi cominci ad accompagnare sottovoce ma non vorresti mai e poi mai perché già sai che quel motivetto ti accompagnerà per parte della giornata finchè non succederà qualcosa nel tuo cervello o finchè non ci sarà un altro motivetto che senti in giro pronto a sostituirlo. Dal panettiere c’era una ragazza che mi precedeva. E c’era la solita canzone trash che pompava note, sempre quelle, e parole, sempre le solite. Era l’alta marea di venditti. Prologo in musica e già capisco che è lei: è la canzone che mi risuonerà dentro per le prossime trenta ore. La canzone che cercherò di allontanare dalle mie sinapsi con tutte le forze ma che invece rimbomberà nel cervello a tutto spiano da qui all’eternità. La canzone che cercherò di scacciare con tutta me stessa e che invece è come Sono fuori del tu-nnennennel del divertimentooooo. La canzone che hai sempre detestato e che invece ti ritroverai a cantare con gioia dentro te stesso neanche stessi intonando l'Halleluiah di Haendel . Sta per finire il prologo e inziare la canzone, quando a bassa voce la ragazza che era in fila con me inizia a cantarla. Sono salva, penso. Sta cantando lei al posto mio. Allora dio c’è e secondo me neanche a lui piace venditti! Ma nel frattempo, insieme alle note della canzone, un’altra riflessione mi giunge alla mente: gli è che poi alla fin fine siamo un popolo di melodici e aveva ragione fantozzi quando diceva “italiano baffo nero, mandolino e dice cosa, fa altra”. Che ci piace cantare e non aspettiamo altro. Che basta un la di quel motivetto e siamo pronti a ripetercelo sotto la doccia o in macchina nel traffico. Che siamo dei bonaccioni che comprano le canzoni di apicella perché le scrive berlusconi e cantano a squarcia gola l’Italiano di toto cutugno con la lacrimuccia abortita. Che siamo dei provincialotti che la prima cosa che fanno andando all’estero è chiedere se conoscono “erose” ramazzotti o laura pausini. Che è inutile che con l’euro ci hanno voluto far assomigliare agli europei, rimaniamo sempre noi, quelli che la pacca sulla spalla si vantano dell’auto nuova, della casa fatta col mutuo e delle vacanze fatte con i prestiti, quelli che si fanno in quattro per viziare i figli chè tanto vige la teoria “meglio che non passi quello che ho passato io!”, quelli che si tengono la figliola in casa finchè non è andata in menopausa, quelli che portano la montblank nel taschino ma sbirciano il giornale altrui in metropolitana, quelli che salgono sull’aereo e si fanno ancora il segno della croce, quelli che al semaforo fanno a gara per mettersi davanti a tutti salvo poi andar piano una volta partiti, quelli che comprano il cellulare nuovo ma poi non spendono in telefonate, quelli che vai a cena con loro e lasciano le cose nel piatto ma poi a casa stringono la cinghia, quelli che son rimasti poveri nell’animo ma si fingono ricchi fuori per livellarsi al sistema, quelli che vanno in albergo dove è tutto pagato e mangiano il triplo proprio perché è tutto pagato; insomma, malgrado l’euro, berlusconi, toni renis e il suo festival, malgrado spirit su marte e le guerre nei golfi e fuori, malgrado bush padre e bush figlio e saddam e bil laden, malgrado la tv e tutti i mezzi di comunicazione, malgrado internet, rimaniamo sempre noi, quelli del dopoguerra, quelli che ancora intonano quel motivetto che fa “filù filù filà”.

Wednesday, March 10, 2004

Nino & Clara

Clara: signora marì, ha visto che pupa m'ha fatto er sito su internette...
Nino: che t'ha fatto pupa?
Clara: m'ha fatto er sito dove che dico le battute...
Nino: a Cla', a te te devono da fà 'n sito archeologico!

Tuesday, March 09, 2004

Una volta c'erano i porta a porta. Ma mica in tivvù.

Vi è mai capitato di immaginare chi si nasconde dietro a una callcentralinista? M'è capitato di andare in un ufficio di un' Azienda per saldare della vecchie fatture. Entro e la cosa che mi colpisce subito è che le ragazze sono tutte rinchiuse in scatole. Tipo gli uffici americani. Che tristezza, dico tra me e me. La seconda cosa che risalta è il gran vociare che c'è nella sala. Ognuna delle call centraliniste o addette al telemarketing ha il suo microfonino appeso all'orecchio e parla parla e ancora parla senza staccare mai gli occhi dal pannello grigio scuro che si ritrova davanti. Tutte, almeno credo, sono concentrate sul loro lavoro (non potrebbero fare altrimenti rinchiuse come sono dentro un "bugigattolo" di un metro per un metro!). Non leggono ma ripetono quelle cose che hanno mandato a memoria come vecchie litanie. Le centraliniste più brave riescono a intrattenere il cliente, che se ne sta speranzoso dall'altro capo del filo e non immagina, limandosi le unghie, passandosi lo smalto e anche togliendosi qualche pellicina alzata con le forbicine. Ho visto una che si toglieva le sopracciglie con le pinzette e intanto rispondeva e disloquiva di altissimi sistemi tipo il cambio di piattaforma e i suoi derivati. Le più sveglie intrattengono il mal capitato e intanto mandano messaggini tipo "mi penzi?" "TVB" "TVTTB""Ho fredd ma cè 1 post dov mi poss scaldar: nel tuo quor". Le altre hanno semplicemente lo sguardo vacuo, perso nel buio e nell'oscurità dei propri pensieri ("Chissà se ieri sera ho ballato bene sul cubo?"). Ha chiamato una di loro oggi. Ricevo almeno dalle tre alle quattro telefonate al mese di queste ex porta a porta. ma quella di oggi m'ha colpito in particolar modo. Sapete parlare col muro?
Il muro: Buongiorno potrei parlare con la signorina P.?
Io con aria sospetta: Sono io chi parla...
Il muro: Buongiorno, lei avrà sicuramente sentito parlare del WSInstitute...
Io (che ho già capito): No...ma non mi interessa...grazie.
Il muro: Il WSI opera nel settore delle lingue. Lei conosce l'inglese...
Io, pensando "ci fa o c'è?": No, non mi interessa...grazie.
Il muro, come se in realtà le avessi detto "è tutta la vita che attendevo di sentire la tua voce!": Noi del WSI operiamo nel settore dell lingue dalla bellezza di cinquant'anni...Se solo mi potesse dedicare cinque minuti del suo tempo...
Io che ancora dormo in piedi e non so che scusa inventare: Guardi, non vorrei essere scortese ma le ripeto che non mi interessa proprio...
Il muro (va avanti dritta avanti tutta!): Eppure per la sua attività pubblicitaria sapere una lingua come l'inglese...
Io un po' scocciata pensando "pare brutto se le butto giù il telefono?": Per la mia attività non serve l'inglese, casomai il romanaccio! (contenta per la battuta che le ho fatto, continuo)..Sa, siamo a roma.
Il muro (ride, forse, ma ha capito che sto cedendo): Bè, signorina, se solo ci potessimo incontrare magari domani e io le potessi illustrare il nostro programma...
Io (che ho capito che lei ha capito che sto cedendo): Non so domani. Sa, non so mai se sono in giro per preventivi o per lavoro. E poi, le ripeto che non mi interessa l'inglese.
Il muro che procede come un PanzerFaust: Si, è solo per farle vedere ciò di cui stiamo parlando (frase sibillina che sinceramente non ho capito)..
Io (che penso: la faccio venire e non mi faccio trovare!): Guardi, in caso, se dovesse capitare da queste parti chiami prima...
Il muro (pensa che ha vinto): Certo allora rimaniamo per domani...in che zona è?
Io, esausta e molto evasiva: Garbatella. Ha presente l'università?
Il muro impassibile: Domani alle diciotto e trenta, previa telefonata. Le va bene? Guardi le lascio anche il mio recapito: Dottoressa TaldeTali Tel. 06.54......
Io (che capisco solo dopo di aver sbagliato mossa): Allora lei è in zona San Paolo...
Il muro estasiata: Allora, lo vede che conosce il WSI!!!!
Io sviando il discorso: No, è che anche mia madre ha lo 06.54....
Il muro (fiutando l'affare): Uhm, è dov'è che abita sua madre???
Io tagliando corto: Allora a domani, buongiorno.

Le ragazze del telemarketing in ufficio sono dei cessi, scrive Hotel Messico. Aggiungo io: oltre che cessi, sono anche sorde!

Sunday, March 07, 2004

Riveduto e corretto

Stasera esco con due amiche mie, clara e franca. m’ha dato il permesso mio marito che di solito non vuole che esco la sera; dice che è pericoloso e che per strada sono tutti matti. ma stavolta m’ha detto, vai pure, è l’otto marzo, la festa delle donne. anzi oggi m’ha portato pure un bel ramo di mimosa che io lo faccio seccare e lo metto nel vaso insieme alla palma di pasqua. un po’ mi sento in colpa che lo lascio solo, ma poi alla fine (me l’ha detto pure clara) è giusto che ogni tanto me lo prendo pure io un momento di svago. mica posso solo pensare alle lavatrici, ai piatti, a cucinare, a rassettare, a fare la spesa, che mi ritrovo il giorno che ho solo quella mezz’ora per biutiful e quell’oretta di uomini e donne che non so mai se costantino molla alessandra. mio marito invece gli spazi suoi se li prende sempre e una volta al mese se non due, esce con i colleghi per qualche dopo-lavoro oppure se ne va a giocare tutti i pomeriggi alle macchinette del videopoker. che poi, è più le volte che perde! a me il gioco d’azzardo non mi piace, mi sa che è tutta una fregatura. io invece gioco solo al lotto. ma mica punto molto. quei venti/trenta euro il sabato sui numeri ritardatari. per esempio ora aspetto il sette che non esce tre anni. se vinco, mi compro il telefonino da franca che il figlio non lo usa più perché s’è preso quello con la telecamera. coi soldi del lotto mi sono comprata pure la plaistescion a 89 euro che quando mio marito non c’è e mia figlia sta a scuola e l’altro figlio con gli amici, la tiro fuori dall’armadio e gioco a quello delle bolle. Mio marito non vuole che butto i soldi così. Dice che non vuole regalare i soldi a Berlusconi. Io di politica non so niente: ma non capisco che c’entra la pleistescion co’ Berlusconi. Ma a lui non glielo dico che sennò s’arrabbia. Clara ha prenotato il ristorante per questa sera. Ha faticato molto perché sono tutti pieni. Andiamo in un ristorante qui vicino casa che conosce il nipote dove fanno anche il menù della Donna: due antipasti, tre primi (mi sa che però sono assaggini), due secondi (uno di mare e uno di carne) e la torta Mimosa. Il tutto per venticinque euro che me le ha già date mio marito. Ma io ho fatto anche la cresta sulla spesa e mi porto venti euro in più che se ci vogliamo fermare a un bar con franca e clara, non faccio la figura della poveraccia. Certo non devo fare tanto tardi chè domani c’è la riunione dei genitori all’istituto commerciale e mia figlia ci tiene che parlo con la maestra. Ma tanto già lo so che è brava. Che ci parlo a fare?
Ho già preparato la cena. Gli lascio la amatriciana che così è contento. E l’insalata con la fettina per mio figlio che s’è messo in testa che sta a dieta. Io ‘sti giovani non li capisco. E’ un po’ robusto, ma lui si vuole vedere come quel calciatore straniero con la testa a cresta che la moglie canta. Infatti s’è sbiondito i capelli e li porta tutti strani che il padre lo strilla sempre. Invece l’altra figlia s’è fatta il buco all’ombelicolo. Ma il padre non lo sa. Veramente mio marito non sa parecchie cose, come tutti i mariti d’altronde! Io sono preoccupata su cosa mettermi. Franca dice la gonna. E Clara i pantaloni di gabbardein con le penz. Io penso che metterò quel bel tagliere verde pisello che ho comprato per la comunione di mia nipote. Con le scarpe col tacco e il cappotto che oggi fa pure freddo. Co’ ‘ste stagioni non si sa più come vestirsi! A pranzo non ho mangiato niente così stasera non spreco. Solo un vitasnella di mio figlio che se se ne accorge mi rovina. Quello ci tiene alla dieta. Se devo dirla tutta, ho un po’ fame che a cucinare per loro per poco non svenivo. Speriamo che Franca arriva presto. Così siamo le prime al ristorante! Io spero di passare una bella serata. Dice che c’è pure uno con la pianola che fa tutte le canzoni. Speriamo anche Baglioni che è il mio preferito ed è il migliore al mondo, altro che maicol gecson o quei cantanti negri che piacciono a mia figlia!
Non sto più nella pelle. Sono le sette e sono già pronta. L’ultima volta che sono uscita con Clara e Franca era il 29 giugno che siamo andate qui sotto alla festa di san Paolo con i fuochi d’artificio e le bancarelle. Quella sera Franca s’è fatta fare anche le carte per vedere se il marito le mette le corna. La maga dice che vede una donna, ma è una collega. Franca dice che il marito lavora con tutti uomini. E allora la maga le ha detto che forse è una donna del passato. Boh, valle a capire le carte. Io non ci credo, però mi gioco sempre i numeri che sogno. Hai visto mai!
Meno male che quest’anno l’otto marzo è capitato di domenica che così mio marito neanche mi vede: lui la domenica è sacra. Speriamo che vince pure la Roma perchè così posso anche ritardare un po’, stasera!

Saturday, March 06, 2004

Nino & Clara

Nino: a Clà, dice che ha riaperto er creb der sabbeto sera...
Clara: ma che è 'na casa chiusa?
Nino: si, è er creb de' Pietro er petofilo...
Clara: e chi ce sta?
Nino: pure marì marione, la matre de' pupa...
Clara: e poi?
Nino: ir grande carceriere vestito con le mutanne de' seta rossa...
Clara: anvedi! e quanto se paga?
Nino: boh, io porto 'na bottija...hai visto mai!

Plin Plon

Il Club is open!

Thursday, March 04, 2004

Lo zen-zero e l’arte della manutenzione del blog

Tutti abbiamo un blog. Pure la barista qui all’angolo che lo aggiorna con le ultime offerte del caffè lavazza e su chi ha vinto la domenica se la roma o la lazio. Avere un blog così e così è un gioco da ragazzi, guardate il mio. Ma avere il BLOG con la B e pure le altre lettere maiuscole, è cosa eccezionale. Bisogna avere due spalle tante e rispettare certe regole per entrare a far parte della categoria. Solo rispettando il decalogo della vera Blogstar si diviene facilmente un blog leader, la sera si contano un sacco di accessi col pallottoliere del proprio figliolo e forse si finisce anche sulla gazzetta del proprio paese e non alla voce delinquenti (forse però essere citati come delinquenti sarebbe più onorevole).
Prima di tutto, anzi first of all che fa più “ammericano” come toni renis, il vero blogger lancia il post nella blogosfera come fosse uno dei dieci comandamenti impressi sulle tavole sacre. Finito ciò, si ritira nei suoi appartamenti regali e non dà più confidenza a nessuno: non risponde ai commenti, né ai complimenti, non alle e-mail, non alle critiche, non risponde neanche più al cellulare o alla porta di casa che fuori c’è la moglie carica di sporte della spesa che lo chiama per farsi dare una mano.
La vera blog star, poi, è quella che critica. Critica tutto, prima di tutto il governo (non sapete quanti accessi si “rimediano” criticando berlusconi). Critica il sistema, cercando poi il modo per entrare a farne parte; critica gli altri blogger, reputandoli inferiori e diaristi senza futuro; critica le “convenscion” e le riunioni organizzate (salvo poi parteciparvi una tantum, così solo “per vedere chi c’era”); critica pure quella povera donna della moglie colpevole di aver comprato la salsa Mutti e non la passata Cirio che così aiutiamo quei poveri investitori.
Ma la vera forza della Blogstar è quella di prendersi terribilmente sul serio, far credere a se stesso e agli altri che ciò che ha scritto è qualcosa di sublime, di irripetibile, di veramente “eccezziunale”. La vera Blogstar si sente superiore per intelletto e per casta a: giornalisti, autori, politici, oratori, cardinali e anche lavandaie. La vera blogstar si sente superiore persino alla moglie che tiene sotto il cuscino il suo diarietto hallokitty sul quale appunta tutti i suoi pensieri e le sue liriche più belle. La vera blogstar ha solo un obiettivo, che non è quello dello scrivere: ambisce, brama, sogna di vedere il suo nome a caratteri cubitali sulla copertina di un libro che sa, signora mia, una volta andavano di moda i diplomi, ma che vuole oggigiorno siamo tutti un po’ “artisti”.
Insomma tutto questo per dirvi che da più di un anno sogno di diventare una blogstar: ho comprato il chiodo con le borchie e l’orecchino con la croce; non ho risposto al citofono che l’ufficiale giudiziario s’è pure offeso; ho frequentato tutti i circoli più esclusivi compreso il circolo bocciofilo dietro il mio palazzo che con nino facciamo certe partite a bocce che non ti dico; ho partecipato a tutte le convenscion d’ italia compresa quella ad arzignano sulla “storia del formaggio di fossa”; ho letto tutto l’illegibile della blogosfera sapendo per filo e per segno vita morte e miracoli di tutti i veri vips della parola scritta compreso www.gennaroesposito.blogspot.com; ho scritto della mia vita, di quella di mia madre, di mio padre e pure di nino e di clara, di bukowski e di fossati, di berlusconi e di tremonti; ho raccontato anche di quella volta che entrando in una buca con lo scooter ho incontrato i tre pastorelli che m’hanno rivelato il terzo segreto di fatima. Cosa fare di più? Me lo dica lei, signora mia. Sa, qui i post al sole se ne vanno via come il pane sciapo!

Tuesday, March 02, 2004

Quel ragazzo di nome Fabiola

si dichiara un ragazzo. ma si chiama Fabiola sulla carta d'identità. uno sbaglio della natura dicono in molti. soffre di un problema psicologico dicono alcuni. è un problema di geni dicono altri. e intanto lui è un ragazzo che si chiama Fabiola. lo guardavo ieri sera. e cercavo di immaginarlo ragazza. i tratti dei lineamenti son femminili. ma il resto no. il taglio degli occhi. la dentatura. cercavo di toglierli, quasi come in un lavoro con photoshop, la barbetta che porta a mò di pizzetto. e di vederlo com'era. com'è nata, cioè Fabiola. fabio cerca di non farlo vedere. ma credo che la sua situazione non sia facile. rivoluzionare se stessi, prendersi tutto ciò che si è e rimestarlo per farne uscire altro, non dovrebbe essere una cosa facile. cambiare identità per essere ciò che si è veramente, se lo si è. è un ragazzo, ora. ma si chiama fabiola sulla carta. ha le movenze di un "pischello". e io cerco di immaginarlo donna. e non ci riesco. e allora mi chiedo, quanti sbagli riesce a fare la vita. sbagli a cui poi bisogna mettere le pezze. lui è un ragazzo, ormai. ma sulla carta è ancora Fabiola. e la sua vita non è niente facile. ha dovuto lottare. combattere per accettarsi e per essere accettato. ha dovuto trasformarsi in un fabio che si chiama ancora fabiola. non so che cosa possa succedere in certe persone. so che i condizionamenti sono grandissimi. trovare un lavoro per una donna che vive da uomo o il contrario non deve essere una passeggiata. so che fabio deve calcare più la mano sulla sua mascolinità per accettarsi e farsi accettare. è forte fabio. proprio forte. forte psicologicamente. e la sua forza la trova in ciò che sente di essere dentro, nell'affermazione di se stesso. ma non deve essere facile. combattere con i pregiudizi. con le malignità. con chi ti addita e chiude il discorso con le solite frasi fatte. lui si dichiara un ragazzo. ma, purtroppo, è ancora Fabiola. e vive le sue due esistenze. vive le sue due vite come noi viviamo semplicemente la nostra. cercando di affermarsi. veste da ragazzo. e ti fa tenerezza. si muove come un ragazzo. e ti fa pensare che forse un Creatore distratto abbia sbagliato con le x e le y facendone uscire fuori una grande incognita. fabio è fabio. almeno per me. altro non mi è dato di sapere. se non chiedermi il perchè. e pensare che quel nome femminile sulla carta altro non è stato che un errore di trascrizione.