E’ Natale: fai una buona azione.
C’era una volta l’uomo. E c’era pure l’anonimo. L’uomo, come sappiamo, ha un nome, un cognome, una via con una casa sopra, un telefono e pure un cellulare o due, una moglie, dei figli oppure è sigle o prete o bambino o alto e basso, largo e magro, intelligente e scemo, ha pregi e difetti, paure e insicurezze, pianeti e quadrature, insomma tutta una serie di cose che possono definire alla meno peggio un essere umano. L’anonimo? Egli è come il nulla, né bianco e né nero, né alto né basso, né maschio né femmina, né colto né rozzo né bello né brutto. Egli è vacuo. Non è niente, insomma. Ma esiste. Vivo e vegeto. Partecipe consapevole o inconsapevole. L’anonimo non ha una collocazione ben precisa. Gli storiografi lo collocano nella Terra dei Boh. Dov’è? Al confine dell’estremo sud tra la Strada del Certo e il Colle Sicuro. La Terra dei Boh non è una vera terra, direi una terra anonima né sabbia né cemento, né prati né boschi, né panchine né uccelli né aria né vento. La Terra dei Boh è una terra che non vedi sulle carte ma che esiste. E’ abitata dagli anonimi che sono figure…figure: boh! Hanno due occhi, due braccia, due gambe per camminare. Nessuno lo conferma, ma si sa. Si mormora che siano uguali a noi, lo dice pure Piero Angela. Ma niente è certo. Ogni tanto qualcuno fa outing ma sono ancora in pochi. Anche in quel caso l’anonimo non diventa un uomo a tutti gli effetti, casomai un pentito ma non uomo. Qualche anonimo è sardo, qualcuno beve un po’ troppo perchè è triste. Soffre per questa sua condizione di Non esistenza. E così vola di terra in terra, di posto in posto, di muro in muro, di telefono in telefono, di blog in blog e cerca, cerca di affermarsi senza però trovarne mai il coraggio. Allora che fa quel povero disgraziato? Cerca di lasciare tracce di sé, scrive sui muri, scrive parole sconnesse, fa telefonate mute, commenta a sproposito o a proposito, lascia tracce concrete della sua esistenza. Non ha nome o forse si. Gli storici non confermano. Non può firmarsi. A volte crede che non avere un nome sia anche un vantaggio: può scrivere male delle persone per esempio. Può lanciare epiteti. Può dire parolacce e tirare fuori il meglio/peggio di se senza essere scoperto. Ma anche in questo caso non si sente contento. Che soddisfazione dà litigare con qualcuno senza che l’altro sappia chi sei? E allora l’anonimo soffre. Lancia messaggi che lo aiutino ad affermarsi nella vita. Lancia appelli accorati. Vuole trovare una sua esistenza concreta come Maicol Jackson nell’Islamismo.
E io che sono sensibile a tutte le cause, quest’anno voglio sposare anche questa: aiuterò un anonimo. Lo coccolerò come un figliolo. Voglio seguire quello che dice Gesù: aiuta il prossimo tuo come te stesso. Guardiamo allora il caso umano. Apriamo questi benedetti occhi e cerchiamo di accorgerci che esistono anche loro. Si sta avvicinando il Santo Natale. E basta con ‘sti negretti del terzo mondo o i cani mollati sulle autostrade: salviamo 'sto bendetto anonimo e lui ci salverà!
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