Thursday, December 04, 2003

A quanti anni una parola va in pensione. C'è la legge?
Ma che cara, caro, ti voglio bene, tesoro, sei il mio ancoraggio, sei il mio tesoro, sei stupendo, sei stupenda, ciao bellissima, carissimo, amore, quanto sei dolce, quanto sei caro, sei sensibile, che bella voce, ma che belle parole, ma come ti muovi bene, quanto ti voglio bene, ti amo, che carino, che bello, sei proprio tenero, cucciolotta!
Mi fermo qui chè m'è passata pure la voglia del dolcetto post-pranzo per tanta grazia e bendiddio. Ma diciamoci le cose come stanno. Ma non trovi che in giro ci sia un abuso di parole che non pensiamo minimamente? Incontri un tizio: "Passano gli anni ma tu sei sempre uguale!" e magari sta pensando "Dichiara trent'anni ma ne dimostra il doppio!". Ti scrive Caio: "Ma che belle parole le tue!" e tra sè e e sè "Ma che ha voluto dire?". E quelli che ti salutano "Ciao bello!" e dentro "Ma anvedi che scorfano!". Cerchiamo di vestire e impacchettare la realtà con un uso smoderato di infiocchettature di tutti i generi e colori ma, diciamolo, questa vita fa schifo e più cerchiamo di trovare parole contrarie a quello che è, più lo schifo viene fuori. Come quelli che puliscono fin dove si vede e non si curano degli angoletti più nascosti. E' inutile prenderci in giro. Stiamo abusando di certe parole, poverine, che farebbero bene a starsene al calduccio e indisturbate in qualche devoto-oli o zingarelli che sia. Qui quasi nessuno ha la forza ma soprattutto la faccia di dire cio' che pensa. Ma cos'è? Finta democrazia, finta tolleranza, finta bontà. Ma dai! ti sembra che il mondo sia buono? Tollerante e democratico? E allora assumiamoci le nostre responsabilità. E basta con questo buonismo d'accatto. Parliamoci chiaro chè facciamo tutti più bella figura. Tirando fuori quello che pensiamo veramente, forse poi ci accorgeremmo che non lo pensiamo. o forse si. Ma almeno ci abbiamo provato. Tutti attacchiamo il governo, quel politico, quel presentatore. Ma dai. E' troppo facile. Sai una cosa. Secondo me, Del Noce ha fatto bene; pero' lo stanno bersagliando da tutte le parti. Perchè? Perchè non si doveva permettere. Perchè non è un bell'esempio. Perchè "e che fai vedere le botte in tv" (come se certi canali non trasmettessero violenza 24 ore su 24)? Sai quanti, più falsi e misurati, avrebbero reagito trovando la parola giusta, la frase giusta, sempre politicalmente corretta e sarebbero passati anche per santi? Ma dai non è una novità che c'è odio in quei posti. E i buonisti: ma no, ma che bella trasmissione ("te credo, l'hanno copiata!"), ma che bravo quel presentatore ("come minimo sarà drogato"), ma che bravo quell'altro ("si cià avuto un anno de' gloria, vedemo l'anno prossimo"), pero' che bella idea che hanno avuto ("quella l'hanno rubata agli olandesi"). Ma tirate fuori quello che avete veramente dentro, cioè le cose tra parentesi. E ditela la verità; quello che pensate veramente: io lo detesto perchè fa più ascolti di me o perchè è più giovane o perchè ha più successo o perchè lo odio e basta. tiratelo fuori quel livore che si vede e vi traspare da tutti i pori. Che poi, detto tra noi, litigare per l'audience è come qui dentro quando certe blogstar se ne vanno in giro con "du' spalle" tante perchè hanno una miriade di accessi. Vuoi sapere poi il colmo dei colmi? Quelli che usano parole fuori da certi canoni vengono additati al pubblico ludibrio: "Oh, pero' che scurrile!" "Oh, pero' non si doveva permettere". Passano dalla parte del torto perchè sono stati onesti e mostrano senza imbellettature il loro pensiero, incapaci nell'arte del dire e non dire. E allora cosa paga? La disonestà? Adoro Aldo Busi che mi dice: Io sono il solo, l'unico e non paragonatemi a Pasolini che si faceva il bidè nell'acquasantiera, a Bellezza che è un poetastro e a quell'altro che è una mezza calzetta. Mi dà fastidio chi vuol fare il buonista per eccellenza ed elogia tutti indistintamente, belli, brutti, scemi, cretini, giornalisti, amici, colleghi, mogli e buoi. Mandiamo in pensione certe parole che hanno fatto il tempo loro. E cominciamo a spolverare i vocabolari, a rispolverare certi termini e ad allegerirci le coscienze. Che forse un passo avanti lo facciamo, se non altro nella stima di noi stessi.

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