Monday, September 16, 2002

le tue parole feriscono. tagliano le gambe. uccidono. fanno ricadere nei baratri del non so. non voglio. non so chi sono. nè da dove vengo. nè tantomeno se mai vorrò andare. e dove soprattutto. mi sento sempre sul banco degli imputati. mettersi a nudo, mettere nella pubblica piazza i propri pensieri, le proprie sensazioni, le proprie paure o le proprie gioie è molto difficile. ancora di più lo sarà o già lo è se tutto quello che uno fa o dice viene giudicato con non so quale metro. mi sento a volte una persona che arranca a passi lentissimi. e più cerco di allungare il passo più qualcuno mi fa notare che sto arrancando a passi lenti. e che di sicuro potrei fare di più. e che potrei correre o saltare o volare. ma io non voglio nè saltare nè correre nè volare. e se la mia vita è solo quella di arrancare nei menandri di me stessa, ben venga anche l'arrancare. sono comunque passi miei. zoppicanti, ma comunque miei. mie sensazioni. emozioni. pensieri. dolori. gioie. atarassie. e chi più ne ha più ne metta. ma metta del mio!
te lo ripeto. le tue parole fanno male. molto. e forse la nostra strada sarà finalmente percorsa in pieno quando io accetterò (e in parte lo faccio) te e tu accetterai me. con i miei limiti ( e tanti) e le mie limitazioni. con i miei mutismi. con i miei occhi tristi. con le mie assenze. le mie presenze. la mia gioia di amarti. la mia piccola vita di fronte alla tua. forse quel giorno, solo quel giorno, volerò, correrò, salterò. e tu da sotto potrai dire: oooohhhh!

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