sto imparando l'arabo. sarà per la nostalgia del deserto, sarà per il cous cous di rauda, sarà perchè a pranzo da clara c'è sempre hussein, sarà quel che sarà ma mi sto cimentando in questa nuova lingua. la soddisfazione è salutare la mattina i cuochi egiziani e vederli esterrefatti. "tu sai l'arabo", esclamano sbigottiti con quegli occhioni così grandi che già mi sento un burka in testa e moglie di un marito con altre sette mogli a carico. a parte questo credo che sia importante imparare l'arabo. perchè. ci ho pensato a lungo. mi sarei potuta trovare sul volo contro le torri quell' undici settembre. e avrei potuto sfoderare con molta nochalance nel momento di massima allerta: "salam, ana aisa acuel!" (ciao, io ho fame!). forse sarebbe stata risolutiva, quella mia frase, per le sorti dell'aereo. anzi, sicuramente. o mi potrei trovare in futuro nel deserto lontana dalle oasi con la mia carovana di cammelli e dromedari assalita da predoni del tipo tuareg con gli occhi nero corvino e il turbante azzurro in capo e potrei esordire dicendo: "habibi, enta quais?" (tesoro, come stai?). insomma, dopo aver parlato in inglese con scioltezza e veri uel uid e marvellos cors of de augusten, posso ritenermi soddisfatta di questa nuova lingua che, tra l'altro, di questi tempi 'nse sa mai!
1 comment:
good start
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