Friday, April 16, 2004

Oggi i tossici vendevano il mio stereo alla cabina vicino al bar.

è da oggi che continuo a cantarmi dentro the shadows of your smile; sarà quella saudade che mi risuona dentro come una nenia senza fine, sarà per la pioggia che vien giù e non s’arresta e questa primavera che sembra più come l'inverno. mi sembra in questi giorni d’aver perso. d’aver perso quel mio buonumore che mi faceva svegliare la mattina contenta d’esser nata, felice d’affrontare un altro giorno bello o brutto ma, comunque, felice di esserci. oggi mi sento un tonfo dentro, un buco interiore dove infilare la mano e uscire dall’altra parte. mi guardo dall’alto e mi vedo pesante, pesanti le gambe, pesanti le braccia, pesante la testa e il cuore e il cervello. un grande pachiderma che cammina schiacciato dal peso di se stesso. devi reagire, mi dico. e per uscire da questo torpore penso a chi sta peggio, dicono sia una buona terapia. penso a mio padre che non sta bene. a quattrocchi che passano, per l’ennesima volta, la notizia della sua morte. a quel tabaccaio che uscendo dal suo negozio viene accoltellato per una rapina. a quella vecchina che si trascina per la strada senza sapere neanche il perché. a quel ragazzo che si droga per non affrontare la vita ma neanche se stesso. a quella signora bionda che si sente sola pur stando tra tanta gente. e anche all’altra con la chioma rossa che ride ma ha gli occhi tristi. penso a te che non ci sei più. e al tuo amico che si dà le colpe. penso a quel ragazzo che ieri in ospedale aveva tutte e due le braccia rotte. e alla famiglia di quel signore che se n’è andato senza dire una parola. e anche a quella donna che non rinuncia a niente per non pensare alla vita a cui ha rinunciato. penso a tutte le realtà che vedo ogni giorno, che scorgo da lontano o di cui sento solo parlare. mi sembra che per un attimo tutto quello che ho dentro sia una sciocchezza. mi sento sollevata, anche solo per un istante, un istante brevissimo ma che mi fa bene. poi però ripiombo dentro me stessa. e mi crogiolo nei miei piccoli e insignificanti guai. mi prendo per mano e faccio un altro pezzetto di strada con me. in fondo mi voglio bene, penso. e questo mi fa felice più del pensare al dolore degli altri. si mi voglio bene. e credo che ce la farò. e questa montagna da scalare che non riesco neanche a veder giù, la sto scalando con tutta me stessa. vedo laggiù all’orizzonte una luce. un porto o solo un faro. ma non importa. è una luce. è la luce che mi porto dentro e non è uno spiraglio di luce riflessa. oggi i tossici vendevano lo stereo che mi hanno rubato alla cabina vicino al bar. e io ho sorriso. è un oggetto come un altro, mi son detta dentro, dopo prima avergli augurato “possano servirti i soldi per l’ultima pera!”. ma poi ho sorriso. io ho la mia luce dentro. loro hanno dentro il vuoto. e alla fine ho capito che non devo pensare a chi sta peggio, anche se non bisogna mai sottovalutare il dolore degli altri. devo pensare alla mia luce che mi guida e non m’abbandona. alle mie piccole fortune. a quella luce che illumina i miei occhi malgrado dentro senta a volte il vuoto. parlavo di buddismo ieri con un ragazzo. e mi diceva che con il nam yo renge kio puoi raggiungere grandi risultati. ma lui parlava di cose tangibili: grandi lavori, grandi affari, soldi o partner. ho pensato. ho pensato che vorrei solo la serenità. vorrei raggiungere sì degli obiettivi ma interiori. vorrei stare bene con me e che la mia luce fosse perpetua e non perennemente in tilt come le insegne degli hotel. vorrei trovare un po’ di pace. vorrei non arrovellarmi più le meningi con i miei voli mentali in tuffi carpiati. vorrei stare bene con me stessa e diventare un sostegno. e non un fruscello che se ne sta in balia del vento. posso migliorarmi. dentro. è da oggi che continuo a cantilenarmi the shadows of your smile. sarà per la pioggia o per quella saudade che non m’abbandona mai. oggi va così.

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